La nuova puntata di Incipit32 è con Quando anche le donne si misero a dipingere di Anna Banti, Abscondita.
Nuova puntata di Incipit32 con un nuovo libro scelto dalla nostra Libraia Barbara!
Questa volta sceglie un saggio che ci racconta una storia spesso dimenticata, ma anche una storia fatta di arte e tanta passione, quella per la pittura di artiste che hanno avuto il coraggio si “fare” la storia dell’arte come noi la conosciamo.
Stiamo parlando di “Quando anche le donne si misero a dipingere” di Anna Banti, edito da Abscondita.
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Un libro piccino, agile e ricco di informazioni su pittrici più o meno conosciute, se non decisamente sconosciute (misconosciute? Anche).
Anna Banti, con una capacità di sintesi invidiabile, ritrae brevissimi schizzi della vita e dell’opera di dodici artiste che vanno da Sofonisba Anguissola (1535 – 1625 ca.) a Edita Walterowna Zur-Muehlen (1886-1977). Di ognuna racconta stralci di vita e tecnica artistica facendo germogliare la voglia di approfondire e vedere coi propri occhi (quando possibile) le opere prodotte. Io sono andata a curiosare via internet quelle di Marie Laurencin, nata nel 1886 e spentasi nel 1956. Era stata soprannominata la DIVINA RIBELLE, COSI’ SAGGIA e, non a caso, amata da Apollinaire che apprezzava in modo quasi imbarazzante la sua opera.
Sicuramente lei aveva dovuto lottare per trovare una strada personale, schiacciata tra il fauvisme e il cubismo e dalle personalità non facili dei suoi amici Picasso e Braque. Bene perciò che fosse ribelle e speriamo che non sia stata così saggia come l’hanno descritta.
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«Non credo facile stabilire quando le donne si siano messe a dipingere: anche il caso, marginalissimo, di una monaca miniatrice è una pura ipotesi. Il Trecento fiorentino, se a qualcuno gli frullasse per il capo, la respingerebbe come suggestione diabolica. Magari carico di prole femminile, mai che un pittore pensasse a farsi macinare i colori da una figlioletta. Pensate: una Laudomia di Bicci, una Ginevra di Fredi? Vengono i brividi solo a pensarlo. E, per carità, nessun nome femminile fra i contemporanei di Pollaiolo, di Botticelli. L’avvento di Michelangelo cancellò del tutto la donna e altrettanto seguì coi suoi discepoli diretti o indiretti: basta pensare al Pontormo, al Rosso, caratteri lunatici, spauracchi delle pareti domestiche. […] Fu sulla metà del secolo sedicesimo che qualche cosa cambiò: certi padri cominciarono a vezzeggiare le loro bambinette, che, furbette, non tardarono a profittarne».