LIBRERIA DEL GIALLO E DEL FANTASTICO
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Mani nude

10,90
Quando viene rapito, una notte di ottobre, Davide ha sedici anni, un corpo già da giovane uomo, una testa ancora da ragazzino. Il cassone del camion in cui lo gettano è il primo ring sul quale, nel buio pesto, è costretto a difendersi da un avversario ignoto. Difendersi fino a uccidere. Solo più avanti ci saranno gli spettatori, quelli che vogliono vedere due uomini combattere a mani nude per guardarne uno vincere. E l'altro morire. Incontro dopo incontro, Davide – che ora si chiama Batiza – vince e sopravvive con il corpo, perde e muore nell'anima. Solo il cuore alimenta ancora la speranza nella possibilità di un riscatto, di un affetto, di un legame che lo tiri fuori di lì.
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Mani nude

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Quando viene rapito, una notte di ottobre, Davide ha sedici anni, un corpo già da giovane uomo, una testa ancora da ragazzino. Il cassone del camion in cui lo gettano è il primo ring sul quale, nel buio pesto, è costretto a difendersi da un avversario ignoto. Difendersi fino a uccidere. Solo più avanti ci saranno gli spettatori, quelli che vogliono vedere due uomini combattere a mani nude per guardarne uno vincere. E l'altro morire. Incontro dopo incontro, Davide – che ora si chiama Batiza – vince e sopravvive con il corpo, perde e muore nell'anima. Solo il cuore alimenta ancora la speranza nella possibilità di un riscatto, di un affetto, di un legame che lo tiri fuori di lì.
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I delitti della salina

13,00
Quando una delle sigaraie - le manifatturiere del tabacco - va a chiederle aiuto, Clara Simon non sa che fare. È una bella ragazza, con quegli occhi a mandorla ereditati dalla madre, una cinese del porto che, nonostante le differenze di classe, aveva sposato il capitano di marina Francesco Paolo Simon. Poi però è morta di parto e il marito è finito disperso in guerra. Cosí, Clara vive con il nonno, uno degli uomini piú in vista di Cagliari, e lavora all'«Unione», anche se non può firmare i pezzi: perché è una donna, e soprattutto perché in passato la sua tensione verso la giustizia e il suo bisogno di verità l'hanno messa nei guai. Ma la sigaraia le spiega che i piciocus de crobi, i miserabili bambini del mercato, stanno scomparendo uno dopo l'altro e, di fronte alla notizia di un piccolo cadavere rinvenuto alla salina, Clara non riesce a soffocare il suo istinto investigativo. Grazie all'aiuto del fedele Ugo Fassberger, redattore al giornale e suo amico d'infanzia, e al tenente dei carabinieri Rodolfo Saporito, napoletano trasferito da poco in città e sensibile al suo fascino, questa ragazza determinata e pronta a difendere i piú deboli attraversa una Cagliari lontana da ogni stereotipo, per svelarne il cuore nero e scellerato.
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I delitti della salina

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Quando una delle sigaraie - le manifatturiere del tabacco - va a chiederle aiuto, Clara Simon non sa che fare. È una bella ragazza, con quegli occhi a mandorla ereditati dalla madre, una cinese del porto che, nonostante le differenze di classe, aveva sposato il capitano di marina Francesco Paolo Simon. Poi però è morta di parto e il marito è finito disperso in guerra. Cosí, Clara vive con il nonno, uno degli uomini piú in vista di Cagliari, e lavora all'«Unione», anche se non può firmare i pezzi: perché è una donna, e soprattutto perché in passato la sua tensione verso la giustizia e il suo bisogno di verità l'hanno messa nei guai. Ma la sigaraia le spiega che i piciocus de crobi, i miserabili bambini del mercato, stanno scomparendo uno dopo l'altro e, di fronte alla notizia di un piccolo cadavere rinvenuto alla salina, Clara non riesce a soffocare il suo istinto investigativo. Grazie all'aiuto del fedele Ugo Fassberger, redattore al giornale e suo amico d'infanzia, e al tenente dei carabinieri Rodolfo Saporito, napoletano trasferito da poco in città e sensibile al suo fascino, questa ragazza determinata e pronta a difendere i piú deboli attraversa una Cagliari lontana da ogni stereotipo, per svelarne il cuore nero e scellerato.
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Il silenzio degli innocenti

7,90
Hannibal Lecter è uno psichiatra geniale, un uomo colto e raffinato. Ed è anche un pericoloso psicopatico e un feroce assassino. Ma è l'unica risorsa che ha a disposizione la giovane agente dell'FBI Clarice Starling per rintracciare Buffalo Bill, l'imprendibile "mostro" che scuoia le sue vittime. Il dottor Lecter decide di aiutarla, ma al prezzo di uno scambio perverso: le consegnerà Buffalo Bill in tempo per salvare la sua ultima preda unicamente se Clarice accetterà di svelargli ciò che da anni tormenta la sua anima...
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Il silenzio degli innocenti

