Il noir milanese ha una voce che sa interpretare al meglio la sua anima più profonda: stiamo parlando di Roberto Pegorini e del suo “Lo hijab mancante”, Todaro Editore.
Roberto Pegorini torna in libreria con “Lo hijab mancante” edito da Todaro Editore. Torna, così, il suo personaggio più iconico, Valerio Giusti. Nella metropoli più eclettica d’Italia, Milano, ecco un noir perfetto che calibra un’indagine ai limiti della legalità, amore e passione, amicizia e lealtà.
Sono pochi gli ingredienti fondamentali di questo romanzo: pochi, precisi e in grado di dare alla narrazione un passo deciso, una capacità di profondità che raramente si è potuta leggere in un giallo, come in un noir.
Al di là delle tematiche legate al genere, “Lo hijab mancante nasce e muove da un elemento fondamentale: il fattore umano. Roberto Pegorini non ci racconta solo una indagine, una ricerca, né la vita di una squadra o il brandello emarginato della nostra società contemporanea. In questo romanzo ci viene raccontato prima di tutto il desiderio di vita, e di amore, di due ragazzi che si affacciano al mondo carichi di promesse e speranze. Due ragazzi per cultura, e provenienza, molto diversi tra loro, eppure animati dal solo interesse di vivere una vita al di sopra dei retaggi di appartenenza, e in un paese che sembra accoglierli a prescindere da tutto.
E questo “fattore umano”, Pegorini lo traduce per ogni suo personaggio: sia esso positivo, sia esso il “villain” di turno. Ognuno di essi è una funzione precisa, a livello narrativo, ma anche – e soprattutto – una discesa nell’animo umano che può lasciare senza fiato. Ci mostra, infatti, il rovescio della medaglia: l’umanità dei cattivi e la cattiveria dei buoni.
Così, “Lo hijab mancante” ha proprio quell’elemento che rende un buon noir, un ottimo romanzo: ovvero il fattore umano.
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Due ragazzi che si amano, due famiglie che si oppongono. Una storia già sentita. In questo caso però uno dei due amanti viene incolpato dell’omicidio dell’altra: Umut, giovane pachistano, è il principale sospettato dell’uccisione di Jessenia, diciassettenne afghana.
Il ragazzo fugge e si nasconde, l’ispettore Valerio Giusti conduce le indagini, ma fatica a credere alla colpevolezza di Umut, che ha avuto l’occasione di conoscere frequentando il ristorante dello zio.
L’inchiesta procede tra mille difficoltà, con le famiglie che non collaborano e proseguono nella loro faida, un gruppo di estrema destra milanese che sembra avere a che fare con l’aggressione alla vittima, e uno hijab, il velo islamico, mancante.