Il colore di Milano, nell’ultimo romanzo di Alessandro Bastasi è molto più noir del noir vero e proprio. Oggi leggiamo Notturno Metropolitano e scopriamo perché.

L’ultimo romanzo di Alessandro Bastasi non è di certo da prendere sotto gamba. Notturno Metropolitano, edito dalla Fratelli Frilli, racconta una storia che ha il potere di scavare nel marcio che la vita quotidiana di una grande metropoli più nascondere tra le sue pieghe più profonde. Torna Daniele Ferrazza, torna la Milano nera che vive di notte e torna con la prosa impeccabile di Alessandro Bastasi.

La caserma Notari dell’Arma dei carabinieri, già nell’occhio del ciclone anni prima per la morte di un tossicodipendente avvenuta in circostanze poco chiare, oggi torna a essere al centro dell’attenzione per l’omicidio del brigadiere Giulio Tarantino e di sua moglie Barbara, genitori di un figlio morto da poco per overdose. Nel conflitto di competenza tra carabinieri e polizia per la delega all’indagine, la vince quest’ultima, e il commissario Daniele Ferrazza – pressato sia dal questore sia dalla Procura per la delicatezza della vicenda – si trova ad affrontare un caso molto complicato proprio in un momento di crisi personale, a causa della relazione non semplice con Laura Barbieri, l’anchor-woman di Telelibera. Ciò non gli impedisce di impegnarsi a tutto campo, destreggiandosi tra organi dello Stato reticenti e locali malfamati, corrieri della droga e ambigui personaggi, come l’ex carabiniere e ora investigatore privato Romano Montanari, o la vicina di casa dei Tarantino, moderna dark lady, Flavia Perantoni. In un susseguirsi di colpi di scena, superando di volta in volta inganni tecnologici e un gioco continuo di specchi e di rimandi, il commissario, coadiuvato dal fido ispettore Ceolin detto ‘Ndemo tosi e grazie anche all’aiuto di Laura, arriva a scoprire la più squallida delle verità. Che forse, però, è una verità “provvisoria”, perché, come dice uno dei personaggi, “la verità non esiste, esistono solo i punti di vista”. Romanzo nero, Notturno metropolitano è un ulteriore capitolo dell’impietoso racconto che Bastasi sta componendo con i suoi romanzi sullo stato di salute di una società, la nostra, nella quale, alternativamente, tutti noi recitiamo sia la parte delle vittime sia quella dei carnefici. E dove, come in questo caso, nulla è ciò che sembra. Letteralmente.

E il nostro consiglio di lettura di questo noir dalle tinte fosche parte proprio da qui: dal suo essere un romanzo notturno e metropolitano. Non ci dilunghiamo sulla bravura di Alessandro Bastasi, sulla sua capacità di comporre partiture perfette, sul suo stile pulito e chiaro, sulla capacità di far tornare ogni dettagli, come nelle migliori indagini, ad un unico bandolo, pagina dopo pagina. Non ci dilunghiamo neppure sulle capacità di dipingere – e costruire – i suoi personaggi in un misto di narrazione e flusso di coscienza.

Notturno Metropolitano parla la lingua della metropoli, declinata nel suo correre quotidiano, nel suo basso ventre che tutti ci racchiude e che con noncuranza accoglie tutti, buoni e cattivi, belli e brutti. Nel romanzo di Bastasi leggiamo una Milano che mostra il suo volto più oscuro e nero e che si contrappone all’idea che la maggior parte di noi ha del capoluogo lombardo.

Non una città cosmopolita, in cui tutto è voglia di fare, voglia di sperimentare, territorio fertile per l’innovazione, autostrada verso la contemporaneità. C’è una Milano che, invece, vive di notte e che, come in una palude, imbriglia gli animi, li strascina in fondo, fa saggiare loro il sapore vischioso del fango. E proprio questa Milano, così verosimile, così oscura, che padroneggia con le sue tinte noir su tutta la narrazione: le infonde anima e forza, rendendo Notturno Metropolitano uno di quei romanzi da leggere d’un fiato, immaginandosi di passeggiare di notte, in questa Milano dai contorni fumosi (e non per la nebbia).


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