• Settembre 30, 2025 2:24 pm

Dal silenzio alla luce: l’inchiostro per l’identità LGBTQ+ che ha cambiato la storia.

DiIl Calamaio Elettronico

Set 30, 2025
Il filo invisibile: letteratura, identità LGBTQ+ e cambiamenti dal Novecento a oggi.

Il filo invisibile: letteratura, identità LGBTQ+ e cambiamenti dal Novecento a oggi.

di Salvatore Sconzo – ilcalamaioelettronico.it

La letteratura ha sempre custodito, nei suoi silenzi e nelle sue fratture, ciò che la società non era pronta ad accogliere. Dai primi del Novecento fino ad oggi, i testi che hanno osato raccontare l’amore, il desiderio e la scoperta di sé al di fuori delle norme hanno vissuto un destino spesso difficile: censura, oblio, boicottaggio e ritardo nella pubblicazione e in taluni casi anche la morte dell’autore. Ma dentro quelle pagine, tra le righe velate o dichiarate, è rimasta viva la voce di chi non ha smesso di cercare la propria verità.

Le radici e il coraggio del silenzio

Oscar Wilde, già alla fine dell’Ottocento, aveva pagato con la prigione la sua libertà di vivere e scrivere. Ma è nel Novecento che il racconto dell’identità queer comincia ad emergere tra i margini: Umberto Saba con il romanzo Ernesto, rimasto inedito fino al 1975, offre un ritratto delicato e sincero dell’adolescenza, della scoperta del desiderio e del contrasto con le aspettative sociali. Un testo che mostra quanto spesso la verità interiore non trovasse spazio nell’epoca in cui veniva concepita.

Allo stesso tempo, autrici come Violette Leduc hanno combattuto contro una doppia barriera: quella del genere e quella del tema. Il suo Thérèse e Isabelle, racconto di un amore tra adolescenti, fu mutilato e censurato, ridotto al silenzio da un mondo che non voleva leggere la sincerità dei corpi e dei sentimenti femminili.

Identità che cercano spazio

Patricia Highsmith, con il suo romanzo Carol (originariamente The Price of Salt), dovette pubblicare sotto pseudonimo: una storia d’amore lesbica che si discostava dalla norma del tempo, offrendo ai lettori e alle lettrici un finale non tragico, quasi rivoluzionario. Lì, la letteratura non solo rappresentava, ma creava possibilità: raccontava che l’amore poteva esistere al di là del dolore e della vergogna.

Dalle ferite alla voce piena

Con il nuovo millennio, la scrittura queer ha trovato più spazio, diventando protagonista. Douglas Stuart, con Il giovane Mungo e Storia di Shuggie Bain, affonda nella Glasgow degli anni ’80 e mette in scena un’adolescenza segnata dall’abbandono, dalla povertà e da un amore filiale devastante, mentre l’identità sessuale del protagonista cresce fragile e luminosa in mezzo al degrado, all’alcolismo alla depravazione e alla violenza.

TJ Klune, invece, porta il tema dentro la dimensione del romanzo popolare e corale: i suoi personaggi sono inclusivi, teneri e complessi, capaci di parlare a un pubblico vasto con ironia e poesia, mostrando che la narrativa LGBTQ+ può essere universale senza rinunciare alla specificità delle sue voci.

Il simbolo della metamorfosi

Francesca De Tores, con Saltblood (2023), si innesta in questo percorso con una scrittura che incarna il simbolo della trasformazione. Il romanzo racconta la vita del pirata transmaschile John Ward, ponendo il corpo e l’identità come terre mobili, mai definitivamente conquistate. Qui la letteratura diventa metafora: il mare come spazio di libertà e di pericolo, il viaggio come riscrittura di sé. Saltblood ci ricorda che la narrativa queer non è solo testimonianza, ma mito contemporaneo: la possibilità di ricreare un linguaggio per chi è stato cancellato dalla Storia.

Temi che restano, forme che cambiano

Adolescenza, abbandono, società: tre fili che attraversano un secolo di scrittura. Nel Novecento i personaggi erano spesso figure isolate, narrati con pudore o con simbolismi che mascheravano l’esplicito come ad esempio i matrimoni di facciata (L’alba della nostra libertà di Barbara Cagni). Oggi, invece, i protagonisti LGBTQ+ possono occupare la scena centrale, parlare in prima persona, esprimere desiderio e amore senza doverlo giustificare.

Questa letteratura porta nella società moderna un doppio segno simbolico:

Memoria: custodisce le ferite della censura e del silenzio, ricordandoci quanta strada è stata percorsa.

