Fiorenza Pistocchi ha letto e recensito per noi “Sulle tracce di Agnese” di Alex Miozzi + intervista!
“Sulle tracce di Agnese“. Siamo nel 1949. Anna, una donna misteriosa, arriva a Milano con l’obiettivo di scoprire che fine ha fatto Agnese, un’insegnante arrestata nel 1943 e scomparsa da allora. Si rivolgerà a un investigatore privato, un personaggio altrettanto misterioso, Pietro Missaglia. Insieme cercheranno la donna scomparsa, in una Milano ancora impegnata nella ricostruzione, dopo le devastazioni causate dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Me le cose si complicano: non è possibile per nessuno dei due concentrarsi solo su quanto avviene nel loro presente del 1949 perché i richiami al passato sono troppo forti: Missaglia, ex partigiano, risente ancora del tradimento di qualcuno del suo gruppo, una spiata che fece fallire un attentato al comando della Gestapo, mentre Anna vuole scoprire chi tradì Agnese, finita nel famigerato Lager di Ravensbrück. Il tutto si intreccia con eventi realmente accaduti a Milano e in Germania, durante la Seconda Guerra Mondiale.
La narrazione si alterna quindi tra il 1949 e il 1943/44 e i fatti accaduti si svelano gradualmente, mantenendo fino all’ultimo la suspense, per arrivare a una conclusione che stupirà i lettori.
«E chi starebbe cercando?».
Alex Miozzi
«Una donna».
«Come si chiama?».
La donna non rispose subito, tanto che l’uomo alzò lo sguardo su di lei, fissandola con aria interrogativa.
«Si chiama… si chiamava Agnese».
«Agnese. E poi?».
«Agnese Carta» mormorò, quasi con fatica.
«Cosa vuole sapere di lei?».
Anna cercò di riordinare le idee, ma sentì la testa totalmente vuota, come se qualcosa le impedisse di pensare o di esprimersi liberamente. Era molto tempo che non ripeteva quel nome ad alta voce a qualcuno.
«È scomparsa. Nel 1943».
«Che lei sappia è ancora viva?».
«No ‒ sibilò a bassa voce ‒ no quella donna non esiste più».
«In che senso non esiste più, mi scusi?».
Anna non rispose. «Io voglio sapere che cosa le è accaduto» mormorò sospirando.
«Nel ’43 ha detto? ‒ chiese lui cercando di aggirare la domanda. ‒ È stata per caso arrestata?».
«Sì…».
Il nostro punto di vista
Un esempio, questo libro di Alex Miozzi, di quanto possa essere interessante e coinvolgente un romanzo che si può definire un giallo a sfondo storico, basato su un periodo poco conosciuto e ancora tutto da raccontare: il dopoguerra nell’Italia ancora sconvolta dalle terribili conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, ma non ancora rivolta a quel futuro che arriverà pochi anni dopo, quello del boom economico, che farà dimenticare a molti quanto era accaduto.
Uno dei periodi in cui si svolge la storia è, appunto, il 1949, in una Milano semidistrutta dai bombardamenti, che cerca di risollevarsi, in cui le macerie vengono ancora trasportate al Monte Stella, la Montagnetta di San Siro. Tuttavia si percepisce un’atmosfera positiva, in cui il desiderio di molti è quello di “mettere a posto le cose”, fare giustizia, trovare la verità e dare una svolta alla propria vita. Si evidenzia perciò il contrasto con il periodo precedente, il ’43 e ’44, in cui vediamo una Milano, poco dopo l’8 settembre, ancora immersa nel conflitto, in cui le SS e la Gestapo spadroneggiano e torturano gli antifascisti catturati, spesso grazie a delle soffiate, nei locali dell’Albergo Regina, a due passi da piazza Duomo, trasformati in un luogo di orrore.
La tentazione della vendetta
L’autore ci rende partecipi del clima di sospetto e rancore, in cui sono possibili le vendette e i delitti più efferati. La tentazione della vendetta è comunque un fantasma che aleggia in tutto il romanzo, su entrambi i piani temporali in cui la storia si svolge.
Spiccano, tra i personaggi, i due protagonisti: Anna, misteriosa e sfuggente, con un vissuto che si intuisce difficile, e proprio per questo intrigante; Pietro, che cerca di inserirsi nel contesto sociale ormai cambiato, pur conservando la propria identità di ex comandante partigiano, con il prestigio tipico di chi sa prendere decisioni e assumersi le relative responsabilità.
