LIBRERIA DEL GIALLO E DEL FANTASTICO
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La sposa cadavere. Die Todtenbraut

6,90
La fortuna di "La sposa cadavere", che parte da un'antichissima leggenda ebraica per evolversi in un gioco di cornici, è particolarmente interessante perché non si limita solo ai suoi contemporanei. Oltre ad aver influenzato alcuni delle maggiori scrittrici e scrittori del gotico inglese, ha notevoli affinità anche con "L'uomo della sabbia" di E.T.A. Hoffmann o "La donna dal collier di velluto" di Alexandre Dumas; giunge infine ai giorni nostri quando, nel 2005, il grande regista Tim Burton ne ha tratto il pluripremiato film d'animazione in stop-motion, "Corpse Bride". Anche se la storia ha sempre risvolti e finali differenti nelle diverse versioni che si susseguono nei secoli e attraversano il mondo, il tema centrale che permane è quello dell'espiazione di una colpa o della riparazione di un torto subito nel contesto di un legame sentimentale. Questo è ciò che avviene nella leggenda popolare tramandata oralmente riportata da Schulze nell'ultima cornice della sua novella. Secondo questa leggenda, il fantasma di una donna vaga da secoli per la terra col fine di espiare la colpa di aver abbandonato l'amato portandolo alla morte, e assume di volta in volta nel corso dei secoli l'aspetto di giovani donne affascinanti per sedurre gli uomini, finché non troverà quello capace di resisterle. Uscendo dalla dicotomia tipicamente ottocentesca che vede la donna di volta in volta come espressione o della femme fatale o della Santa, della seduttrice o della brava moglie, nel suo testo Schulze promuove un personaggio femminile ambivalente capace di riassumere in se stesso entrambi questi aspetti e soprattutto avvalora la questione dell'alleanza fra donne, assente in altri testi del tempo o precedenti.
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La sposa cadavere. Die Todtenbraut

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La fortuna di "La sposa cadavere", che parte da un'antichissima leggenda ebraica per evolversi in un gioco di cornici, è particolarmente interessante perché non si limita solo ai suoi contemporanei. Oltre ad aver influenzato alcuni delle maggiori scrittrici e scrittori del gotico inglese, ha notevoli affinità anche con "L'uomo della sabbia" di E.T.A. Hoffmann o "La donna dal collier di velluto" di Alexandre Dumas; giunge infine ai giorni nostri quando, nel 2005, il grande regista Tim Burton ne ha tratto il pluripremiato film d'animazione in stop-motion, "Corpse Bride". Anche se la storia ha sempre risvolti e finali differenti nelle diverse versioni che si susseguono nei secoli e attraversano il mondo, il tema centrale che permane è quello dell'espiazione di una colpa o della riparazione di un torto subito nel contesto di un legame sentimentale. Questo è ciò che avviene nella leggenda popolare tramandata oralmente riportata da Schulze nell'ultima cornice della sua novella. Secondo questa leggenda, il fantasma di una donna vaga da secoli per la terra col fine di espiare la colpa di aver abbandonato l'amato portandolo alla morte, e assume di volta in volta nel corso dei secoli l'aspetto di giovani donne affascinanti per sedurre gli uomini, finché non troverà quello capace di resisterle. Uscendo dalla dicotomia tipicamente ottocentesca che vede la donna di volta in volta come espressione o della femme fatale o della Santa, della seduttrice o della brava moglie, nel suo testo Schulze promuove un personaggio femminile ambivalente capace di riassumere in se stesso entrambi questi aspetti e soprattutto avvalora la questione dell'alleanza fra donne, assente in altri testi del tempo o precedenti.
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Dentro la maschera

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Fugit. L’ombra del tempo

15,00
«Il Tempo, come suggerisce Borges, è la sostanza di cui siamo fatti o, forse, il Tempo non è altro che l'essenza distillata di un mondo inafferrabile. È difficile comprenderne, infatti, la sua natura intrinseca, il rapporto speciale che intesse con l'uomo e con le altre creature. Il Tempo esiste e non esiste, fonde le sue strutture, ammesso che ne abbia realmente, si dilata e si restringe, confonde i sensi e la coscienza. Tuttavia, privati del Tempo non saremmo in grado di percepirci, esseri senza direzione, senza un senso, senza un ordinamento. Il Tempo ci determina, conserva i nostri ricordi, le nostre storie e, come la letteratura ci ha più volte mostrato, può divenire ossessione, un inseguimento serrato che non sempre si rivela soddisfacente o proficuo. Pensiamo al capolavoro proustiano, costruito su ricerche e attese febbrili, o alle profondità borgesiane, tormentate dal concetto di eternità; o, ancora, a Montale, dove il Tempo viene rivelato nella sua essenza metafisica e trascendente. Presagi, inquietudini, ma anche speranze accompagnano le riflessioni che gli autori della grande letteratura dedicano a questo tema, tanto complesso quanto sconfinato. Ed è proprio a questa dimensione, fragile e potente insieme, che Fugit è dedicato» (dalla prefazione di Sara Elisa Riva)
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Fugit. L’ombra del tempo

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«Il Tempo, come suggerisce Borges, è la sostanza di cui siamo fatti o, forse, il Tempo non è altro che l'essenza distillata di un mondo inafferrabile. È difficile comprenderne, infatti, la sua natura intrinseca, il rapporto speciale che intesse con l'uomo e con le altre creature. Il Tempo esiste e non esiste, fonde le sue strutture, ammesso che ne abbia realmente, si dilata e si restringe, confonde i sensi e la coscienza. Tuttavia, privati del Tempo non saremmo in grado di percepirci, esseri senza direzione, senza un senso, senza un ordinamento. Il Tempo ci determina, conserva i nostri ricordi, le nostre storie e, come la letteratura ci ha più volte mostrato, può divenire ossessione, un inseguimento serrato che non sempre si rivela soddisfacente o proficuo. Pensiamo al capolavoro proustiano, costruito su ricerche e attese febbrili, o alle profondità borgesiane, tormentate dal concetto di eternità; o, ancora, a Montale, dove il Tempo viene rivelato nella sua essenza metafisica e trascendente. Presagi, inquietudini, ma anche speranze accompagnano le riflessioni che gli autori della grande letteratura dedicano a questo tema, tanto complesso quanto sconfinato. Ed è proprio a questa dimensione, fragile e potente insieme, che Fugit è dedicato» (dalla prefazione di Sara Elisa Riva)
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