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Hannibal Lecter è uno psichiatra geniale, un uomo colto e raffinato. Ed è anche un pericoloso psicopatico e un feroce assassino. Ma è l'unica risorsa che ha a disposizione la giovane agente dell'FBI Clarice Starling per rintracciare Buffalo Bill, l'imprendibile "mostro" che scuoia le sue vittime. Il dottor Lecter decide di aiutarla, ma al prezzo di uno scambio perverso: le consegnerà Buffalo Bill in tempo per salvare la sua ultima preda unicamente se Clarice accetterà di svelargli ciò che da anni tormenta la sua anima...
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Arsenio Lupin. L’isola delle trenta bare. Ediz. integrale

14,00
Nel pieno della Grande Guerra, Véronique d'Hergemont si mette sulle tracce del figlio e del padre, scomparsi quindici anni prima in un naufragio. Le ricerche la portano sull'immaginaria isola di Sarek, in Bretagna, un luogo tanto remoto quanto misterioso. In effetti, i trenta scogli che circondano l'isola hanno dato vita a una serie di storie a dir poco inquietanti: si racconta che trenta persone siano destinate a una morte cruenta, e che tra le vittime debbano esserci quattro donne. Le indagini di Véronique si intrecciano a queste superstizioni locali quando trova delle incisioni con le sue iniziali e l'immagine di una donna crocifissa con il suo stesso volto! L'atmosfera arcana delle leggende celtiche, la sanguinosa profezia e l'ombra del terribile principe Vorski non sembrano lasciare scampo alla donna, ma per sua fortuna l'ineguagliabile Arsenio Lupin è pronto a intervenire, anche perché Sarek nasconde un tesoro inestimabile. Si dice, infatti, che sull'isola si trovi la Pietra di Dio, un oggetto che dà la morte o la vita...
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Arsenio Lupin. L’isola delle trenta bare. Ediz. integrale

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Nel pieno della Grande Guerra, Véronique d'Hergemont si mette sulle tracce del figlio e del padre, scomparsi quindici anni prima in un naufragio. Le ricerche la portano sull'immaginaria isola di Sarek, in Bretagna, un luogo tanto remoto quanto misterioso. In effetti, i trenta scogli che circondano l'isola hanno dato vita a una serie di storie a dir poco inquietanti: si racconta che trenta persone siano destinate a una morte cruenta, e che tra le vittime debbano esserci quattro donne. Le indagini di Véronique si intrecciano a queste superstizioni locali quando trova delle incisioni con le sue iniziali e l'immagine di una donna crocifissa con il suo stesso volto! L'atmosfera arcana delle leggende celtiche, la sanguinosa profezia e l'ombra del terribile principe Vorski non sembrano lasciare scampo alla donna, ma per sua fortuna l'ineguagliabile Arsenio Lupin è pronto a intervenire, anche perché Sarek nasconde un tesoro inestimabile. Si dice, infatti, che sull'isola si trovi la Pietra di Dio, un oggetto che dà la morte o la vita...
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Soledad

