LIBRERIA DEL GIALLO E DEL FANTASTICO
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Amaro

13,00
Gli organi del gusto sono la lingua e il cervello. La prima sente i sapori, a valutarli è il secondo. Il meccanismo non è solo biologico, ma anche e soprattutto culturale: è una questione di abitudine, di apprendimento, di giudizio. Dunque, se ci chiediamo perché la sensibilità gustativa degli italiani è così attratta dall'amaro, la spiegazione non va cercata nella genetica ma nella storia. Ce lo spiega uno dei più grandi storici dell'alimentazione, scavando tra fonti letterarie e trattati di botanica, agricoltura, cucina, dietetica. Un sorprendente itinerario che mette a fuoco un aspetto affascinante e caratteristico della cultura italiana.
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Gli organi del gusto sono la lingua e il cervello. La prima sente i sapori, a valutarli è il secondo. Il meccanismo non è solo biologico, ma anche e soprattutto culturale: è una questione di abitudine, di apprendimento, di giudizio. Dunque, se ci chiediamo perché la sensibilità gustativa degli italiani è così attratta dall'amaro, la spiegazione non va cercata nella genetica ma nella storia. Ce lo spiega uno dei più grandi storici dell'alimentazione, scavando tra fonti letterarie e trattati di botanica, agricoltura, cucina, dietetica. Un sorprendente itinerario che mette a fuoco un aspetto affascinante e caratteristico della cultura italiana.
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La donna che rise di Dio

15,00
Può sembrare incredibile ma nella Bibbia, quando Dio sceglie una persona per affidarle una missione, si tratta quasi sempre della persona più sbagliata che si possa immaginare. Ordina a una coppia anziana e sterile di generare un popolo, chiama a sé un balbuziente perché diventi oratore e profeta, mette giustizia e verità nelle mani di ladroni e prostitute. Le figure più venerabili dell'Antico Testamento, come Abramo, Mosè, Davide e Salomone, sono in realtà segnate da una moltitudine di colpe, destinate a coprirsi di ridicolo. Dio stesso, il più delle volte, si rivela inaffidabile: dice una cosa e poi ne fa un'altra, prende decisioni di cui presto si pente, compie un'azione per poi tornare precipitosamente sui suoi passi. Qual è il senso di tutto questo? Ce lo racconta Mercadini, come solo lui sa fare. Trascinandoci in una carrellata di prescelti improbabili, ci guida tra le pagine ardenti delle Scritture e ci invita a riflettere sulla lezione che si nasconde in ciascun versetto: se ti trovi di fronte a un'impresa per cui ti senti impreparato, inadatto, troppo piccolo, non disperare. Perché nessuno, per quanto possa esserne convinto, può davvero conoscere la volontà divina. E magari Dio, dovendo scegliere uno fra tutti, sceglierebbe proprio te.
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La donna che rise di Dio

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Può sembrare incredibile ma nella Bibbia, quando Dio sceglie una persona per affidarle una missione, si tratta quasi sempre della persona più sbagliata che si possa immaginare. Ordina a una coppia anziana e sterile di generare un popolo, chiama a sé un balbuziente perché diventi oratore e profeta, mette giustizia e verità nelle mani di ladroni e prostitute. Le figure più venerabili dell'Antico Testamento, come Abramo, Mosè, Davide e Salomone, sono in realtà segnate da una moltitudine di colpe, destinate a coprirsi di ridicolo. Dio stesso, il più delle volte, si rivela inaffidabile: dice una cosa e poi ne fa un'altra, prende decisioni di cui presto si pente, compie un'azione per poi tornare precipitosamente sui suoi passi. Qual è il senso di tutto questo? Ce lo racconta Mercadini, come solo lui sa fare. Trascinandoci in una carrellata di prescelti improbabili, ci guida tra le pagine ardenti delle Scritture e ci invita a riflettere sulla lezione che si nasconde in ciascun versetto: se ti trovi di fronte a un'impresa per cui ti senti impreparato, inadatto, troppo piccolo, non disperare. Perché nessuno, per quanto possa esserne convinto, può davvero conoscere la volontà divina. E magari Dio, dovendo scegliere uno fra tutti, sceglierebbe proprio te.
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Il re di tutti

