Della mafia sappiamo tutto. Quasi. Ma non conosciamo ancora la storia de La Lupa e della Quarta Mafia così come la racconta Piernicola Silvis.

La Lupa di Piernicola Silvis, pubblicato per SEM, è un raconto che scuote le membra e gli animi, prende al ventre e non ti lascia dormire sonni tranquilli. Sotto le mentite spoglie di un romanzo, meglio, di un thriller ad alta tensione, Silvis ci porta in un mondo sconosciuto: quello delle cosche mafiose e della Quarta Mafia.

E il nostro consiglio di lettura di questa settimana, parte proprio da qui per analizzare al meglio il nuovo romanzo di Silvis, sequel del noto Formicae. Da questo romanzo, ci portiamo come eredità lo stile asciutto e preciso di Silvis. Ci portiamo un protagonista complesso e ben costruito come Renzo Bruni, che non perde mai la sua umanità e le sue fragilità.  E ci portiamo anche il vissuto di un autore che è testimone in prima persona di storie al limite.

Abbiamo incontrato l’autore lo scorso venerdì (da qui la diretta dell’evento), in compagnia del nostri facilitato, Armando Toscano di CORE-lab e abbiamo scavato nelle profondità di un romanzo che vale la pena leggere. Ecco perchè.

  1. Uno spaccato del nostro presente. Non c’è nulla, ne La Lupa, che sia frutto di pura e semplice immaginazione. Dalle ambientazioni, ad alcune situazioni, questo romanzo nasce sul campo e dalla testimonianza vissuta di un uomo, Piernicola Silvis, che ha trascorso la propria vita al servizio dello Stato, in prima linea nella lotta contro le mafie. Comportamenti, modus operandi, dinamiche: nulla viene lasciato al caso e questo dettaglio diventa fondamentale soprattutto perché parliamo di realtà “nascoste” di cui si conosce molto poco.
  2. Una trama senza esitazioni. Forse perchè nulla è lasciato al caso, forse perché anche alla casa editrice – SEM Libri – piacciono le cose fatte bene, quella de La Lupa è una trama che non ha sbavature. Scorre veloce, ma non troppo, verso al stretta finale e l’inevitabile confronto tra l’ispettore della SCO, Bruni e il suo acerrimo nemico, Diego Pastore, affiliato ora al clan di Sonia Di Gennaro, moglie di un boss della mafia garganica. Non ci sono esitazioni e anche i momenti lirici, dove le indagini trovano un momento di requie, dove per qualche istante l’occhio indugia sulla vita privata e le emozioni dei personaggi, sono perfettamente integrati nello scorrere degli eventi. Non c’è nulla fuori luogo o nulla che freni il ritmo narrativo. 
  3. I personaggi umani, troppo umani. Forse perchè le dinamiche mafiose sono a noi lontane, forse perchè ciò che Bruni vive ogni giorno sono storie estreme, al limite del dicibile, ma quando si legge La Lupa non si incontrano mai personaggi “sopra le righe”, estremi o sovra-costruiti, come spesso accade nei thriller di una certa portata. Quelli di Silvis sono personaggi reali, che potrebbero perfettamente esistere – e forse in parte esistono veramente – e camminare per le nostre strade. E forse, proprio per questa loro umanità, La Lupa non si limita ad essere una riflessione manichea sul concetto di bene e di male, ma piuttosto una indagine sul confine tra lecito ed illecito, che ognuno di noi affronta nella propria esistenza. E così facendo, Silvis ci instilla la domanda cruciale sull’origine del male e la capacità dell’uomo di generarlo. 
  4. Uno scrivere sapiente e asciutto. Come per la trama, per i personaggi e la struttura narrativa, anche lo stile risente di questo principio di realtà a cui Silvis fa appello. La scrittura è ricercata ma mai eccessivamente “erudita” o barocca. Così, La Lupa è un romanzo che si lascia leggere, e vivere, con facilità ma non con semplicità perchè racconta storie…troppo umane.