18,50
1939. L’Italia si prepara a vivere l’ultimo Natale di pace, ma un omicidio squassa il ventre della città. Quanta solitudine che c’è. In Europa la guerra è cominciata, eppure da noi qualcuno si illude ancora che sia possibile tenerla fuori della porta. E poi sta arrivando la più bella delle feste, quella dove si mangia, si beve, ci si abbraccia, quella in cui ci si scambiano doni con le persone care; non bisogna avere pensieri tristi. La solitudine, però, la solitudine vera, è difficile da scacciare. Puoi essere solo perfino se stai in mezzo alla gente, se hai una famiglia, degli amici. Soprattutto puoi essere solo se decidono che sei diverso, magari perché non sai parlare, o perché ami persone del tuo stesso sesso. O perché, dicono, sei di un’altra razza. Anche Erminia Cascetta era diversa, a modo suo. Aveva troppa voglia di vivere, perciò l’hanno uccisa. In questo tempo che accelera verso l’abisso, spetta al commissario Ricciardi e al brigadiere Maione scoprire chi è stato. La chiave di tutto, però, è sempre la solitudine. Che, a volte nemmeno lo sappiamo, ci siede accanto. «Potessi parlarti, ti parlerei della solitudine del cuore. E della condanna che hai comminato, senza nessuna pietà, e senza avere idea di quello che stavi facendo. Potessi parlarti, ti direi che alla fine la colpa è tua. Ma non posso parlarti, giusto? No, non posso. Perché sei morta».
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1939. L’Italia si prepara a vivere l’ultimo Natale di pace, ma un omicidio squassa il ventre della città. Quanta solitudine che c’è. In Europa la guerra è cominciata, eppure da noi qualcuno si illude ancora che sia possibile tenerla fuori della porta. E poi sta arrivando la più bella delle feste, quella dove si mangia, si beve, ci si abbraccia, quella in cui ci si scambiano doni con le persone care; non bisogna avere pensieri tristi. La solitudine, però, la solitudine vera, è difficile da scacciare. Puoi essere solo perfino se stai in mezzo alla gente, se hai una famiglia, degli amici. Soprattutto puoi essere solo se decidono che sei diverso, magari perché non sai parlare, o perché ami persone del tuo stesso sesso. O perché, dicono, sei di un’altra razza. Anche Erminia Cascetta era diversa, a modo suo. Aveva troppa voglia di vivere, perciò l’hanno uccisa. In questo tempo che accelera verso l’abisso, spetta al commissario Ricciardi e al brigadiere Maione scoprire chi è stato. La chiave di tutto, però, è sempre la solitudine. Che, a volte nemmeno lo sappiamo, ci siede accanto. «Potessi parlarti, ti parlerei della solitudine del cuore. E della condanna che hai comminato, senza nessuna pietà, e senza avere idea di quello che stavi facendo. Potessi parlarti, ti direi che alla fine la colpa è tua. Ma non posso parlarti, giusto? No, non posso. Perché sei morta».
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Un castello di bugie

21,00
Reykjavik. In una fredda giornata di ottobre, la scrittrice Júlía salpa su una barca per Geirshólmur, un isolotto deserto a pochi chilometri dalla costa islandese, insieme a suo marito Gíó. Su quel lembo di terra ghiacciato e impervio svolgerà delle ricerche per un articolo che sta scrivendo sulle eroine delle saghe islandesi. Una volta sull'isola, però, i due hanno una violenta lite, e Júlía fa ritorno da sola in città. Poco dopo, spinta dal rimorso, Júlía torna a Geirshólmur… ma di Gíó non c'è traccia. È impossibile che sia sopravvissuto a una nuotata attraverso le acque gelide, ed è improbabile che qualcuno l'abbia soccorso. Ma allora come spiegare la misteriosa telefonata che Gió ha fatto al lavoro per avvertire che non ci sarebbe stato? E chi è l'uomo visto aggirarsi nel suo giardino? Ma soprattutto, come farà Júlía a convincere la polizia che non è coinvolta nella scomparsa di suo marito? Sullo sfondo della remota Islanda, un thriller psicologico ad altissima tensione che, tra flashback e colpi di scena, rivela uno dopo l'altro inquietanti dettagli, fino all'inaspettato finale. Narrata in prima persona da una testimone che, alla stregua di uno scaltro Mr. Ripley, si dichiara totalmente inaffidabile, una storia al cardiopalmo che avviluppa il lettore nella sua tela, trascinandolo in una corrente che non la
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Un castello di bugie

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Reykjavik. In una fredda giornata di ottobre, la scrittrice Júlía salpa su una barca per Geirshólmur, un isolotto deserto a pochi chilometri dalla costa islandese, insieme a suo marito Gíó. Su quel lembo di terra ghiacciato e impervio svolgerà delle ricerche per un articolo che sta scrivendo sulle eroine delle saghe islandesi. Una volta sull'isola, però, i due hanno una violenta lite, e Júlía fa ritorno da sola in città. Poco dopo, spinta dal rimorso, Júlía torna a Geirshólmur… ma di Gíó non c'è traccia. È impossibile che sia sopravvissuto a una nuotata attraverso le acque gelide, ed è improbabile che qualcuno l'abbia soccorso. Ma allora come spiegare la misteriosa telefonata che Gió ha fatto al lavoro per avvertire che non ci sarebbe stato? E chi è l'uomo visto aggirarsi nel suo giardino? Ma soprattutto, come farà Júlía a convincere la polizia che non è coinvolta nella scomparsa di suo marito? Sullo sfondo della remota Islanda, un thriller psicologico ad altissima tensione che, tra flashback e colpi di scena, rivela uno dopo l'altro inquietanti dettagli, fino all'inaspettato finale. Narrata in prima persona da una testimone che, alla stregua di uno scaltro Mr. Ripley, si dichiara totalmente inaffidabile, una storia al cardiopalmo che avviluppa il lettore nella sua tela, trascinandolo in una corrente che non la
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Il giudice Surra

