Un triplice delitto, un mistero irrisolto, un passato dimenticato che torna senza mezzi termini. Ecco La memoria del sangue di Rosaria Russo.

Stella ha una vita, tutto sommato, felice. Traduttrice di successo, vive da anni a Londra dove collabora con case editrici e autori di fama internazionale. Le sue origini, quelle di Portici, dove ancora vive sua sorella Eloise, sono un ricordo lontano, almeno sino a quando una proposta di lavoro molto interessante, non la riporta in Italia e proprio nella sua vecchia città natale.
Ma dal destino non si può sfuggire e quando vengono ritrovate, a Portici, i corpi senza vita di tre bambini, un passato che credeva non fare più parte della sua vita torna senza mezzi termini. Quello che pensava fossero solo coincidenze di rivelano, invece, essere un disegno ben orchestrato che affonda le sue radici in un passato così doloroso che Stella ha voluto dimenticare, ma che ora è costretta ad affrontare di petto.

Paure, paranoie, inseguimenti e l’ombra del male, sconosciuto, irrequieto e sottile.
Se stavate cercando uno di quei polizieschi che ci riscaldano con il sole del Mediterraneo, avete proprio sbagliato libro. La memoria del Sangue di Rosaria Russo è un libro senza mezzi termini, un thriller dall’anima inquieta e dolorosa, che neppure il caldo sole della bella Portici riesce a riscaldare.
Inquieti i suoi personaggi, a partire dalla giovane Stella. Si può dire che la vera indagine, intorno a cui si svolge tutto il romanzo, parta proprio da lei e dal suo passato. I pezzi che rimettiamo insieme, raccogliendo gli indizi che la Russo dissemina nel romanzo, sono quelli della sua vita e dei suoi misteri: così paurosi da meritare l’ultimo posto in fondo al cuore. Accanto a lei, le tracce della più giovane sorella Eloise e di sua figlia Fiona; quelle dei tre bambini trovati senza vita in una notte come tante; quelle lasciate dall’assurdo manoscritto che è stata chiamata a tradurre, così legato alla sua memoria; quelle dell’ex collega Terry, di Andrea e di tutte le ombre che attraversano le pagine, sospettate e sospettose. Nessuno si salva. Neppure i bambini.
Il sole di Napoli e del Mediterraneo non possono nulla in questo scenario teso e dalle tinte plumbee come un cielo che si prepara alla tempesta. Quello di Rosaria Russo non è un romanzo riposante. Piuttosto è uno di quei libri che ti lasciano con il fiato sospeso sin dalle prime battute della prima pagina. Non c’è salvezza nelle sue parole e non si lascia mai sfuggire quei piccoli indizi che, nel corso della storia, ci lasciano intravedere uno spiraglio di positività, una possibilità, un lieto fine. Tanto più che il mistero da risolvere e il suo movente sembrano venire da così lontano, da non lasciare alcuna traccia.
Eppure non immaginiamoci un romanzo dai toni crudi o violenti. La prosa della Russo è lineare e rilassata, non cerca l’effetto letterario a tutti i costi, né la sporcatura affettata. L’autrice sembra seguire le regole di un bon ton letterario che in altre circostanze potrebbero apparire come una mancanza di stile, come un eccesso di stile, ma che in questo caso sono l’unico porto sicuro per il lettore, il côté perfetto ad una trama ad alto grado di suspence come quella de La memoria del sangue.


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