Ottobre 14, 2024

Il primo fiore di zafferano di Laila Ibrahim

Una madre. Due figli naturali, una adottiva. Nulla di strano se non fosse ché ci troviamo in Virginia, la madre è una schiava di colore e la figlia adottiva è la primogenita dei suoi padroni. Leggiamo Il primo fiore di zafferano di Laila Ibrahim.

Se pensiamo che le storie sulla schiavitù americana abbiano già detto e dato tutto, ci stiamo sbagliando. O, meglio, non abbiamo ancora letto Il primo fiore di zafferano di Laila Ibrahim.

Virginia. 1837. Mattie è una schiava della piantagione. Ha da poco avuto il suo primo figlio, Samuel e il caso ha voluto che proprio in quello stesso periodo, qualche mese dopo, anche Mrs. Ann, la moglie del suo padrone, abbia una figlia, la piccola Elizabeth. Il suo destino è segnato: dovrà lasciare il figlio alle cure della “sorella” Rebecca e del nonno Poppy. Non può scegliere lei. Non può disporre della propria vita nè tanto meno di quella del figlio. Tra le braccia accoglierà la piccola padroncina e, suo malgrado, la crescerà come se fosse sua, mentre la bimba, giorno dopo giorno affezionandocisi come se fosse una madre. E Mattie trascorre i suoi giorni tra le cure amorevoli per la piccola e lo sguardo piantato verso le capanne degli schiavi, alla ricerca del figlio che crescerà senza di lei. Ma non è tutto perduto. La forza di volontà delle due donne, una Mattie che impara dalla sofferenza a non mollare mai, ed una Lisabeth che impara da Mattie ad amare e a diventare donna, le porterà a compiere il proprio destino. Verso un finale amaro, ma non del tutto infelice. 

Da quanto non piangevo leggendo un libro? Bhè, forse molto meno di quanto vorrei ammettere, ma questo della Ibrahim fa parte della schiera dei libri del cuore. Quelli che, raccontano una storia vera, raccontano anche una storia di sentimenti ed emozioni forti e indelebili. Non so se ciò accade perché, da madre, ho imparato che, al mondo, non vi è legame più forte di quello che unisce una madre ad un figlio. Non so neppure se è perché la Ibrahim è riuscita a catturare, del reale la parte più profonda e sottile, quella che unisce anime e cuori in un unico sentimento. Ma penso che leggere Il primo fiore di Zafferano sia come immergersi senza remore nei nostri sentimenti, come in una catarsi emozionale, in grado di purificare i nostri cuori e ciò che proviamo.

Mamma e papà ripetevano sempre che gli schiavi erano come figli a cui serviva una guida per sopravvivere. Si opponevano con fervore all’emancipazione, sostenendo che fosse assolutamente ingiusta per i negri.

I sentimenti pesano come macigni sulla vita delle due protagoniste, mentre intorno a loro sembra mancare del tutto la consapevolezza di cosa significhi amare: tra uomini che obbediscono solo ai loro lombi, madri che non sanno fare le madri, e padri che pensano di essere padroni della vota di chiunque. La voce del cuore, nella vita della piccola Lizabeth è solo quella di Mattie, che non sa leggere, non ha istruzione ma ha dalla sua una vita di stenti e di violenza, di sofferenza oltre ogni limite e, da questa, ha imparato il linguaggio segreto del cuore. E noi lettori ci troviamo ben presto imbrigliati in questo groviglio di sensazioni, di emozioni in cui percepiamo, come la piccola Lizabeth, le storture e le brutture di un sistema sbagliato, scorretto e violento, ma non capiamo bene come porne fine. La risposta a questa domanda ce la danno Mattie la stessa Lizabeth, con le scelte estreme e pericolose che scelgono di fare e che le porteranno, sino all’ultima pagina, a diventare padrone della propria vita e delle proprie scelte.

Laila Ibrahim fa quello che giustamente fanno i bravi scrittori: scompaiono, per narrare i fatti nella loro interezza e completezza. E ci riesce molto bene, dando la parola alla piccola Lizabeth che, pagina dopo pagina diventa una donna forte e decisa, in grado di scegliere la strada più giusta per sé. Così, Il primo fiore di zafferano ci insegna che anche quando le costrizioni sono più forti una possibilità di libertà e redenzione è possibile. Sempre. Basta la giusta dose di determinazione.


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By Ladra di Libri

Mi chiamo Mariana, sono una ladra, compulsiva, ossessiva e ripetitiva. E sono una Ladra di Libri.

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