LIBRERIA DEL GIALLO E DEL FANTASTICO
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Su Camus. Il mondo del condannato a morte

8,00
«avremmo torto a considerare l'evoluzione di camus come un'ascensione rettilinea che va dall'indifferenza alla rivolta, dall'accettazione ribelle alla santità. si tratta invece di una dialettica che è ricerca sofferta dell'equilibrio. quanta attenzione e fatica per mantenere questa sfumatura che separa il sacrificio dalla mistica, l'energia dalla violenza, la forza dalla crudeltà.» pagine scritte con il fuoco, quelle che seguono sono anche le ultime che rachel bespaloff abbia scritto prima di levare la mano su di sé. sono dedicate ad albert camus, la cui intera riflessione appare come un intensissimo corpo a corpo con la questione della mortalità, ovvero con la consegna della sorgività vitale della cosa umana al destino cieco e vuoto dell'assurdo. come in una fuga di specchi, l'autore francese e la pensatrice ucraina si rincorrono in una corsa tanto inebriante da provocare a volte le vertigini. le parole dell'uno divampano nell'interpretazione dell'altra.
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Su Camus. Il mondo del condannato a morte

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«avremmo torto a considerare l'evoluzione di camus come un'ascensione rettilinea che va dall'indifferenza alla rivolta, dall'accettazione ribelle alla santità. si tratta invece di una dialettica che è ricerca sofferta dell'equilibrio. quanta attenzione e fatica per mantenere questa sfumatura che separa il sacrificio dalla mistica, l'energia dalla violenza, la forza dalla crudeltà.» pagine scritte con il fuoco, quelle che seguono sono anche le ultime che rachel bespaloff abbia scritto prima di levare la mano su di sé. sono dedicate ad albert camus, la cui intera riflessione appare come un intensissimo corpo a corpo con la questione della mortalità, ovvero con la consegna della sorgività vitale della cosa umana al destino cieco e vuoto dell'assurdo. come in una fuga di specchi, l'autore francese e la pensatrice ucraina si rincorrono in una corsa tanto inebriante da provocare a volte le vertigini. le parole dell'uno divampano nell'interpretazione dell'altra.
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Sul Secondo sesso di Simone de Beauvoir

5,00
«Caro signor Cole, la ringrazio per la sua gentilezza nell'avermi mandato il Secondo sesso di Simone de Beauvoir e sono sinceramente dispiaciuta per il fatto che la mia risposta la metterà di cattivo umore. La verità è che il libro non mi è piaciuto, ma penso che avrà un considerevole successo.» Nella seconda metà degli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta lo scandalo de Le deuxième sexe aveva raggiunto una dimensione planetaria. Nel 1952 Hannah Arendt dovette temere il confronto con questo fiume in piena: non volle apparire troppo conservatrice contestando o - viceversa - troppo europea e liberale approvando. Scelse la formula di un rumoroso silenzio, ancora perfettamente udibile entro le righe lapidarie di questa scarna lettera dattiloscritta.
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Sul Secondo sesso di Simone de Beauvoir

5,00
«Caro signor Cole, la ringrazio per la sua gentilezza nell'avermi mandato il Secondo sesso di Simone de Beauvoir e sono sinceramente dispiaciuta per il fatto che la mia risposta la metterà di cattivo umore. La verità è che il libro non mi è piaciuto, ma penso che avrà un considerevole successo.» Nella seconda metà degli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta lo scandalo de Le deuxième sexe aveva raggiunto una dimensione planetaria. Nel 1952 Hannah Arendt dovette temere il confronto con questo fiume in piena: non volle apparire troppo conservatrice contestando o - viceversa - troppo europea e liberale approvando. Scelse la formula di un rumoroso silenzio, ancora perfettamente udibile entro le righe lapidarie di questa scarna lettera dattiloscritta.
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Esaurito
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Per Djamila Boupacha

5,00
«Quando dei dirigenti di un Paese accettano che si commettano crimini nel nome della Patria allora tutti i cittadini si ritrovano a far parte di una nazione criminale. Siamo disposti a consentire che questo capiti anche a noi? Il caso di Djamila Boupacha riguarda tutti i Francesi.» Simone de Beauvoir non era algerina, non conosceva Djamila Boupacha, era al culmine della fama, non era in crisi creativa e non aveva certo bisogno di farsi dei nemici in più: eppure si spese con tutta l'energia possibile, come se la pelle della giovane algerina fosse la sua. Per Simone de Beauvoir l'impegno del filosofo non è una opzione ma un fatto: l'etica non la fanno gli altri ma noi.
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Per Djamila Boupacha

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«Quando dei dirigenti di un Paese accettano che si commettano crimini nel nome della Patria allora tutti i cittadini si ritrovano a far parte di una nazione criminale. Siamo disposti a consentire che questo capiti anche a noi? Il caso di Djamila Boupacha riguarda tutti i Francesi.» Simone de Beauvoir non era algerina, non conosceva Djamila Boupacha, era al culmine della fama, non era in crisi creativa e non aveva certo bisogno di farsi dei nemici in più: eppure si spese con tutta l'energia possibile, come se la pelle della giovane algerina fosse la sua. Per Simone de Beauvoir l'impegno del filosofo non è una opzione ma un fatto: l'etica non la fanno gli altri ma noi.
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Diario della guerra di Spagna

