• Ottobre 28, 2025 1:40 pm

Le fragilità che raccontano il femminile: da Marnie a oggi

DiIl Calamaio Elettronico

Ott 28, 2025

Il Calamaio elettronico torna al Covo per un editoriale molto speciale e ci racconta le fragilità che raccontano il femminile.

Vi è una linea sottile, intessuta di fragilità e desiderio, che  attraversa molta letteratura del Novecento fino ad arrivare  alle narrazioni contemporanee. Una linea che ha come  centro la donna, non più figura idealizzata o soltanto musa,  ma corpo e voce capace di incarnare paure, contraddizioni,  aspirazioni e cadute. 
Pensiamo a Marnie di Winston Graham: la protagonista è  una donna che ruba identità e denaro per sfuggire a un  trauma mai guarito. Fragile, sfuggente, spezzata: Hitchcock  la tradusse sullo schermo, trasformandola in una delle sue  eroine tormentate, insieme a Madeleine di Vertigo o a  Marion Crane di Psycho. Donne ferite che diventano icone  di un immaginario collettivo dove la vulnerabilità si  mescola al fascino e alla paura. 
Allo stesso modo, Cesare Pavese in Tra donne sole ci lascia  il ritratto di Clelia, donna che rientra a Torino e si ritrova a  osservare, quasi con distacco, un gruppo di signore borghesi  intrappolate in una vita di vuoti rituali e solitudini  mascherate. La fragilità qui non è spettacolare come in  Marnie, ma più sottile: una ragnatela di incomunicabilità e  di stanchezza esistenziale. 

La narrativa contemporanea non abbandona questo filo. La  stagione delle anime fragili di Francesca Tofanari racconta  un femminile fatto di lotta e precarietà emotiva, mentre L’età fragile di Donatella di Pietrantonio mette al centro una donna  che cerca di dare un nome alla propria vulnerabilità,  intrecciandola con quella collettiva di un’epoca che non  offre più certezze. 

La fragilità come specchio della società 

Che cosa ci dicono queste storie se non che la fragilità è, in  realtà, una forma di resistenza? Nelle pieghe di queste  protagoniste si riflette la società moderna: un mondo che  spesso pretende dalle donne forza e controllo, ma al  contempo le schiaccia dentro ruoli contraddittori.  L’insicurezza, il senso di inadeguatezza, la ribellione –  spesso silenziosa: tutto questo diventa linguaggio  letterario, e psicologia.  Gli psicoanalisti hanno più volte osservato come la  letteratura abbia anticipato le domande interiori delle  donne: il rapporto con il desiderio, con la maternità, con il  potere e con l’autonomia. Le protagoniste fragili non sono  figure deboli, ma personaggi in cui la crepa diventa  possibilità di sguardo: da lì filtra la verità di un’epoca. 

Alda Merini: la poesia come fragile tempio 

Non possiamo dimenticare la voce poetica che forse più di  ogni altra ha incarnato la fragilità come rivelazione: Alda  Merini. La sua poesia ha dato forma a una fragilità esistenziale e femminile che non teme di mostrarsi nuda,  ferita, persino scandalosa. In lei la fragilità diventa materia  di canto, di coraggio e di fede nel mistero dell’amore e del  dolore. La Merini, internata più volte in manicomio, ha trasformato  la propria esperienza in parola poetica. Nei suoi versi la  donna non è mai solo vittima, ma creatura capace di  custodire nella ferita la scintilla della rinascita. La poesia  diventa specchio e arma: fragile e potente al tempo stesso. La fragilità femminile in Merini è quindi un tempio di luce  crepata: da lì, come da un vetro scheggiato, entra il bagliore  dell’assoluto.  

