Ci lascia uno scrittore che ha saputo raccontare le mille sfumature dell’umanità partendo dal colore “giallo”.
Il 9 ottobre ci lascia Francesco Recami. Autore di gialli e drammi umani che ha saputo fare dell’ironia e della malinconia la cifra stilistica di un genere: quella del “giallo di ringhiera”.
In ogni sua storia c’è un’Italia minuta, fatta di condomini, pensionati, impiegati, piccoli segreti e grandi ossessioni. Un’Italia che raramente trova spazio nella narrativa ad alta voce, ma che Francesco Recami ha saputo trasformare in teatro di storie irresistibili, ironiche e malinconiche.
Nato a Firenze nel 1956, Recami ha attraversato la scrittura in molte forme: manuali, testi divulgativi, guide per ragazzi, fino al debutto nella narrativa per adulti con L’errore di Platini (Sellerio, 2006). Da allora, la sua voce si è imposta con discrezione ma solidità: un modo di raccontare che unisce il gusto per il dettaglio realistico all’umorismo più sottile.
Il profilo di un autore
Prima di arrivare al romanzo, Francesco Recami è stato autore di guide di montagna e redattore di testi tecnici e divulgativi. Questa formazione “concreta” si riflette nella precisione del suo linguaggio: una prosa che osserva da vicino, registra le sfumature, cattura le abitudini e i tic del vivere quotidiano.
Il suo ingresso nella narrativa adulta coincide con l’incontro con l’editore Sellerio, che pubblicherà la maggior parte delle sue opere. La casa palermitana, celebre per aver dato spazio a Camilleri, Malvaldi e Manzini, riconosce subito in Recami una voce affine: un cronista del quotidiano, capace di trovare mistero e ironia nei luoghi comuni della vita.

La “casa di ringhiera”: un universo narrativo
l ciclo della Casa di ringhiera è il cuore della produzione di Recami.
Protagonista è Amedeo Consonni, tappezziere in pensione, che vive in un condominio milanese pieno di personaggi irresistibili: la signora Angela, pettegola e invadente; il giovane inquilino in cerca di riscatto; l’amministratore sospettoso; e tutto un piccolo mondo che si osserva e si giudica.
In titoli come La casa di ringhiera (2011), Gli scheletri nell’armadio (2012) e Morte di un ex tappezziere (2016), l’autore costruisce gialli domestici, dove il mistero è un pretesto per parlare di solitudine, memoria, convivenza e dignità.
Uno stile che rende unico Francesco Recami
Francesco Recami ha uno stile immediatamente riconoscibile, fatto di ironia gentile e attenzione ai dettagli. Nei suoi romanzi non c’è mai derisione gratuita: il sorriso che accompagna le situazioni comiche è sempre intriso di compassione verso i personaggi e le loro fragilità. La sua narrativa ama osservare i microcosmi italiani, in particolare i condomini, che diventano simboli viventi del Paese, con le sue rivalità, i pettegolezzi, ma anche con momenti di solidarietà inattesi.
Il giallo, spesso presente nelle sue storie, non domina mai la narrazione: più che un fine, diventa un pretesto per far emergere le relazioni umane, i piccoli conflitti e le dinamiche quotidiane che definiscono chi siamo.
La scrittura di Recami è limpida e misurata, con frasi precise che lasciano respirare l’umorismo sottile, nato dai gesti e dai dettagli apparentemente più banali. È proprio questa combinazione di leggerezza e profondità a rendere le sue opere così coinvolgenti e riconoscibili.
Nonostante tutto, ci sono alcuni aspetti delle opere di Recami che possono risultare meno adatti a certi lettori.
Chi è abituato ai thriller serrati, pieni di colpi di scena e tensione costante, potrebbe percepire i suoi romanzi come “lenti” o eccessivamente concentrati sui dettagli quotidiani. In La casa di ringhiera, ad esempio, le lunghe descrizioni delle abitudini dei condomini e dei loro piccoli drammi domestici rallentano il ritmo, privilegiando l’osservazione psicologica a scapito dell’azione.
La sua scrittura alterna leggerezza e malinconia, ma questo equilibrio non sempre convince tutti i lettori. Chi preferisce la tragedia pura o il dramma intenso potrebbe trovarla “morbida” o tiepida, mentre chi predilige un’ironia più tagliente potrebbe giudicarla talvolta distaccata dai sentimenti dei personaggi. In altre parole, il tono delicato e compassionevole che caratterizza Recami può risultare, per alcuni, troppo contenuto rispetto alle emozioni che la narrazione vorrebbe suscitare.
Mini-guida per il lettore: cosa leggere per conoscere Francesco Recami
L’errore di Platini (2006)
Il romanzo d’esordio con Sellerio è già una dichiarazione d’intenti. In un intreccio che mescola realismo e ironia, Recami racconta come un piccolo errore — umano, apparentemente banale — possa scatenare effetti imprevedibili. È il primo passo di una carriera che farà del “quotidiano disturbato” la propria cifra.

Il superstizioso (2008)
Finalista al Premio Campiello 2009, questo romanzo esplora le credenze popolari e i piccoli rituali con cui cerchiamo di controllare l’imprevisto. Recami costruisce una commedia di costume che svela la fragilità del bisogno di rassicurazione.

Prenditi cura di me (2010)
Più intimo e malinconico, questo libro indaga il bisogno di affetto e il peso del passato. È stato inserito tra i pre-finalisti del Premio Strega 2010. La scrittura, qui, è più emotiva: meno giallo, più romanzo dell’anima.

Il ciclo della Casa di ringhiera (dal 2011)
È il cuore della produzione di Recami. Con il tappezziere in pensione Amedeo Consonni come protagonista, l’autore trasforma un condominio milanese in un microcosmo di vizi, solidarietà, rivalità e misteri domestici. Tra i titoli più riusciti: La casa di ringhiera, Gli scheletri nell’armadio (2012) e Morte di un ex tappezziere (2016). In queste pagine, la tensione del giallo convive con la commedia umana: l’omicidio è solo un pretesto per parlare della vita che scorre tra i panni stesi e le chiacchiere del cortile.

Piccola enciclopedia delle ossessioni (2015)
Una raccolta di racconti dedicata alle manie e ai comportamenti compulsivi che ci definiscono. Ironico e inquietante, il libro ha vinto il Premio Chiara 2015. Recami mostra qui la sua capacità di osservazione psicologica, ritraendo personaggi dominati da piccole, universali fissazioni.

I killer non vanno in pensione (2022)
Con questo romanzo più recente, Recami conferma la sua vena di narratore comico-noir. Un impiegato frustrato si trova invischiato in una trama di delitti e vendette burocratiche: un ritratto ironico e amaro dell’Italia dei corridoi e dei faldoni.