6,00
"non amo la guerra ma ciò che mi ha sempre fatto più orrore è la posizione di coloro che si trovano nelle retrovie. quando ho capito che nonostante i miei sforzi non potevo impedirmi di partecipare moralmente a questo conflitto, augurandomi ogni giorno e a tutte le ore la vittoria degli uni e la disfatta degli altri, mi sono detta che parigi era per me la retrovia e sono salita su di un treno per barcellona con l'intenzione di arruolarmi. era l'inizio d'agosto del 1936."
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"non amo la guerra ma ciò che mi ha sempre fatto più orrore è la posizione di coloro che si trovano nelle retrovie. quando ho capito che nonostante i miei sforzi non potevo impedirmi di partecipare moralmente a questo conflitto, augurandomi ogni giorno e a tutte le ore la vittoria degli uni e la disfatta degli altri, mi sono detta che parigi era per me la retrovia e sono salita su di un treno per barcellona con l'intenzione di arruolarmi. era l'inizio d'agosto del 1936."
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Per la soppressione dei partiti politici

6,00
initial->Se la macchina del partito appare alla nostra pensatrice come una formidabile trappola per la libertà di pensiero, la consegna alla volontà dello Stato le appare invece un errore madornale. L'unica strada possibile è allora quella rappresentata dal gesto anarchico dell'uomo che pensa, che ha il coraggio di alzare la voce e dire no. Simone Weil, che nella vita amava l'incendio, dimostra che la via del pensiero è spesso traversa, ellittica, divergente. Ai più può sembrare indugio indebito o addirittura perdita di tempo, ma nel futuro immancabilmente ci si avvede di come portasse dritta al traguardo.Se la macchina del partito appare alla nostra pensatrice come una formidabile trappola per la libertà di pensiero, la consegna alla
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Per la soppressione dei partiti politici

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initial->Se la macchina del partito appare alla nostra pensatrice come una formidabile trappola per la libertà di pensiero, la consegna alla volontà dello Stato le appare invece un errore madornale. L'unica strada possibile è allora quella rappresentata dal gesto anarchico dell'uomo che pensa, che ha il coraggio di alzare la voce e dire no. Simone Weil, che nella vita amava l'incendio, dimostra che la via del pensiero è spesso traversa, ellittica, divergente. Ai più può sembrare indugio indebito o addirittura perdita di tempo, ma nel futuro immancabilmente ci si avvede di come portasse dritta al traguardo.Se la macchina del partito appare alla nostra pensatrice come una formidabile trappola per la libertà di pensiero, la consegna alla
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Libertà, obbedienza, rivoluzione

6,00
Uno degli enigmi più apparentemente impenetrabili della storia è quello rappresentato dall'obbedienza della massa ad un piccolo nume
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Libertà, obbedienza, rivoluzione

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Uno degli enigmi più apparentemente impenetrabili della storia è quello rappresentato dall'obbedienza della massa ad un piccolo nume
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Il caso Djamila Boupacha

8,00
«E allora usate tutti gli strumenti pratici per conferire efficacia al vostro rifiuto. Non c'è una terza via e spero che questo libro contribuisca a convincervi. La verità vi morde da ogni lato, non potete più continuare a balbettare: "Non lo sapevamo..."; ma, adesso che lo sapete, potrete fingere di ignorare o semplicemente limitarvi a qualche gemito inerte? Spero proprio di no.» Simone de Beauvoir non aveva interessi in Algeria, non conosceva personalmente la ragazza della quale stava prendendo le difese e poteva contare su un vasto pubblico. E invece, avvertita dall'avvocatessa Gisèle Halimi di quello che era successo a Djamila Boupacha, Simone de Beauvoir iniziò a far vorticare la penna sulla carta: in questo modo presero forma un articolo incendiario, che fulminò l'opinione pubblica sulla prima pagina di Le Monde il 3 giugno 1960, e un più sostanzioso e argomentato resoconto dell'intera questione che assunse più avanti lo spessore di un saggio.
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Il caso Djamila Boupacha

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«E allora usate tutti gli strumenti pratici per conferire efficacia al vostro rifiuto. Non c'è una terza via e spero che questo libro contribuisca a convincervi. La verità vi morde da ogni lato, non potete più continuare a balbettare: "Non lo sapevamo..."; ma, adesso che lo sapete, potrete fingere di ignorare o semplicemente limitarvi a qualche gemito inerte? Spero proprio di no.» Simone de Beauvoir non aveva interessi in Algeria, non conosceva personalmente la ragazza della quale stava prendendo le difese e poteva contare su un vasto pubblico. E invece, avvertita dall'avvocatessa Gisèle Halimi di quello che era successo a Djamila Boupacha, Simone de Beauvoir iniziò a far vorticare la penna sulla carta: in questo modo presero forma un articolo incendiario, che fulminò l'opinione pubblica sulla prima pagina di Le Monde il 3 giugno 1960, e un più sostanzioso e argomentato resoconto dell'intera questione che assunse più avanti lo spessore di un saggio.
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L’Iliade