Michela Murgia – La forza fragile delle parole  

Michela Murgia ha dato voce a un universo femminile che  spesso la storia ha preferito sussurrare invece di ascoltare.  Le sue donne sono creature forti e vulnerabili allo stesso  tempo: madri, figlie, sorelle, compagne di un mondo che  ancora le misura con regole antiche. Nei suoi romanzi, la fragilità non è debolezza ma una forma  di verità: il punto da cui si ricomincia a esistere. 
Con la sua scrittura, lucida e appassionata, Murgia ha  trasformato l’impegno civile in gesto narrativo. Ha fatto delle parole un atto politico, uno strumento di resistenza  contro le strutture che riducono, etichettano, definiscono.  La sua voce ha difeso la complessità delle donne  contemporanee, mostrando come dietro ogni ferita ci sia  una forma di consapevolezza, e dietro ogni silenzio, la  possibilità di una rivoluzione. 
Autrice di opere come Accabadora, Chirù e Stai zitta,  Murgia ha usato la letteratura come specchio di una realtà  femminile viva e controversa, attraversata da contraddizioni  e desideri. 

Le sue storie non chiedono compassione, ma comprensione.  Ci ricordano che la forza delle donne — e delle parole —  sta proprio lì, dove il mondo si rompe e da quella crepa  filtra finalmente la luce. 

Hitchcock e le sue donne 

Hitchcock aveva intuito questa ambivalenza: le sue donne,  spesso bionde, eleganti, controllate, nascondono sempre un  abisso. Non sono semplici vittime, ma nemmeno eroine:  sono enigmi. Marnie, Vertigo, Rebecca, Gli uccelli: ogni  film è un ritratto dell’insicurezza femminile che diventa  spettacolo, ossessione e specchio della paura maschile  verso l’enigmatico potere delle donne. 

Novecento e oggi: un confronto

La letteratura del Novecento ha aperto il varco: da Virginia Woolf con Mrs Dalloway e Una stanza tutta per sé a Natalia  Ginzburg con la sua scrittura asciutta e quotidiana, la donna non è più figura marginale ma coscienza centrale. Oggi le  scrittrici (e alcuni scrittori) si spingono oltre, mostrando la  complessità della donna contemporanea: non più soltanto “fragile”, ma in lotta, in analisi, in contraddizione. La  fragilità, lungi dall’essere una mancanza, diventa un campo  di forza, un prisma. 

Piccola mappa delle letture 

Ecco una breve “costellazione” di libri che, secondo me  raccontano l’evoluzione del femminile e delle sue fragilità,  dalle prime voci del Novecento fino a oggi: 

Virginia Woolf Una stanza tutta per sé (1929): la  rivendicazione dello spazio interiore ed esteriore per la  scrittura femminile. 

Natalia Ginzburg Lessico famigliare (1963): la  fragilità domestica che diventa ritratto collettivo. 

Winston GrahamMarnie (1961): una donna segnata  dal trauma, sospesa tra colpa e fuga. 

Cesare PaveseTra donne sole (1949): solitudine e  incomunicabilità nella Torino del dopoguerra. 

Alda Merini La pazza della porta accanto (1995):  fragilità e follia come rivelazione poetica.

Elena FerranteL’amica geniale (2011): il racconto di  due donne che crescono nel confronto tra dipendenza e  emancipazione. 

• Donatella di Pietrantonio – L’età fragile (2023): l’ansia e la  vulnerabilità dell’oggi come condizione generazionale. 

Francesca Tofanari La stagione delle anime fragili (2022): vite femminili attraversate da precarietà  emotiva e sociale. 

Inchiostro conclusivo 

La fragilità femminile, che a lungo è stata considerata un  difetto, oggi si rivela come chiave di lettura della  condizione umana. Nei romanzi, nei film, nella poesia, essa  non è più soltanto debolezza, ma apertura: un varco che  consente di leggere la realtà in profondità. 

Come scriveva Alda Merini

La fragilità è la nostra forza  segreta: quella che ci ricorda di essere vivi, e quindi  infinitamente capaci di amare.

Di Il Calamaio Elettronico

Recensisco le mie letture e realizzo podcast, interviste e contenuti letterari per il web. Mi trovi su https://www.ilcalamaioelettronico.it/

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