16,00
Per molti è il più grande scrittore degli ultimi decenni. Per altri le sue storie horror sono robaccia. Una volta il diretto interessatosi è autodefinito 'l'equivalente letterario di un Big Mac con le patatine' per rivendicare il suo legame con la cultura popolare. Oggi, con più di settanta romanzi pubblicati, quattrocento milioni di copie vendute e una serie impressionante di adattamenti delle sue opere per il cinema e la TV, Stephen King è celebrato in tutto il mondo come il 'Re del Brivido'. Attraverso i suoi profili social lancia stoccate contro i potenti del pianeta, da Donald Trump a Elon Musk, o consiglia film e libri a un fandom che lo osanna. La sua villa a Bangor nel Maine, con la famosa cancellata costellata di ragnatele e pipistrelli, è ormai una meta di pellegrinaggio. Ma per gran parte della sua vita, King si è rifugiato in un'esistenza normale, lontana dai riflettori. «Ha insistito nel suo sogno di diventare uno scrittore grazie alle due donne della sua vita; ha imparato a fare i conti con le sue paure e a trasfigurarle attraverso l'arte del racconto; ha scoperto le contraddizioni di un Paese attraversato dal terrore, dalla rabbia, dall'odio». Luca Briasco, lettore famelico di King, traduttore dei suoi libri più recenti, profondo conoscitore della letteratura americana, ci conduce dentro l'arte di un genio indagando i temi ricorrenti di un corpus narrativo sconfinato eppure straordinaria mente coerente. Il risultato è un ritratto unico nel panorama italiano, un'occasione per scoprire (o riscoprire) uno scrittore che da oltre quarant'anni alimenta i nostri incubi.
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Il re di tutti

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Per molti è il più grande scrittore degli ultimi decenni. Per altri le sue storie horror sono robaccia. Una volta il diretto interessatosi è autodefinito 'l'equivalente letterario di un Big Mac con le patatine' per rivendicare il suo legame con la cultura popolare. Oggi, con più di settanta romanzi pubblicati, quattrocento milioni di copie vendute e una serie impressionante di adattamenti delle sue opere per il cinema e la TV, Stephen King è celebrato in tutto il mondo come il 'Re del Brivido'. Attraverso i suoi profili social lancia stoccate contro i potenti del pianeta, da Donald Trump a Elon Musk, o consiglia film e libri a un fandom che lo osanna. La sua villa a Bangor nel Maine, con la famosa cancellata costellata di ragnatele e pipistrelli, è ormai una meta di pellegrinaggio. Ma per gran parte della sua vita, King si è rifugiato in un'esistenza normale, lontana dai riflettori. «Ha insistito nel suo sogno di diventare uno scrittore grazie alle due donne della sua vita; ha imparato a fare i conti con le sue paure e a trasfigurarle attraverso l'arte del racconto; ha scoperto le contraddizioni di un Paese attraversato dal terrore, dalla rabbia, dall'odio». Luca Briasco, lettore famelico di King, traduttore dei suoi libri più recenti, profondo conoscitore della letteratura americana, ci conduce dentro l'arte di un genio indagando i temi ricorrenti di un corpus narrativo sconfinato eppure straordinaria mente coerente. Il risultato è un ritratto unico nel panorama italiano, un'occasione per scoprire (o riscoprire) uno scrittore che da oltre quarant'anni alimenta i nostri incubi.
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Leggende del Mare

