Abbandonate ogni certezza o voi che entrate e leggetevi tutta d’un fiato Una notte di ordinaria follia di Alessio Filisdeo, Nativi Digitali Edizioni.
Dimenticatevi l’immagine romantica del Vampiro alla Rice. Dimenticatevi il bel tenebroso alla Twilight. Quello scritto e immaginato da Alessio Filisdeo in Una Notte di Ordinaria Follia è il concept 2.0 del vampiro moderno: cazzone, incasinato, annoiato dall’eternità, armato sino ai denti e immischiato negli affari loschi della mafia russa. Se fino a qui, va tutto bene, allora possiamo leggere insieme Una notte di ordinaria follia. Abbandonate ogni certezza o voi che entrate e buttiamoci tra le strade di questa Manhattan notturna.
Lei è una killer professionista, non ricorda nulla degli ultimi tre giorni e si ritrova nel bel mezzo di Central Park, ricoperta di sangue e…morta. Accanto a lei un ragazzino spocchioso e arrapato dall’accento russo, il Vampiro Nik, e un energumeno che non spiccica parola, il famiglio Dimitri, ma che solo a guardarlo incute timore. E’ questo l’inizio del libro di Alessio Filisdeo, Una notte di ordinaria follia. Come finisce? Non ve lo racconterò, ma posso dirvi che pagina dopo pagina, questo romanzo dai toni urban fantasy è una vera escalation di “pulpitudine”, tra sparatorie, inseguimenti, risse e accoltellamenti, battute a doppio senso e banchetti vampireschi. Un romanzo che scorre veloce come la sua trama, condensato tutto in una notte e ambientato tra le strade di una New York notturna e molto gotica. Filisdeo scrive diretto, come in una sceneggiatura filmica, alternando discorsi diretti, considerazioni personali, alla narrazione vera e propria. Così, anche lo stile sembra andare a braccetto con il fluire veloce, fast and furious, degli eventi, rincarando la dose dove possibile e amplificandone gli effetti sulla narrazione vera e propria.
Se vi è capitato di mettere naso in un film di Rodriguez o Tarantino, vi posso assicurare che questo libro nè è un vero condensato e la traduzione letteraria di quell’ambientazione “pulp” creata proprio da questi due maestri del genere. Ma non solo. Nella parole di Filisdeo traspare la conoscenza del genere e della letteratura più classica che, dalla Rice, ci porta sino ai più moderni libri della Meyer. Ma Filisdeo non si è fermato a questi modelli e ai soliti cliché di genere. Ha aperto la trama alla contemporaneità, abbandonando l’aura misteriosa, la forza ammaliatrice della bellezza eterna, la seduzione e la carnalità del sangue, la fragilità del non-morto. In Nik, vero protagonista della storia e giuda della giovane killer in questa nuova dimensione di “vita”, c’è solo un lontano ricordo dell’inquietudine e del sublime associati da sempre alla figura del vampiro. Non c’è perdizione o maledizione tra le righe di questo romanzo, ma ogni pagina odora di sesso e sangue, e di maledetto c’è solo il brutto carattere impulsivo e cazzuto di Nik, che si muove in questo mondo parallelo notturno come un elefante in una cristalleria. Faro perfetto per ogni tipo di casino e di guaio. Così, anche se la storia è raccontata dalla giovane killer, Tessa, e gira intorno al tentativo di ricostruire i tre giorni di buco nella sua memoria, il vero protagonista è Nik, un vampiro appena uscito dall’età adolescenziale ma che potrebbe essere il padre anagrafico di Tessa. Nik è tutto quello che un adolescente arrapato ed impulsivo può essere, portato all’ennesima potenza dal suo essere “vampiro”.
Attorno alla figura incasinata di questo vampiro 2.0, un ragazzino che si fa i selfie con chi ha appena ucciso e li posta su Twitter a caccia di consensi, si dipana una vera e propria indagine noir, anche questa costruita come nella migliore tradizione del genere, tra night club, discoteche covo e copertura del “regno” dei vampiri, ricettatori di ogni tipo di armi, lusso, campagne e bollicine.
E tutto il romanzo su muove intorno ad una domanda: chi vuole vedere morto Nik? Chi ha assoldato una killer professionista per toglierlo dalla circolazione?
Se volete saperlo, salite con me sulla sua limo (o quella di turno che non sia stata distrutta in qualche scontro) e correte al suo fianco verso l’alba, così come si corre incontro alla morte. Ma occhio a Dimitri: fa stramaledettamente paura, non proferisce parola, ma dice molte più cose di quanto voi possiate immaginare.
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