Primo appuntamento con lo speciale dedicato a Jo Nesbo curato dal giornalista e scrittore Roberto Pegorini.
Quando il personaggio rischia di prendere il sopravvento sull’autore.
Già, perché sempre più spesso tra gli appassionati del genere crime si sente dire: “Hai letto l’ultimo di Harry Hole?”.
L’intrigante ispettore alcolizzato, alto un metro e novantatré (e dopo il romanzo “Il leopardo” riconoscibile per una cicatrice che gli parte da un angolo della bocca per proseguire su tutta la guancia, fino all’orecchio) in perenne conflitto con se stesso, è, infatti, opera della penna di Jo Nesbo, scrittore norvegese, nato a Oslo nel 1960, probabilmente l’autore di genere più venduto al mondo, o poco ci manca.
E pensare che Jo Nesbo, o se preferite Harry Hole, in Italia ha faticato a imporsi. Ora che tutti lo conoscono sembra impossibile, eppure è così. Al punto tale che si può tranquillamente dividere la saga in due tronconi netti. A fare da spartiacque è stato “Il leopardo”, pubblicato da Einaudi nel 2011.
Harry Hole arriva in Italia
Proviamo a procedere con ordine.
Harry Hole fa la sua comparsa nel nostro paese solamente nel 2006, quando Piemme pubblica “Il pettirosso”, terzo romanzo della saga con protagonista il nostro amato ispettore, ben 6 anni dopo la sua pubblicazione in Norvegia. Seguono “Nemesi” (2007), “La stella del diavolo” (2008), “La ragazza senza volto” (2009) e “L’uomo di neve” (2010), tutti in ritardo di alcuni anni, rispetto alla loro uscita sul mercato estero. Ma è solamente nel 2011, quando Einaudi (con una lungimiranza notevole) rileva i diritti d’autore, che il fenomeno Harry Hole esplode anche da noi.
E lo fa appunto con “Il leopardo”.
Il motivo? Sicuramente un lancio della casa editrice decisamente più massiccio, ma anche un cambio di marcia di Nesbo nel proporci il suo personaggio (in realtà già evidente ne “L’uomo di neve”). La conferma che Harry Hole è ufficialmente entrato nei cuori dei lettori italiani arriva, comunque, l’anno successivo, quando “Lo spettro” schizza in vetta alle classifiche dei romanzi più venduti anche da noi.
E nasce la “harryholemania”. Per darvi il polso della situazione di quanto affermo, vi riporto un esempio personale. Quell’agosto del 2012 feci una breve vacanza in Finlandia. Ebbene, in attesa di imbarcarmi mi guardai in giro e vidi ben quattro persone che stavano leggendo il mio stesso romanzo, “Lo spettro”, appunto. E, a scanso di equivoci, non erano finlandesi. La prossima volta che vi capiterà di salire su un aereo, provate a farci caso ai libri che hanno in mano le persone intorno a voi: se ne troverete due con lo stesso titolo, reputatevi fortunati.
A questo punto non è un caso che Einaudi, dopo aver pubblicato nel 2013 anche “Polizia”, per la prima volta in contemporanea con il resto del mondo, l’anno successivo si impossessa dei diritti d’autore degli unici due inediti, “Il pipistrello”, scritto nel 1997, e “Scarafaggi”, datato 1998, lanciandoli sul mercato italiano. E per i fan di Harry Hole, ritrovare il loro poliziotto alle prese con i primi casi è stato uno splendido tuffo nel passato, che ha perfino fatto perdonare lo stile sicuramente più indeciso, anche se le trame erano già dei veri e propri labirinti investigativi.
E’ stato come quando conosci qualcuno, ci diventi amico, e con il tempo ti racconta episodi della sia vita in cui tu non ne facevi ancora parte.
Dopo questo excursus sulla nascita del fenomeno Harry Hole anche in Italia (a cui si aggiungono, per dovere di cronaca “Sete” del 2017 e “Il coltello”, uscito il 17 settembre dell’anno scorso), assolutamente necessario per fare un minimo di chiarezza, proviamo allora a capire quale sia la chiave di tutto questo successo. Premetto che trovare un solo motivo è praticamente impossibile. Qui siamo davanti a una serie di concause che vanno a intrecciarsi con una precisione chirurgica, degna davvero di un romanzo nel romanzo. E se è vero che dopo “Il leopardo” la narrativa di Nesbo si fa decisamente più incalzante e le trame ancor più fitte, è pur vero che alcune peculiarità si trovano fin da “Il pipistrello”.
Continua domenica prossima…
di Roberto Pegorini