18,00
“Non solo gli oceani ed i mari, le onde, la marea ed il fondo del mare ebbero ed hanno ancora le loro leggende. Anche gli scogli, le spiagge, le dune, i banchi di sabbia, le isole, i capi, i massi di ghiaccio galleggianti, i pesci, gli uccelli marini, i venti, la nebbia, le tempeste, la fosforescenza del mare, le conchiglie vengono ricordati nei racconti leggendari; è pur forza riconoscere che il mare ha sempre costretto e costringe l’uomo a sognare, a meditare innanzi alla sua immensità.” Così scrive Maria Savi Lopez, tra folklore, leggende, tradizioni popolari, e ricerca antropologica. Leggende del mare è il racconto appassionato e interessante tra popoli, mondi, miti e narrazioni, tra loro tutti diversi, eppure tutti accomunati dalla necessità di vivere e comprendere il mare e le sue creature, reali o fantastiche. “Un’opera di assoluto rilievo che si fa forza della prosa aggraziata, elegante e deliziosamente rétro con la quale Maria Savi Lopez riesce nell’ardua impresa di divulgare, intrattenere e far sognare al tempo stesso.” Dalla postfazione di Andrea Gibertoni. Copertina: Gianfranco Brambati
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Leggende del Mare

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“Non solo gli oceani ed i mari, le onde, la marea ed il fondo del mare ebbero ed hanno ancora le loro leggende. Anche gli scogli, le spiagge, le dune, i banchi di sabbia, le isole, i capi, i massi di ghiaccio galleggianti, i pesci, gli uccelli marini, i venti, la nebbia, le tempeste, la fosforescenza del mare, le conchiglie vengono ricordati nei racconti leggendari; è pur forza riconoscere che il mare ha sempre costretto e costringe l’uomo a sognare, a meditare innanzi alla sua immensità.” Così scrive Maria Savi Lopez, tra folklore, leggende, tradizioni popolari, e ricerca antropologica. Leggende del mare è il racconto appassionato e interessante tra popoli, mondi, miti e narrazioni, tra loro tutti diversi, eppure tutti accomunati dalla necessità di vivere e comprendere il mare e le sue creature, reali o fantastiche. “Un’opera di assoluto rilievo che si fa forza della prosa aggraziata, elegante e deliziosamente rétro con la quale Maria Savi Lopez riesce nell’ardua impresa di divulgare, intrattenere e far sognare al tempo stesso.” Dalla postfazione di Andrea Gibertoni. Copertina: Gianfranco Brambati
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Su Camus. Il mondo del condannato a morte

8,00
«avremmo torto a considerare l'evoluzione di camus come un'ascensione rettilinea che va dall'indifferenza alla rivolta, dall'accettazione ribelle alla santità. si tratta invece di una dialettica che è ricerca sofferta dell'equilibrio. quanta attenzione e fatica per mantenere questa sfumatura che separa il sacrificio dalla mistica, l'energia dalla violenza, la forza dalla crudeltà.» pagine scritte con il fuoco, quelle che seguono sono anche le ultime che rachel bespaloff abbia scritto prima di levare la mano su di sé. sono dedicate ad albert camus, la cui intera riflessione appare come un intensissimo corpo a corpo con la questione della mortalità, ovvero con la consegna della sorgività vitale della cosa umana al destino cieco e vuoto dell'assurdo. come in una fuga di specchi, l'autore francese e la pensatrice ucraina si rincorrono in una corsa tanto inebriante da provocare a volte le vertigini. le parole dell'uno divampano nell'interpretazione dell'altra.
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Su Camus. Il mondo del condannato a morte