Visione: costruisce nuovi archetipi di libertà, fluidità e appartenenza, spostando lo sguardo da “ciò che manca” a “ciò che può essere”.

Sei libri, un secolo di voci

1. Umberto Saba – Ernesto (scritto negli anni ’50, pubblicato postumo nel 1975)

2. Violette Leduc – Thérèse e Isabelle (pubblicato integralmente solo nel 2000)

3. Patricia Highsmith – Carol (The Price of Salt) (1952)

4. Douglas Stuart – Il giovane Mungo (2024)

5. TJ Klune – La casa sul mare celeste (The House in the Cerulean Sea) (2020)

6. Francesca De Tores – Saltblood (2023)

Cronologia delle voci spezzate e ritrovate

La poesia, più di altri linguaggi, ha sempre osato dire l’indicibile. E proprio per questo molti poeti e poetesse hanno conosciuto non solo l’inchiostro, ma anche la censura, la prigione, l’esilio e persino la morte.

1895 – Oscar Wilde

La condanna per “gross indecency” – grave indecenza – lo porta in prigione. In quelle mura nasce De Profundis, una lettera lunga come un lamento biblico. La poesia diventa confessione, memoria del dolore e scintilla di bellezza in catene.

1936 – Federico García Lorca

In piena Guerra Civile spagnola, Lorca viene fucilato dai franchisti. La sua omosessualità e la sua voce libera ne fecero un bersaglio. Le sue Romancero gitano e Poeta en Nueva York diventano così testamenti d’amore e resistenza.

1933 – Constantine P. Cavafy

Muore ad Alessandria, dopo una vita passata ai margini. Non subì processi, ma l’ostracismo del silenzio: la Grecia ufficiale non era pronta a leggere i suoi versi intrisi di desiderio maschile. Postumo, la sua voce diventa faro del Mediterraneo queer.

1909 – René Vivien

Poetessa che scrisse in francese l’amore tra donne con disarmante sincerità. La società la bollò come “scandalosa”. Morì giovane, consumata dall’alcol e dall’isolamento: un canto spezzato, che oggi torna ad essere riconosciuto come pionieristico.

1939 – W. H. Auden

Lascia l’Inghilterra, rifugiandosi negli Stati Uniti. Non un esilio imposto ma scelto, per sfuggire a un Paese che lo avrebbe sempre guardato con sospetto. Nei suoi versi, il desiderio maschile si intreccia con la grande poesia civile del Novecento.

1970–1980 – Reinaldo Arenas

A Cuba, il regime lo perseguita per la sua scrittura e per la sua omosessualità. Viene imprigionato, privato dei suoi manoscritti, costretto al silenzio. Nell’esilio newyorkese troverà la libertà di pubblicare, ma non la pace: la sua poesia è ferita e grido, resistenza e disperazione.

Simboli di un secolo

Queste vite raccontano come la poesia di genere e non solo quella molto spesso sia stata percepita come minaccia, proprio perché capace di dare parola a ciò che la società voleva cancellare.

• Il carcere di Wilde diventa simbolo del corpo imprigionato ma anche dell’anima viva.

• La morte di Lorca è la voce soffocata dalla politica e dall’odio.

• Il silenzio attorno a Cavafy rappresenta la censura invisibile, quella che non brucia libri ma li lascia nell’ombra.

• Vivien e Arenas testimoniano il prezzo dell’amore controcorrente: la solitudine e l’esilio.

• Auden ricorda che a volte l’unica via di libertà è il viaggio, la fuga verso un altrove più tollerante.

Ogni poeta che il potere ha cercato di zittire ha lasciato invece un’eco più forte: leggere oggi i loro versi significa non solo ascoltare la bellezza, ma riconoscere la resistenza di chi ha scritto col cuore mentre il mondo gli voltava le spalle.

Ogni libro, in tempi e modi diversi, ha aperto una finestra su un mondo che chiedeva di essere visto. Leggere queste pagine… entrare in queste vite significa non solo scoprire storie di amore e identità, ma anche riconoscere la lunga strada percorsa dalla letteratura e dalla società verso l’inclusione e la libertà che la vita per sua natura ci concede gratuitamente.

Perché leggere queste opere è come attraversare uno specchio: ci restituiscono la nostra immagine più autentica e ci insegnano che la libertà è sempre un atto di immaginazione condivisa.

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Recensisco le mie letture e realizzo podcast, interviste e contenuti letterari per il web. Mi trovi su https://www.ilcalamaioelettronico.it/

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