14,00
Per la prima volta insieme tre brevi gialli ambientati in Sicilia, tre storie da tempo introvabili, che confermano lo straordinario talento inventivo e di narratore di Andrea Camilleri. Delitti, intrighi e sospetti, e un carosello di personaggi memorabili. Le storie di Camilleri sono sempre seducenti, anche quando tralasciano la fascinazione sonora del vigatese per scavare dentro il rimestìo, sommesso ed elusivo, di un italiano parlato tra torsioni e tocchi dialettali: come accade nei tre racconti di questo volume. Conta, nell'un caso e nell'altro, la straordinaria esattezza della scrittura dell'autore. Nella terna, che qui fa libro, trovano assetto componimenti di diversa configurazione narrativa, di uguale qualità inventiva, e di godibilissima lettura. Due dei racconti sono datati 2005. L'altro è del 2011. Ora, dopo la dispersione, entrano nelle partizioni e nell'arcata di un libro unitario, collaborando vicendevolmente con i legami associativi suggeriti dagli ingegnosi giochi di quinte della regia di Camilleri. Sintomatico è il racconto Troppi equivoci con la sua costruzione severamente cinematografica. Sullo schermo delle pagine scorrono le didascalie come in un film d'antan. E la narrazione intreccia due trame parallele di contrapposta colorazione: una luminosa; l'altra torbidamente fosca, marcata dal corsivo. Bruno Costa, «tecnico della società dei telefoni», è portato da una «curiosità innata» a verificare le sue «supposizioni» partendo «da minimi indizi». È un dilettante dell'investigazione. Un futile scherzo telefonico, con conseguenti combinazioni di equivoci, fa precipitare lui e la donna di cui è innamorato nelle spire della trama oscura. La donna viene orrendamente uccisa. L'esercizio della «curiosità» consente a Bruno di venire a capo del giallo prima dello scrupoloso commissario Chimenti. Un monile di onerosi ricordi dà il titolo a Il medaglione. Il maresciallo Antonio Brancato comanda in Sicilia la Stazione dei Carabinieri di un paesino di montagna. Più che altro è un consulente per famiglie, un paciere. Può capitargli di doversi scontrare con un pericoloso latitante di passaggio. Ma lui sa come regolarsi. Risolve tutto con una furbata teatrale (in stile Montalbano). Ed è con una stupefacente furberia che salva dall'attonita disperazione e dalla angosciata autoreclusione un vedovo che, nella cassa del medaglione regalato alla moglie, al posto della sua fotografia ha trovato il ritratto di uno sconosciuto. Ambientato a Montelusa, nell'anno 1862, con propaggini nel biennio successivo, è Il giudice Surra. Il protagonista del racconto storico (un piemontese sceso in terra di Sicilia) è armato di un candore che disorienta la fratellanza, o mafia, e lo rende enigmatico, alieno all'intero paese; gli fa ignorare minacce, intimidazioni, e persino un attentato. È una corazza fantastica, l'in-nocenza, una sfida, sostenuta com'è da un'integrità morale e da un combattivo senso della giustizia che consentono al giudice di rintuzzare e umiliare la mafia, consegnandola all'irrisione. Salvatore Silvano Nigro
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Il giudice Surra

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Per la prima volta insieme tre brevi gialli ambientati in Sicilia, tre storie da tempo introvabili, che confermano lo straordinario talento inventivo e di narratore di Andrea Camilleri. Delitti, intrighi e sospetti, e un carosello di personaggi memorabili. Le storie di Camilleri sono sempre seducenti, anche quando tralasciano la fascinazione sonora del vigatese per scavare dentro il rimestìo, sommesso ed elusivo, di un italiano parlato tra torsioni e tocchi dialettali: come accade nei tre racconti di questo volume. Conta, nell'un caso e nell'altro, la straordinaria esattezza della scrittura dell'autore. Nella terna, che qui fa libro, trovano assetto componimenti di diversa configurazione narrativa, di uguale qualità inventiva, e di godibilissima lettura. Due dei racconti sono datati 2005. L'altro è del 2011. Ora, dopo la dispersione, entrano nelle partizioni e nell'arcata di un libro unitario, collaborando vicendevolmente con i legami associativi suggeriti dagli ingegnosi giochi di quinte della regia di Camilleri. Sintomatico è il racconto Troppi equivoci con la sua costruzione severamente cinematografica. Sullo schermo delle pagine scorrono le didascalie come in un film d'antan. E la narrazione intreccia due trame parallele di contrapposta colorazione: una luminosa; l'altra torbidamente fosca, marcata dal corsivo. Bruno Costa, «tecnico della società dei telefoni», è portato da una «curiosità innata» a verificare le sue «supposizioni» partendo «da minimi indizi». È un dilettante dell'investigazione. Un futile scherzo telefonico, con conseguenti combinazioni di equivoci, fa precipitare lui e la donna di cui è innamorato nelle spire della trama oscura. La donna viene orrendamente uccisa. L'esercizio della «curiosità» consente a Bruno di venire a capo del giallo prima dello scrupoloso commissario Chimenti. Un monile di onerosi ricordi dà il titolo a Il medaglione. Il maresciallo Antonio Brancato comanda in Sicilia la Stazione dei Carabinieri di un paesino di montagna. Più che altro è un consulente per famiglie, un paciere. Può capitargli di doversi scontrare con un pericoloso latitante di passaggio. Ma lui sa come regolarsi. Risolve tutto con una furbata teatrale (in stile Montalbano). Ed è con una stupefacente furberia che salva dall'attonita disperazione e dalla angosciata autoreclusione un vedovo che, nella cassa del medaglione regalato alla moglie, al posto della sua fotografia ha trovato il ritratto di uno sconosciuto. Ambientato a Montelusa, nell'anno 1862, con propaggini nel biennio successivo, è Il giudice Surra. Il protagonista del racconto storico (un piemontese sceso in terra di Sicilia) è armato di un candore che disorienta la fratellanza, o mafia, e lo rende enigmatico, alieno all'intero paese; gli fa ignorare minacce, intimidazioni, e persino un attentato. È una corazza fantastica, l'in-nocenza, una sfida, sostenuta com'è da un'integrità morale e da un combattivo senso della giustizia che consentono al giudice di rintuzzare e umiliare la mafia, consegnandola all'irrisione. Salvatore Silvano Nigro
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Delitto a Kolonaki