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«avremmo torto a considerare l'evoluzione di camus come un'ascensione rettilinea che va dall'indifferenza alla rivolta, dall'accettazione ribelle alla santità. si tratta invece di una dialettica che è ricerca sofferta dell'equilibrio. quanta attenzione e fatica per mantenere questa sfumatura che separa il sacrificio dalla mistica, l'energia dalla violenza, la forza dalla crudeltà.» pagine scritte con il fuoco, quelle che seguono sono anche le ultime che rachel bespaloff abbia scritto prima di levare la mano su di sé. sono dedicate ad albert camus, la cui intera riflessione appare come un intensissimo corpo a corpo con la questione della mortalità, ovvero con la consegna della sorgività vitale della cosa umana al destino cieco e vuoto dell'assurdo. come in una fuga di specchi, l'autore francese e la pensatrice ucraina si rincorrono in una corsa tanto inebriante da provocare a volte le vertigini. le parole dell'uno divampano nell'interpretazione dell'altra.
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Sul Secondo sesso di Simone de Beauvoir

5,00
«Caro signor Cole, la ringrazio per la sua gentilezza nell'avermi mandato il Secondo sesso di Simone de Beauvoir e sono sinceramente dispiaciuta per il fatto che la mia risposta la metterà di cattivo umore. La verità è che il libro non mi è piaciuto, ma penso che avrà un considerevole successo.» Nella seconda metà degli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta lo scandalo de Le deuxième sexe aveva raggiunto una dimensione planetaria. Nel 1952 Hannah Arendt dovette temere il confronto con questo fiume in piena: non volle apparire troppo conservatrice contestando o - viceversa - troppo europea e liberale approvando. Scelse la formula di un rumoroso silenzio, ancora perfettamente udibile entro le righe lapidarie di questa scarna lettera dattiloscritta.
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Sul Secondo sesso di Simone de Beauvoir

5,00
«Caro signor Cole, la ringrazio per la sua gentilezza nell'avermi mandato il Secondo sesso di Simone de Beauvoir e sono sinceramente dispiaciuta per il fatto che la mia risposta la metterà di cattivo umore. La verità è che il libro non mi è piaciuto, ma penso che avrà un considerevole successo.» Nella seconda metà degli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta lo scandalo de Le deuxième sexe aveva raggiunto una dimensione planetaria. Nel 1952 Hannah Arendt dovette temere il confronto con questo fiume in piena: non volle apparire troppo conservatrice contestando o - viceversa - troppo europea e liberale approvando. Scelse la formula di un rumoroso silenzio, ancora perfettamente udibile entro le righe lapidarie di questa scarna lettera dattiloscritta.
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Per Djamila Boupacha

5,00
«Quando dei dirigenti di un Paese accettano che si commettano crimini nel nome della Patria allora tutti i cittadini si ritrovano a far parte di una nazione criminale. Siamo disposti a consentire che questo capiti anche a noi? Il caso di Djamila Boupacha riguarda tutti i Francesi.» Simone de Beauvoir non era algerina, non conosceva Djamila Boupacha, era al culmine della fama, non era in crisi creativa e non aveva certo bisogno di farsi dei nemici in più: eppure si spese con tutta l'energia possibile, come se la pelle della giovane algerina fosse la sua. Per Simone de Beauvoir l'impegno del filosofo non è una opzione ma un fatto: l'etica non la fanno gli altri ma noi.
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Per Djamila Boupacha

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«Quando dei dirigenti di un Paese accettano che si commettano crimini nel nome della Patria allora tutti i cittadini si ritrovano a far parte di una nazione criminale. Siamo disposti a consentire che questo capiti anche a noi? Il caso di Djamila Boupacha riguarda tutti i Francesi.» Simone de Beauvoir non era algerina, non conosceva Djamila Boupacha, era al culmine della fama, non era in crisi creativa e non aveva certo bisogno di farsi dei nemici in più: eppure si spese con tutta l'energia possibile, come se la pelle della giovane algerina fosse la sua. Per Simone de Beauvoir l'impegno del filosofo non è una opzione ma un fatto: l'etica non la fanno gli altri ma noi.
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Diario della guerra di Spagna

