La Ladra ha letto per voi “In Morte di Anita Garibaldi” di Andrea Santucci, Clown Bianco edizioni: recensione in arrivo!
“In Morte di Anita Garibaldi” di Andrea Santucci è un giallo storico pubblicato dalla casa editrice Clown Bianco. La Ladra lo ha letto per voi ed ecco la sua recensione.
“Nelle pieghe della storia si trovano molti punti oscuri.
Sono ombre che, spesso, la Storia, quella dei libri e delle lezioni accademiche, tralascia e nasconde.
Sono ombre che, in altro modo, potrebbero offuscare il “mito” che il narrare quei fatti ha creato intorno ai fatti stessi.
E se è ai posteri l’ardua sentenza, sono libri come questo che ti fanno nascere la curiosità di approfondire, di cercar tra gli apocrifi che la tradizione si dimentica, altre strade e altre interpretazioni.
Andrea Santucci prende i documenti del primo referto redatto in seguito al ritrovamento del corpo di Anita Garibaldi, malamente sepolto poco lontano dalla fattoria Ravaglia, alle Mandriole, nel ravennate. In questo documento, consegnato a Monsignore Bedini, e scritto dal Conte Locatelli, si accenna alla morte della donna per strangolamento. Niente malattia. Niente complicanze per la gravidanza al quinto mese. Solo strangolamento. E che fine ha fatto questo referto?
Da questa domanda, da questa curiosità nasce “In morte di Anita Garibaldi“, un giallo storico, un percorso a ritroso che ci porta in una Italia che sembra la nostra, ma che ancora non lo è. Un’Italia che si studia poco e si conosce ancora meno ma in cui mette radici la cultura stessa del nostro paese, tra uomini e donne di Chiesa, anarchici e ribelli, ma anche molta corruzione e molto fango, di quello spesso e torbido, che si usa per coprire i peggiori atti e pensieri.
In questo scenario si muove Giordano Venetacci, un giovane capitano della Gendarmeria Pontificia, con un passato rivoluzionario alle spalle, il prurito profondo contro la voluttà e ricchezze del clero, una vita privata non troppo serena. Quando Monsignore Bedini lo chiama per indagare sulla morte di Anita, il primo pensiero è quello di non accettare. Dopo tutto, l’interesse di Bedini è puramente egoistico. Di Anita e della verità a lui non interessa un gran che. Ma la carica che ricopre non gli permette di far davvero ciò che desidera. Così, insieme al suo secondo, Scaccia, si mette sulle tracce di un caso chiuso ben 5 anni prima.
Si riscoprono, così, i metodi di indagine di un tempo, i desideri di una generazione che aveva visto in Garibaldi una speranza e che poi si ritrova a dibattersi in una società fatta di poveri e ricchi, privilegiati e titoli nobiliari, cariche ricoperte solo per amicizia, persone di valore dimenticate e neglette perché scomode. Qualche affinità con la nostra contemporaneità? Forse, ma quando dico che in questa Italia troviamo la genesi del nostro presente storico, intendo proprio questo.
Santucci fa un ottimo lavoro narrativo. Scivola, forse, su alcune trovate stilistiche, in cui ci sembra che voglia specificare un po’ troppo di ciò che sta raccontando, colmando le lacune che invece piace al lettore completare, e qualche momento di stanchezza nel ritmo, ma come esordio letterario non possiamo affatto lamentarci.
Per me è da leggere se: avete voglia di un romanzo storico fatto bene, di un giallo investigativo ben costruito, di una narrazione ben orchestrata.
Parola di Ladra!“
Scopri il libro
Giordano Venettacci è un giovane capitano della gendarmeria pontificia nella Roma del 1854. Le sue capacità attirano l’attenzione di un ecclesiastico di alto rango, che chiede a Venettacci di svolgere un’indagine molto delicata. Cinque anni prima, nella campagna romagnola, era stato rinvenuto un cadavere illustre, quello di Anita Ribeiro da Silva, moglie di Giuseppe Garibaldi.
L’alto prelato rivela a Venettacci che nel corso dell’inchiesta ufficiale sono emerse alcune incongruenze che potrebbero far pensare che dietro la morte di Anita, avvenuta (in via ufficiale per malaria) nella notte del 4 agosto 1849, possa celarsi un omicidio e gli chiede di condurre una seconda indagine sulla vicenda.
Venettacci scopre ben presto che la morte di Anita Garibaldi non è nient’altro che un sottile velo dietro al quale si celano antichi segreti, intrighi e delitti dimenticati