18,00
Kolonaki è uno dei quartieri più eleganti della capitale greca, e deve il nome a una piazza con al centro una piccola colonna antica e tutt’intorno negozi lussuosi e caffè dove stazionano intellettuali e sfaccendati. "Delitto a Kolonaki" è il libro che nel 1953 dà inizio alla stagione del noir greco e resta il romanzo emblematico di una narrativa appassionante ambientata in un’Atene ormai scomparsa. La vicenda ruota intorno all’omicidio dell’agente di Borsa Floràs, che sconvolge la buona società ateniese. Mentre la polizia brancola nel buio, a indagare e a venire a capo del mistero saranno il commissario Bekas e il giornalista Makrìs, alter ego dell’autore.
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Delitto a Kolonaki

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Kolonaki è uno dei quartieri più eleganti della capitale greca, e deve il nome a una piazza con al centro una piccola colonna antica e tutt’intorno negozi lussuosi e caffè dove stazionano intellettuali e sfaccendati. "Delitto a Kolonaki" è il libro che nel 1953 dà inizio alla stagione del noir greco e resta il romanzo emblematico di una narrativa appassionante ambientata in un’Atene ormai scomparsa. La vicenda ruota intorno all’omicidio dell’agente di Borsa Floràs, che sconvolge la buona società ateniese. Mentre la polizia brancola nel buio, a indagare e a venire a capo del mistero saranno il commissario Bekas e il giornalista Makrìs, alter ego dell’autore.
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Le ombre della sera