6,00
"non amo la guerra ma ciò che mi ha sempre fatto più orrore è la posizione di coloro che si trovano nelle retrovie. quando ho capito che nonostante i miei sforzi non potevo impedirmi di partecipare moralmente a questo conflitto, augurandomi ogni giorno e a tutte le ore la vittoria degli uni e la disfatta degli altri, mi sono detta che parigi era per me la retrovia e sono salita su di un treno per barcellona con l'intenzione di arruolarmi. era l'inizio d'agosto del 1936."
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Diario della guerra di Spagna

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"non amo la guerra ma ciò che mi ha sempre fatto più orrore è la posizione di coloro che si trovano nelle retrovie. quando ho capito che nonostante i miei sforzi non potevo impedirmi di partecipare moralmente a questo conflitto, augurandomi ogni giorno e a tutte le ore la vittoria degli uni e la disfatta degli altri, mi sono detta che parigi era per me la retrovia e sono salita su di un treno per barcellona con l'intenzione di arruolarmi. era l'inizio d'agosto del 1936."
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Per la soppressione dei partiti politici

6,00
initial->Se la macchina del partito appare alla nostra pensatrice come una formidabile trappola per la libertà di pensiero, la consegna alla volontà dello Stato le appare invece un errore madornale. L'unica strada possibile è allora quella rappresentata dal gesto anarchico dell'uomo che pensa, che ha il coraggio di alzare la voce e dire no. Simone Weil, che nella vita amava l'incendio, dimostra che la via del pensiero è spesso traversa, ellittica, divergente. Ai più può sembrare indugio indebito o addirittura perdita di tempo, ma nel futuro immancabilmente ci si avvede di come portasse dritta al traguardo.Se la macchina del partito appare alla nostra pensatrice come una formidabile trappola per la libertà di pensiero, la consegna alla
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Per la soppressione dei partiti politici

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initial->Se la macchina del partito appare alla nostra pensatrice come una formidabile trappola per la libertà di pensiero, la consegna alla volontà dello Stato le appare invece un errore madornale. L'unica strada possibile è allora quella rappresentata dal gesto anarchico dell'uomo che pensa, che ha il coraggio di alzare la voce e dire no. Simone Weil, che nella vita amava l'incendio, dimostra che la via del pensiero è spesso traversa, ellittica, divergente. Ai più può sembrare indugio indebito o addirittura perdita di tempo, ma nel futuro immancabilmente ci si avvede di come portasse dritta al traguardo.Se la macchina del partito appare alla nostra pensatrice come una formidabile trappola per la libertà di pensiero, la consegna alla
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Libertà, obbedienza, rivoluzione

6,00
Uno degli enigmi più apparentemente impenetrabili della storia è quello rappresentato dall'obbedienza della massa ad un piccolo nume
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Il caso Djamila Boupacha

8,00
«E allora usate tutti gli strumenti pratici per conferire efficacia al vostro rifiuto. Non c'è una terza via e spero che questo libro contribuisca a convincervi. La verità vi morde da ogni lato, non potete più continuare a balbettare: "Non lo sapevamo..."; ma, adesso che lo sapete, potrete fingere di ignorare o semplicemente limitarvi a qualche gemito inerte? Spero proprio di no.» Simone de Beauvoir non aveva interessi in Algeria, non conosceva personalmente la ragazza della quale stava prendendo le difese e poteva contare su un vasto pubblico. E invece, avvertita dall'avvocatessa Gisèle Halimi di quello che era successo a Djamila Boupacha, Simone de Beauvoir iniziò a far vorticare la penna sulla carta: in questo modo presero forma un articolo incendiario, che fulminò l'opinione pubblica sulla prima pagina di Le Monde il 3 giugno 1960, e un più sostanzioso e argomentato resoconto dell'intera questione che assunse più avanti lo spessore di un saggio.
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Il caso Djamila Boupacha

