Il Calamaio elettronico torna al Covo per un editoriale molto speciale e ci racconta le fragilità che raccontano il femminile.
Vi è una linea sottile, intessuta di fragilità e desiderio, che attraversa molta letteratura del Novecento fino ad arrivare alle narrazioni contemporanee. Una linea che ha come centro la donna, non più figura idealizzata o soltanto musa, ma corpo e voce capace di incarnare paure, contraddizioni, aspirazioni e cadute.
Pensiamo a Marnie di Winston Graham: la protagonista è una donna che ruba identità e denaro per sfuggire a un trauma mai guarito. Fragile, sfuggente, spezzata: Hitchcock la tradusse sullo schermo, trasformandola in una delle sue eroine tormentate, insieme a Madeleine di Vertigo o a Marion Crane di Psycho. Donne ferite che diventano icone di un immaginario collettivo dove la vulnerabilità si mescola al fascino e alla paura.
Allo stesso modo, Cesare Pavese in Tra donne sole ci lascia il ritratto di Clelia, donna che rientra a Torino e si ritrova a osservare, quasi con distacco, un gruppo di signore borghesi intrappolate in una vita di vuoti rituali e solitudini mascherate. La fragilità qui non è spettacolare come in Marnie, ma più sottile: una ragnatela di incomunicabilità e di stanchezza esistenziale.
La narrativa contemporanea non abbandona questo filo. La stagione delle anime fragili di Francesca Tofanari racconta un femminile fatto di lotta e precarietà emotiva, mentre L’età fragile di Donatella di Pietrantonio mette al centro una donna che cerca di dare un nome alla propria vulnerabilità, intrecciandola con quella collettiva di un’epoca che non offre più certezze.
La fragilità come specchio della società
Che cosa ci dicono queste storie se non che la fragilità è, in realtà, una forma di resistenza? Nelle pieghe di queste protagoniste si riflette la società moderna: un mondo che spesso pretende dalle donne forza e controllo, ma al contempo le schiaccia dentro ruoli contraddittori. L’insicurezza, il senso di inadeguatezza, la ribellione – spesso silenziosa: tutto questo diventa linguaggio letterario, e psicologia. Gli psicoanalisti hanno più volte osservato come la letteratura abbia anticipato le domande interiori delle donne: il rapporto con il desiderio, con la maternità, con il potere e con l’autonomia. Le protagoniste fragili non sono figure deboli, ma personaggi in cui la crepa diventa possibilità di sguardo: da lì filtra la verità di un’epoca.
Alda Merini: la poesia come fragile tempio
Non possiamo dimenticare la voce poetica che forse più di ogni altra ha incarnato la fragilità come rivelazione: Alda Merini. La sua poesia ha dato forma a una fragilità esistenziale e femminile che non teme di mostrarsi nuda, ferita, persino scandalosa. In lei la fragilità diventa materia di canto, di coraggio e di fede nel mistero dell’amore e del dolore. La Merini, internata più volte in manicomio, ha trasformato la propria esperienza in parola poetica. Nei suoi versi la donna non è mai solo vittima, ma creatura capace di custodire nella ferita la scintilla della rinascita. La poesia diventa specchio e arma: fragile e potente al tempo stesso. La fragilità femminile in Merini è quindi un tempio di luce crepata: da lì, come da un vetro scheggiato, entra il bagliore dell’assoluto.
Michela Murgia – La forza fragile delle parole
Michela Murgia ha dato voce a un universo femminile che spesso la storia ha preferito sussurrare invece di ascoltare. Le sue donne sono creature forti e vulnerabili allo stesso tempo: madri, figlie, sorelle, compagne di un mondo che ancora le misura con regole antiche. Nei suoi romanzi, la fragilità non è debolezza ma una forma di verità: il punto da cui si ricomincia a esistere.
Con la sua scrittura, lucida e appassionata, Murgia ha trasformato l’impegno civile in gesto narrativo. Ha fatto delle parole un atto politico, uno strumento di resistenza contro le strutture che riducono, etichettano, definiscono. La sua voce ha difeso la complessità delle donne contemporanee, mostrando come dietro ogni ferita ci sia una forma di consapevolezza, e dietro ogni silenzio, la possibilità di una rivoluzione.
Autrice di opere come Accabadora, Chirù e Stai zitta, Murgia ha usato la letteratura come specchio di una realtà femminile viva e controversa, attraversata da contraddizioni e desideri.
Le sue storie non chiedono compassione, ma comprensione. Ci ricordano che la forza delle donne — e delle parole — sta proprio lì, dove il mondo si rompe e da quella crepa filtra finalmente la luce.
Hitchcock e le sue donne
Hitchcock aveva intuito questa ambivalenza: le sue donne, spesso bionde, eleganti, controllate, nascondono sempre un abisso. Non sono semplici vittime, ma nemmeno eroine: sono enigmi. Marnie, Vertigo, Rebecca, Gli uccelli: ogni film è un ritratto dell’insicurezza femminile che diventa spettacolo, ossessione e specchio della paura maschile verso l’enigmatico potere delle donne.
Novecento e oggi: un confronto
La letteratura del Novecento ha aperto il varco: da Virginia Woolf con Mrs Dalloway e Una stanza tutta per sé a Natalia Ginzburg con la sua scrittura asciutta e quotidiana, la donna non è più figura marginale ma coscienza centrale. Oggi le scrittrici (e alcuni scrittori) si spingono oltre, mostrando la complessità della donna contemporanea: non più soltanto “fragile”, ma in lotta, in analisi, in contraddizione. La fragilità, lungi dall’essere una mancanza, diventa un campo di forza, un prisma.
Piccola mappa delle letture
Ecco una breve “costellazione” di libri che, secondo me raccontano l’evoluzione del femminile e delle sue fragilità, dalle prime voci del Novecento fino a oggi:
• Virginia Woolf – Una stanza tutta per sé (1929): la rivendicazione dello spazio interiore ed esteriore per la scrittura femminile.
• Natalia Ginzburg – Lessico famigliare (1963): la fragilità domestica che diventa ritratto collettivo.
• Winston Graham – Marnie (1961): una donna segnata dal trauma, sospesa tra colpa e fuga.
• Cesare Pavese – Tra donne sole (1949): solitudine e incomunicabilità nella Torino del dopoguerra.
• Alda Merini – La pazza della porta accanto (1995): fragilità e follia come rivelazione poetica.
• Elena Ferrante – L’amica geniale (2011): il racconto di due donne che crescono nel confronto tra dipendenza e emancipazione.
• Donatella di Pietrantonio – L’età fragile (2023): l’ansia e la vulnerabilità dell’oggi come condizione generazionale.
• Francesca Tofanari – La stagione delle anime fragili (2022): vite femminili attraversate da precarietà emotiva e sociale.
Inchiostro conclusivo
La fragilità femminile, che a lungo è stata considerata un difetto, oggi si rivela come chiave di lettura della condizione umana. Nei romanzi, nei film, nella poesia, essa non è più soltanto debolezza, ma apertura: un varco che consente di leggere la realtà in profondità.
Come scriveva Alda Merini
La fragilità è la nostra forza segreta: quella che ci ricorda di essere vivi, e quindi infinitamente capaci di amare.