17,60
È quasi mezzogiorno. Dalla porta filtra una luce incerta, nell'aria aleggia una vaga fragranza di aglio e basilico. Davanti a Bacci Pagano, questa volta, non siede una cliente qualsiasi: sprofondata nel divano c'è Katia Airoldi. Sono otto anni che i due non si vedono, precisamente dal giorno del funerale dell'amico di sempre, Cesare Almansi, morto in un incidente d'auto nel luglio 2015. Katia chiede a Bacci di tornare a indagare sulla morte del marito, con il quale aveva un rapporto burrascoso. Gli inquirenti, all'epoca, avevano escluso l'omicidio e la pista dell'attentato. Tragica fatalità? Suicidio? Non senza una certa riluttanza, Bacci è costretto a riaprire il libro del passato; per farlo, chiama a raccolta gli amici di oggi e di ieri: Giulia, la sua nuova, combattiva compagna; Pertusiello, alleato di tante avventure; e la figlia Aglaja, consulente letteraria d'eccezione. Comincia una ricerca che lo riporta indietro nel tempo, agli anni del liceo, del processo e del carcere, sulle tracce d'una amicizia interrotta per trentatré anni e poi ripresa in occasione della campagna elettorale che aveva aperto ad Almansi le porte del Senato. Sono voci lontane, ricordi soffusi di malinconia, ma qualcosa viene alla luce, qualcosa che illuminerà la natura delle relazioni di Almansi con le persone importanti della sua vita. Una verità con la quale anche l'investigatore dei carruggi sarà costretto a fare i conti. Bruno Morchio regala ai suoi lettori un nuovo romanzo della serie di Bacci Pagano. Un'opera matura che, riportando in scena personaggi e vicende di altri capitoli della saga, trascina il protagonista in un viaggio dentro sé stesso e lo induce a riflettere sull'amicizia, il passare del tempo, la vecchiaia, la morte, persino la sua stessa identità.
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È quasi mezzogiorno. Dalla porta filtra una luce incerta, nell'aria aleggia una vaga fragranza di aglio e basilico. Davanti a Bacci Pagano, questa volta, non siede una cliente qualsiasi: sprofondata nel divano c'è Katia Airoldi. Sono otto anni che i due non si vedono, precisamente dal giorno del funerale dell'amico di sempre, Cesare Almansi, morto in un incidente d'auto nel luglio 2015. Katia chiede a Bacci di tornare a indagare sulla morte del marito, con il quale aveva un rapporto burrascoso. Gli inquirenti, all'epoca, avevano escluso l'omicidio e la pista dell'attentato. Tragica fatalità? Suicidio? Non senza una certa riluttanza, Bacci è costretto a riaprire il libro del passato; per farlo, chiama a raccolta gli amici di oggi e di ieri: Giulia, la sua nuova, combattiva compagna; Pertusiello, alleato di tante avventure; e la figlia Aglaja, consulente letteraria d'eccezione. Comincia una ricerca che lo riporta indietro nel tempo, agli anni del liceo, del processo e del carcere, sulle tracce d'una amicizia interrotta per trentatré anni e poi ripresa in occasione della campagna elettorale che aveva aperto ad Almansi le porte del Senato. Sono voci lontane, ricordi soffusi di malinconia, ma qualcosa viene alla luce, qualcosa che illuminerà la natura delle relazioni di Almansi con le persone importanti della sua vita. Una verità con la quale anche l'investigatore dei carruggi sarà costretto a fare i conti. Bruno Morchio regala ai suoi lettori un nuovo romanzo della serie di Bacci Pagano. Un'opera matura che, riportando in scena personaggi e vicende di altri capitoli della saga, trascina il protagonista in un viaggio dentro sé stesso e lo induce a riflettere sull'amicizia, il passare del tempo, la vecchiaia, la morte, persino la sua stessa identità.
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La vacanza del commissario Maugeri

16,00
Nell'estate del 1947 il commissario Maugeri decide di passare due settimane di vacanza con la sua famiglia, in una località della Val Brembana dove è stato partigiano durante la guerra. Purtroppo però non è destino che il nostro commissario possa trascorrere delle ferie tranquille: le parole di un ubriaco, l’incontro con una ragazza in bikini, una vedova che piange ancora il marito misteriosamente scomparso e il ritrovamento di un cadavere lo coinvolgeranno in una delle sue inchieste più complesse. Sullo sfondo, le montagne e i suoi sentieri, le malghe con il bestiame, l’osteria dove ci si ritrova per un bicchiere di vino o un piatto di polenta. E tante storie legate al conflitto mondiale appena terminato.
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La vacanza del commissario Maugeri

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Nell'estate del 1947 il commissario Maugeri decide di passare due settimane di vacanza con la sua famiglia, in una località della Val Brembana dove è stato partigiano durante la guerra. Purtroppo però non è destino che il nostro commissario possa trascorrere delle ferie tranquille: le parole di un ubriaco, l’incontro con una ragazza in bikini, una vedova che piange ancora il marito misteriosamente scomparso e il ritrovamento di un cadavere lo coinvolgeranno in una delle sue inchieste più complesse. Sullo sfondo, le montagne e i suoi sentieri, le malghe con il bestiame, l’osteria dove ci si ritrova per un bicchiere di vino o un piatto di polenta. E tante storie legate al conflitto mondiale appena terminato.
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Torno presto

14,00
Il romanzo presenta la stessa storia di un omicidio per motivi sessuali, vissuta e narrata dai punti di vista differenti dei tre soggetti coinvolti nella vicenda: la vittima, l'assassino e il mondo della gente che guarda. Olwen, ragazza della provincia gallese, racconta i suoi primi amori, il lavoro in città, la vita che progressivamente la prende, sino all'incontro col delitto; sullo sfondo la guerra mondiale, come palestra di buoni sentimenti. L'assassino più che raccontare introduce alla sua psicologia superomistica e sprezzante, a un dongiovannismo intriso di disprezzo per la donna, che è solo sete di dominio sull'altro. E infine il racconto dell'inchiesta di polizia, occhio del mondo che cerca le ragioni di incontro di vie umane tanto divergenti.
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Torno presto