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«E allora usate tutti gli strumenti pratici per conferire efficacia al vostro rifiuto. Non c'è una terza via e spero che questo libro contribuisca a convincervi. La verità vi morde da ogni lato, non potete più continuare a balbettare: "Non lo sapevamo..."; ma, adesso che lo sapete, potrete fingere di ignorare o semplicemente limitarvi a qualche gemito inerte? Spero proprio di no.» Simone de Beauvoir non aveva interessi in Algeria, non conosceva personalmente la ragazza della quale stava prendendo le difese e poteva contare su un vasto pubblico. E invece, avvertita dall'avvocatessa Gisèle Halimi di quello che era successo a Djamila Boupacha, Simone de Beauvoir iniziò a far vorticare la penna sulla carta: in questo modo presero forma un articolo incendiario, che fulminò l'opinione pubblica sulla prima pagina di Le Monde il 3 giugno 1960, e un più sostanzioso e argomentato resoconto dell'intera questione che assunse più avanti lo spessore di un saggio.
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L’Iliade

11,00
Per quanto possa apparire incredibile, Rachel Bespaloff e Simone Weil non si sono mai incontrate. Per un raro gioco di prestigio del destino, ad un certo punto delle loro vite hanno guardato entrambe in uno stesso punto e quasi nello stesso momento, per provare a capire meglio lo spietato presente nel quale erano immerse. Sono nati in questo modo due testi gemelli che hanno illuminato il nostro tempo, splendidi per diversità e vulcanici per azzardo. L'Iliade, risorta dall'orizzonte asettico cui pareva irrimediabilmente consegnata, ha assunto così per le due pensatrici la centralità di una stella polare; entrambe hanno interrogato il poema omerico con uno sguardo talmente innovativo da apparire spiazzante, anomalo, divergente rispetto a qualunque paradigma interpretativo visto in precedenza.
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L’Iliade

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Per quanto possa apparire incredibile, Rachel Bespaloff e Simone Weil non si sono mai incontrate. Per un raro gioco di prestigio del destino, ad un certo punto delle loro vite hanno guardato entrambe in uno stesso punto e quasi nello stesso momento, per provare a capire meglio lo spietato presente nel quale erano immerse. Sono nati in questo modo due testi gemelli che hanno illuminato il nostro tempo, splendidi per diversità e vulcanici per azzardo. L'Iliade, risorta dall'orizzonte asettico cui pareva irrimediabilmente consegnata, ha assunto così per le due pensatrici la centralità di una stella polare; entrambe hanno interrogato il poema omerico con uno sguardo talmente innovativo da apparire spiazzante, anomalo, divergente rispetto a qualunque paradigma interpretativo visto in precedenza.
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Eureka

19,00
In Eureka, Edgar Poe ha voluto racchiudere, nella forma più breve, la storia della creazione e della distruzione dell'universo.
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In Eureka, Edgar Poe ha voluto racchiudere, nella forma più breve, la storia della creazione e della distruzione dell'universo.
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La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e di perdenti

14,00
Chi lavora sodo e gioca secondo le regole avrà successo e riuscirà a elevarsi fino a raggiungere il limite del proprio talento. Questa retorica dell'ascesa, sposata anche dal Partito democratico americano e dai partiti della sinistra moderata europea come soluzione ai problemi della globalizzazione, presenta un enorme lato oscuro. È un modello che, in una società nella quale l'uguaglianza delle opportunità rimarrà sempre una chimera, fornisce alle élite di sinistra il pretesto per abbandonare chi dell'élite non fa parte. E la conseguenza inevitabile è il contraccolpo populista degli ultimi anni, per combattere il quale l'unica strada è quella di dare una risposta alle richieste legittime che lo hanno scatenato.
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La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e di perdenti

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Chi lavora sodo e gioca secondo le regole avrà successo e riuscirà a elevarsi fino a raggiungere il limite del proprio talento. Questa retorica dell'ascesa, sposata anche dal Partito democratico americano e dai partiti della sinistra moderata europea come soluzione ai problemi della globalizzazione, presenta un enorme lato oscuro. È un modello che, in una società nella quale l'uguaglianza delle opportunità rimarrà sempre una chimera, fornisce alle élite di sinistra il pretesto per abbandonare chi dell'élite non fa parte. E la conseguenza inevitabile è il contraccolpo populista degli ultimi anni, per combattere il quale l'unica strada è quella di dare una risposta alle richieste legittime che lo hanno scatenato.
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La mafia non deve fermarvi