11,00
Per quanto possa apparire incredibile, Rachel Bespaloff e Simone Weil non si sono mai incontrate. Per un raro gioco di prestigio del destino, ad un certo punto delle loro vite hanno guardato entrambe in uno stesso punto e quasi nello stesso momento, per provare a capire meglio lo spietato presente nel quale erano immerse. Sono nati in questo modo due testi gemelli che hanno illuminato il nostro tempo, splendidi per diversità e vulcanici per azzardo. L'Iliade, risorta dall'orizzonte asettico cui pareva irrimediabilmente consegnata, ha assunto così per le due pensatrici la centralità di una stella polare; entrambe hanno interrogato il poema omerico con uno sguardo talmente innovativo da apparire spiazzante, anomalo, divergente rispetto a qualunque paradigma interpretativo visto in precedenza.
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L’Iliade

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Per quanto possa apparire incredibile, Rachel Bespaloff e Simone Weil non si sono mai incontrate. Per un raro gioco di prestigio del destino, ad un certo punto delle loro vite hanno guardato entrambe in uno stesso punto e quasi nello stesso momento, per provare a capire meglio lo spietato presente nel quale erano immerse. Sono nati in questo modo due testi gemelli che hanno illuminato il nostro tempo, splendidi per diversità e vulcanici per azzardo. L'Iliade, risorta dall'orizzonte asettico cui pareva irrimediabilmente consegnata, ha assunto così per le due pensatrici la centralità di una stella polare; entrambe hanno interrogato il poema omerico con uno sguardo talmente innovativo da apparire spiazzante, anomalo, divergente rispetto a qualunque paradigma interpretativo visto in precedenza.
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Sulla guerra

6,00
«Il grande errore di quasi tutti gli studi sulla guerra è quello di considerare la guerra come un episodio di politica estera, mentre essa costituisce in primo luogo un fatto di politica interna, il più atroce di tutti. Qui non si tratta di considerazioni sentimentali, o di un rispetto superstizioso della vita umana; si tratta invece di una osservazione molto semplice, ovvero che il massacro è la forma più radicale dell'oppressione e che i soldati non sono semplicemente esposti al rischio di morire, ma sono inviati al massacro.»
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Sulla guerra

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«Il grande errore di quasi tutti gli studi sulla guerra è quello di considerare la guerra come un episodio di politica estera, mentre essa costituisce in primo luogo un fatto di politica interna, il più atroce di tutti. Qui non si tratta di considerazioni sentimentali, o di un rispetto superstizioso della vita umana; si tratta invece di una osservazione molto semplice, ovvero che il massacro è la forma più radicale dell'oppressione e che i soldati non sono semplicemente esposti al rischio di morire, ma sono inviati al massacro.»
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Kierkegaard

10,00
Kierkegaard non soltanto ha messo in crisi una multisecolare linea di condotta filosofica obiettivante e impersonalistica, ma ha anche realizzato l'esistenzialità della ricerca filosofica. Quest'ultima non è né un lusso contemplativo, né una sublime curiosità verso l'essere, bensì l'esercizio mediante cui la realtà umana si caratterizza come tale. Vi è identità tra esistenza in senso proprio e ricerca filosofica. E ciò è stato non solo asserito, ma, più profondamente, testimoniato da Kierkegaard con la sua stessa vita.
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Kierkegaard

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Kierkegaard non soltanto ha messo in crisi una multisecolare linea di condotta filosofica obiettivante e impersonalistica, ma ha anche realizzato l'esistenzialità della ricerca filosofica. Quest'ultima non è né un lusso contemplativo, né una sublime curiosità verso l'essere, bensì l'esercizio mediante cui la realtà umana si caratterizza come tale. Vi è identità tra esistenza in senso proprio e ricerca filosofica. E ciò è stato non solo asserito, ma, più profondamente, testimoniato da Kierkegaard con la sua stessa vita.
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Iliade. Il poema della forza

5,00
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Sull’Iliade

9,00
«La forza non conosce se stessa e non gioisce di sé se non nell'abuso entro il quale abusa di se stessa, nell'eccesso entro il quale si prodiga. Questo impeto sovrano, questa folgorazione omicida, ove il calcolo, l'opportunità e la potenza diventano una cosa sola nel tentativo di forzare la condizione umana - in una sola espressione la bellezza della forza - ebbene nessuno (salvo la Bibbia che la canta e la loda solo in Dio) ce la rende più chiaramente percepibile di Omero.»
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«La forza non conosce se stessa e non gioisce di sé se non nell'abuso entro il quale abusa di se stessa, nell'eccesso entro il quale si prodiga. Questo impeto sovrano, questa folgorazione omicida, ove il calcolo, l'opportunità e la potenza diventano una cosa sola nel tentativo di forzare la condizione umana - in una sola espressione la bellezza della forza - ebbene nessuno (salvo la Bibbia che la canta e la loda solo in Dio) ce la rende più chiaramente percepibile di Omero.»
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