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Il romanzo presenta la stessa storia di un omicidio per motivi sessuali, vissuta e narrata dai punti di vista differenti dei tre soggetti coinvolti nella vicenda: la vittima, l'assassino e il mondo della gente che guarda. Olwen, ragazza della provincia gallese, racconta i suoi primi amori, il lavoro in città, la vita che progressivamente la prende, sino all'incontro col delitto; sullo sfondo la guerra mondiale, come palestra di buoni sentimenti. L'assassino più che raccontare introduce alla sua psicologia superomistica e sprezzante, a un dongiovannismo intriso di disprezzo per la donna, che è solo sete di dominio sull'altro. E infine il racconto dell'inchiesta di polizia, occhio del mondo che cerca le ragioni di incontro di vie umane tanto divergenti.
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Requiem di provincia

20,00
Il dirigente di un grande gruppo industriale è in coma con un proiettile nella testa. Qualcuno col viso coperto da un passamontagna gli ha sparato a sangue freddo sul pianerottolo di casa. Sono cose che non capitano mai nella tranquilla provincia piemontese. È il 1987, Corso Bramard è commissario di polizia e Vincenzo Arcadipane è il suo braccio destro: un salto indietro nel tempo, all’origine di tutto ciò che ha reso unici e indimenticabili questi personaggi. Con “Requiem di provincia” Davide Longo scrive un affascinante romanzo dall’atmosfera inquieta. E senza mai rinunciare al suo misurato quanto irresistibile umorismo, tesse la trama di una vicenda imprevedibile, che sorprende fino all’ultima pagina. Eric Delarue, poco più di cinquant’anni, origini francesi, bello, istrionico, di successo, sposato con una donna ricca: un po’ per sfotterlo, un po’ per invidia, gli operai della fabbrica di cui era il responsabile lo chiamavano Julio, come Julio Iglesias di cui aveva l’irresistibile sorriso. Chi poteva odiare uno così al punto da sparargli sulla porta di casa? Un’indagine che parte in salita vista l’assenza di indizi e testimoni, fino a quando non arriva la rivendicazione di uno sconosciuto gruppo terroristico che sembra convincere le alte sfere della polizia e, soprattutto, i capi della società per cui Delarue lavorava, desiderosi di chiudere in fretta la faccenda. L’unico a non credere alla pista politica è il commissario Bramard, che nessuno prende sottogamba, sebbene in questo periodo la sua mente sia spesso annebbiata dall’alcol. E come lui la pensa il giovane ispettore Arcadipane, che quasi ogni notte lo recupera nelle osterie per rimetterlo in sesto e assicurarsi che il mattino dopo si presenti in questura. I due inseguono la verità muovendosi tra la livida e rugginosa cittadina dov’è avvenuto il fatto e la Torino dell’alta borghesia. Tra i segreti inconfessati di una certa provincia e i tentativi di depistaggio di chi vorrebbe mantenere privati i propri vizi. Un caso davvero complesso, la cui soluzione porterà Bramard e Arcadipane a fare i conti con tutte le sfumature della parola giustizia.
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Requiem di provincia

20,00
Il dirigente di un grande gruppo industriale è in coma con un proiettile nella testa. Qualcuno col viso coperto da un passamontagna gli ha sparato a sangue freddo sul pianerottolo di casa. Sono cose che non capitano mai nella tranquilla provincia piemontese. È il 1987, Corso Bramard è commissario di polizia e Vincenzo Arcadipane è il suo braccio destro: un salto indietro nel tempo, all’origine di tutto ciò che ha reso unici e indimenticabili questi personaggi. Con “Requiem di provincia” Davide Longo scrive un affascinante romanzo dall’atmosfera inquieta. E senza mai rinunciare al suo misurato quanto irresistibile umorismo, tesse la trama di una vicenda imprevedibile, che sorprende fino all’ultima pagina. Eric Delarue, poco più di cinquant’anni, origini francesi, bello, istrionico, di successo, sposato con una donna ricca: un po’ per sfotterlo, un po’ per invidia, gli operai della fabbrica di cui era il responsabile lo chiamavano Julio, come Julio Iglesias di cui aveva l’irresistibile sorriso. Chi poteva odiare uno così al punto da sparargli sulla porta di casa? Un’indagine che parte in salita vista l’assenza di indizi e testimoni, fino a quando non arriva la rivendicazione di uno sconosciuto gruppo terroristico che sembra convincere le alte sfere della polizia e, soprattutto, i capi della società per cui Delarue lavorava, desiderosi di chiudere in fretta la faccenda. L’unico a non credere alla pista politica è il commissario Bramard, che nessuno prende sottogamba, sebbene in questo periodo la sua mente sia spesso annebbiata dall’alcol. E come lui la pensa il giovane ispettore Arcadipane, che quasi ogni notte lo recupera nelle osterie per rimetterlo in sesto e assicurarsi che il mattino dopo si presenti in questura. I due inseguono la verità muovendosi tra la livida e rugginosa cittadina dov’è avvenuto il fatto e la Torino dell’alta borghesia. Tra i segreti inconfessati di una certa provincia e i tentativi di depistaggio di chi vorrebbe mantenere privati i propri vizi. Un caso davvero complesso, la cui soluzione porterà Bramard e Arcadipane a fare i conti con tutte le sfumature della parola giustizia.
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Metropolis. StraStoria di una Milano (In)cosciente