17,00
"Per ultimo, Vito mi disse il nome di Giovanni Falcone. Mi ricordai del fallito attentato nella sua villa dell'Addaura e, come in un flashback, sentii le sirene. In quel momento alzai lo sguardo verso l'orizzonte, come in cerca di qualcosa che potesse convincere Vito a lasciar perdere quell'incarico così pericoloso, e notai delle nuvole nere che avevano oscurato il cielo azzurro." Con queste parole, Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani, caduto con Falcone a Capaci, rievoca il momento in cui il suo giovane sposo le disse orgoglioso che sarebbe entrato nella scorta del giudice. La storia è poi tragicamente nota e tutta l'Italia ricorda il suo grido di dolore che ai funerali di Stato scosse universalmente le coscienze. Come racconta per la prima volta in questo libro toccante, Rosaria Costa all'inizio rimase in Sicilia, lei che, provenendo da una famiglia modesta e onesta, era cresciuta nello spietato contesto della "Palermo di un morto al giorno". Voleva lottare, reclamare il proprio diritto ad avere Giustizia, e per questo si avvicinò a Borsellino legandosi a lui, ma la strage di via D'Amelio rinnovò presto lo stesso dolore. Gli anni successivi, segnati dall'arresto di Totò Riina, la videro sempre in prima fila in quella che, da allora e ancora oggi, lei interpreta come una missione di testimonianza. Arrivò anche un giorno in cui per Rosaria rimanere in Sicilia non fu più sostenibile e si trasferì in Liguria per costruirsi una nuova vita, dopo la devastazione di tanto indicibile dolore. Ma oggi è riuscita a tornare nella sua terra d'origine, come donna nuova e come testimone diretta di un'epoca drammatica, consapevole di dover continuare a tenere alta la bandiera della legalità.
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La mafia non deve fermarvi

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"Per ultimo, Vito mi disse il nome di Giovanni Falcone. Mi ricordai del fallito attentato nella sua villa dell'Addaura e, come in un flashback, sentii le sirene. In quel momento alzai lo sguardo verso l'orizzonte, come in cerca di qualcosa che potesse convincere Vito a lasciar perdere quell'incarico così pericoloso, e notai delle nuvole nere che avevano oscurato il cielo azzurro." Con queste parole, Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani, caduto con Falcone a Capaci, rievoca il momento in cui il suo giovane sposo le disse orgoglioso che sarebbe entrato nella scorta del giudice. La storia è poi tragicamente nota e tutta l'Italia ricorda il suo grido di dolore che ai funerali di Stato scosse universalmente le coscienze. Come racconta per la prima volta in questo libro toccante, Rosaria Costa all'inizio rimase in Sicilia, lei che, provenendo da una famiglia modesta e onesta, era cresciuta nello spietato contesto della "Palermo di un morto al giorno". Voleva lottare, reclamare il proprio diritto ad avere Giustizia, e per questo si avvicinò a Borsellino legandosi a lui, ma la strage di via D'Amelio rinnovò presto lo stesso dolore. Gli anni successivi, segnati dall'arresto di Totò Riina, la videro sempre in prima fila in quella che, da allora e ancora oggi, lei interpreta come una missione di testimonianza. Arrivò anche un giorno in cui per Rosaria rimanere in Sicilia non fu più sostenibile e si trasferì in Liguria per costruirsi una nuova vita, dopo la devastazione di tanto indicibile dolore. Ma oggi è riuscita a tornare nella sua terra d'origine, come donna nuova e come testimone diretta di un'epoca drammatica, consapevole di dover continuare a tenere alta la bandiera della legalità.
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