L’utilizzo del dialetto milanese per i dialoghi che si svolgono tra vari personaggi è utile a dare al lettore un altro elemento di atmosfera, che riporta a un tempo in cui questo era ancora lo strumento linguistico più frequente per esprimersi, soprattutto negli ambienti popolari.
La scrittura di Alex Miozzi ci conduce con efficacia attraverso le complesse vicende narrate e ci lascia, al termine del libro, con numerosi spunti di riflessione.
Da leggere sprofondati in una comoda poltrona, con accanto un abatjour che illumini le pagine di luce calda, con il sottofondo musicale di una canzone come “O mia bela Madunina”, in realtà del 1938, ma divenuta simbolo della rinascita di una città che, negli anni di cui si parla nel libro, cominciava a proiettarsi verso il futuro.
L’autore
Alex Miozzi è giornalista freelance, fumettista, disegnatore e illustratore, insegnante di materie scientifiche alle scuole superiori e scrittore. Il suo tratto distintivo è la capacità di esprimere i suoi contenuti attraverso molteplici strumenti. La sua attività spazia tra la produzione e il disegno di fumetti (Jimbo G e lo scimmiotto di giada, Jimbo G e l’obiettivo K, Le avventure di Pinocchio nella terra del Sol Levante, Gebrek, Kitchen Kid), la scrittura di romanzi (Space Riders of the Mysterious Thing, Jazz Tales, Cincillà – La storia del Balletti Russi, Due vendette, una bomba e un professore) e di racconti, inseriti nelle antologie di Neos edizioni (Natale a Milano, TuttoSotto, Spirito d’estate, Milanoè) di alcune delle quali è stato anche curatore (Diciotto monumenti per Milano, Spiragli – racconti fra Guerra e Pace, Sedici architetture per Milano). Nel 2017 ha diretto il documentario storico I 20 mesi che cambiarono l’Italia.
Qualche domanda all’autore
In questo romanzo Milano emerge nel suo aspetto di luogo ferito dalla guerra, che sta lottando per una rinascita civile e sociale, come i personaggi che hai creato. Qual è il tuo rapporto con la città di Milano?
Fino a qualche anno fa era decisamente positivo, oggi invece è diventato un po’ conflittuale. Ho infatti l’impressione che da una parte la milanesità, quella sintesi di laboriosità, generosità e ironia, si stia perdendo un po’ troppo, e dall’altra ho il timore che dopo Expo in troppi si siano montati la testa. Dopotutto siamo una città di un milione e qualcosa di abitanti, mica Londra o New York, e i boschi sono meglio orizzontali, dentro ai parchi, e non verticali!
Nel tuo romanzo si respira un’atmosfera di partecipazione emotiva alla narrazione, c’è qualche collegamento con fatti realmente accaduti alla tua famiglia?
Certamente. Giusto per fare due esempi nella scena del 29 aprile del ’45 in piazzale Loreto c’è un cameo di Ines, la mia nonna materna, il cui nome è proprio Agnese, ma in spagnolo, che nella realtà si recò lì quel giorno. Poi l’auto che utilizzano Pietro e Anna per recarsi a Trieste è l’Alfa Romeo del Sandron, ex commilitone del detective, nella realtà mio nonno materno Alessandro.
Come vedi l’interesse del lettore nei confronti del romanzo giallo? Esiste anche per il romanzo a sfondo storico?
Il romanzo giallo sta vivendo sicuramente un più che discreto periodo, tanto che in alcuni casi sembra che si scriva quasi solo di questo genere a discapito di altri. Per quanto riguarda il romanzo a sfondo storico ho personalmente notato una grande curiosità da parte del pubblico, che da appassionato di storia mi fa solo un enorme piacere.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai intenzione di continuare in questo genere di narrazione?
Ne ho diversi, perché chi scrive, almeno nel mio caso, non smette mai di farlo, seppure non a tempo pieno, e tra questi progetti ammetto che c’è anche la continuazione di questo romanzo, cosa che prima o poi dovrò dire all’editore (ride)! In realtà più d’uno tra i miei lettori mi ha detto che proprio il periodo storico in cui l’ho ambientato, il dopoguerra, è un buon teatro in cui raccontare storie.
Scopri il libro

1949. L’enigmatica Anna arriva a Milano per investigare sulla sorte di Agnese, arrestata nel 1943 e scomparsa. Servirà l’aiuto del detective Missaglia dal passato altrettanto misterioso. Sulle tracce della donna i due indagheranno in una città che sta rinascendo, ma ancora preda dei retaggi oscuri e drammatici della guerra.