15,00
Milano, un giorno come tanti altri. Anzi no, visto che nei posti più impensati dal terreno cominciano a spuntare all’improvviso dei mattoni che in breve si trasformano in veri e propri muri, bloccando la città e seminando progressivamente il panico. Che cosa sta succedendo? Se lo chiedono Denali, giovane impiegata che vive a Affori Nord, e Nino, ladro di appartamenti di Corvetto, sempre accompagnato dalla fedele cornacchia Rafe’ che gli fa da palo. Se lo chiedono l’Assessore, politico spregiudicato e arrogante, Teresio Dei, avvocato di basso cabotaggio e tante cause perse, e i membri della Congrega della Teppa, bizzarra loggia massonica che vorrebbe prendere il controllo della città. Se lo chiede anche Jonathan Thoughts, una figura misteriosa con poteri e conoscenze decisamente straordinari, che dice di essere stato chiamato a risolvere la situazione. Le loro strade si incrociano, insieme a quelle di molti altri personaggi, e si creano alleanze e contrapposizioni, in una corsa mozzafiato per decidere i destini di una metropoli che rischia di perdere definitivamente la propria anima. Metropolis è un romanzo caleidoscopico e fuori dagli schemi che mescola critica sociale, ironia e grottesco per raccontare la Milano di oggi con le sue fragilità, le sue ipocrisie, le sue contraddizioni. Andrea Ferrari e Francesco Gallone si sono cimentati nella stesura di un romanzo a puntate all’interno del format di narrazione condivisa StraStorie, ideato da Valeria Ravera e basato sull’interazione fra autori e lettori in fase di scrittura. Nell’arco di sei mesi, gli autori si sono confrontati con i lettori, invitati a contribuire con i loro suggerimenti per il prosieguo della storia, selezionando e rielaborandone gli spunti e inserendoli nella narrazione. Ferrari e Gallone sono stati affiancati in questa maratona creativa da Mauro Biagini, Barbara Cagni, Gino Cervi, Paola Varalli e Marina Visentin, che hanno scritto un capitolo/spunto a testa. Il romanzo è corredato dalle illustrazioni originali di GAL e basta.
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Metropolis. StraStoria di una Milano (In)cosciente

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Milano, un giorno come tanti altri. Anzi no, visto che nei posti più impensati dal terreno cominciano a spuntare all’improvviso dei mattoni che in breve si trasformano in veri e propri muri, bloccando la città e seminando progressivamente il panico. Che cosa sta succedendo? Se lo chiedono Denali, giovane impiegata che vive a Affori Nord, e Nino, ladro di appartamenti di Corvetto, sempre accompagnato dalla fedele cornacchia Rafe’ che gli fa da palo. Se lo chiedono l’Assessore, politico spregiudicato e arrogante, Teresio Dei, avvocato di basso cabotaggio e tante cause perse, e i membri della Congrega della Teppa, bizzarra loggia massonica che vorrebbe prendere il controllo della città. Se lo chiede anche Jonathan Thoughts, una figura misteriosa con poteri e conoscenze decisamente straordinari, che dice di essere stato chiamato a risolvere la situazione. Le loro strade si incrociano, insieme a quelle di molti altri personaggi, e si creano alleanze e contrapposizioni, in una corsa mozzafiato per decidere i destini di una metropoli che rischia di perdere definitivamente la propria anima. Metropolis è un romanzo caleidoscopico e fuori dagli schemi che mescola critica sociale, ironia e grottesco per raccontare la Milano di oggi con le sue fragilità, le sue ipocrisie, le sue contraddizioni. Andrea Ferrari e Francesco Gallone si sono cimentati nella stesura di un romanzo a puntate all’interno del format di narrazione condivisa StraStorie, ideato da Valeria Ravera e basato sull’interazione fra autori e lettori in fase di scrittura. Nell’arco di sei mesi, gli autori si sono confrontati con i lettori, invitati a contribuire con i loro suggerimenti per il prosieguo della storia, selezionando e rielaborandone gli spunti e inserendoli nella narrazione. Ferrari e Gallone sono stati affiancati in questa maratona creativa da Mauro Biagini, Barbara Cagni, Gino Cervi, Paola Varalli e Marina Visentin, che hanno scritto un capitolo/spunto a testa. Il romanzo è corredato dalle illustrazioni originali di GAL e basta.
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