Milano nel mirino. Due omicidi e due enigmi. Una pista tracciata dai caratteri stampati dei quotidiani. Ecco l’ultimo romanzo di Roberto Pegorini, La doppia tela dl ragno.

Un romanzo intrigante, un noir puntuale: oggi leggiamo “La doppia tela del Ragno” di Roberto Pegorini.

Sto parlando dell’ultimo giallo, ma forse dovrei dire noir, scritto da Roberto Pegorini: “La doppia tela del ragno“. Un romanzo ambientato a Milano, che si permette qualche incursione nella bergamasca, sul lago d’Endine, dove Fabio Sandri, il nostro protagonista si rifugia appena può.

Quella ideata da Roberto Pegorini è un’indagine fatta di assenze: mancano nessi di causa, mancano moventi, mancano anche i presunti colpevoli, che non si trovano. Ci sono in gioco quattro cadaveri, apparentemente senza nulla in comune. C’è una minaccia che pesa sul capo del protagonista. Ci sono delle indagini che portano sulle piste dei Balcani. Ma, allo stesso tempo, in questa trama fatta di elementi che insieme faticano ad essere messi insieme, la stessa trama sembra essere proprio intessuta come la tela di ragno che, piano piano, ingabbia i protagonisti, portandoli ad inevitabili conseguenze.

Al centro di questa storia Fabio Sandri, giornalista reduce da un accoltellamento che ha messo alla prova non solo il suo fisico ma anche il suo stato mentale e le sue sicurezze. La sua presenza è, in realtà, definita dalla sua stessa assenza: non vuole coinvolgimenti, nonostante sia immerso nel caso sino al collo, e non vuole più saperne di cronaca nera, indagini e morti ammazzati. Protagonista riluttante, eroe che non ha le physique du rôle per essere chiamato tale, uomo che sa anche far soffrire chi ama e, in fondo, è troppo preso dal recuperare sé stesso per interessarsene.  A colmare l’assenza di Fabio, a creare in realtà la sua presenza, ci sono le voci di tutti i personaggi che gli vivono intorno e che, più di lui, sono in grado di delineare una Milano stanca, ossessiva e ossessionata, chiusa in sé stessa e nei propri cliché.

Possiamo dire che La Doppia tela del ragno sia il romanzo di un’indagine corale. Perché accanto a Fabio, involontario protagonista chiamato in causa da un omicidio, e da un brandello di quotidiano trovato nella mano della vittima, si muovono quelli del commissariato: Elena Miraglia, timida e determinata, osservatrice attenta; l’ispettore Greco, la coppia di colleghi Stefano e Laura. Ci sono anche i suoi affetti, prima tra tutti Marika. Sono le loro voci che tratteggiano il personaggio, e sono sempre loro che oggettivano un’indagine tanto assurda quanto complessa.

E anche se la trama può sembrare quella di un thriller classico, a dare una svolta decisa al romanzo è lo stile con cui è narrato. Immaginatevi, infatti, una storia descritta dalla quotidianità dei gesti, dalla normalità del vivere una grande città. Tra lo stirare i panni, il fare la spesa, l’andare dal meccanico: ogni personaggio parla più attraverso la propria microstoria che non attraverso le grandi azioni che portano avanti l’ordito del romanzo.