LIBRERIA DEL GIALLO E DEL FANTASTICO
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Per una Costituzione della Terra. L’umanità al bivio

20,00
Esistono problemi globali che non fanno parte dell'agenda politica dei governi nazionali, anche se dalla loro soluzione dipende la sopravvivenza dell'umanità. Il riscaldamento climatico, il pericolo di conflitti nucleari, le disuguaglianze, la morte di milioni di persone ogni anno per mancanza di alimentazione di base e di farmaci salvavita e le centinaia di migliaia di migranti in fuga segnano il nostro orizzonte presente e futuro. In gran parte dipendono dall'assenza di limiti ai poteri selvaggi degli Stati sovrani e dei mercati globali. Tuttavia, secondo Luigi Ferrajoli, un'alternativa istituzionale e politica è possibile e la sua stella polare è una Costituzione della Terra. Non si tratta di un'ipotesi utopistica. Al contrario, è la sola risposta razionale e realistica allo stesso dilemma che Thomas Hobbes affrontò quattro secoli fa: la generale insicurezza determinata dalla libertà selvaggia dei più forti, oppure il patto di convivenza pacifica basato sul divieto della guerra e sulla garanzia dell'abitabilità del pianeta e perciò della vita di tutti. La vera utopia, l'ipotesi più inverosimile, è l'idea che la realtà possa rimanere così come è: l'illusione cioè che potremo continuare a fondare le nostre democrazie e i nostri tenori di vita sulla fame e la miseria del resto del mondo, sulla forza delle armi e sullo sviluppo ecologicamente insostenibile delle nostre economie. Solo una Costituzione della Terra, che introduca un demanio planetario a tutela dei beni vitali della natura, bandisca le armi a cominciare da quelle nucleari e introduca un fisco e idonee istituzioni globali di garanzia in difesa dei diritti di libertà e in attuazione dei diritti sociali di tutti può realizzare l'universalismo dei diritti umani, assicurare la pace e, prima ancora, la vivibilità del pianeta e la sopravvivenza dell'umanità.
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Per una Costituzione della Terra. L’umanità al bivio

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Esistono problemi globali che non fanno parte dell'agenda politica dei governi nazionali, anche se dalla loro soluzione dipende la sopravvivenza dell'umanità. Il riscaldamento climatico, il pericolo di conflitti nucleari, le disuguaglianze, la morte di milioni di persone ogni anno per mancanza di alimentazione di base e di farmaci salvavita e le centinaia di migliaia di migranti in fuga segnano il nostro orizzonte presente e futuro. In gran parte dipendono dall'assenza di limiti ai poteri selvaggi degli Stati sovrani e dei mercati globali. Tuttavia, secondo Luigi Ferrajoli, un'alternativa istituzionale e politica è possibile e la sua stella polare è una Costituzione della Terra. Non si tratta di un'ipotesi utopistica. Al contrario, è la sola risposta razionale e realistica allo stesso dilemma che Thomas Hobbes affrontò quattro secoli fa: la generale insicurezza determinata dalla libertà selvaggia dei più forti, oppure il patto di convivenza pacifica basato sul divieto della guerra e sulla garanzia dell'abitabilità del pianeta e perciò della vita di tutti. La vera utopia, l'ipotesi più inverosimile, è l'idea che la realtà possa rimanere così come è: l'illusione cioè che potremo continuare a fondare le nostre democrazie e i nostri tenori di vita sulla fame e la miseria del resto del mondo, sulla forza delle armi e sullo sviluppo ecologicamente insostenibile delle nostre economie. Solo una Costituzione della Terra, che introduca un demanio planetario a tutela dei beni vitali della natura, bandisca le armi a cominciare da quelle nucleari e introduca un fisco e idonee istituzioni globali di garanzia in difesa dei diritti di libertà e in attuazione dei diritti sociali di tutti può realizzare l'universalismo dei diritti umani, assicurare la pace e, prima ancora, la vivibilità del pianeta e la sopravvivenza dell'umanità.
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Omero, Iliade

10,00
«Voglio raccontarvi quel che so, perché anche voi capiate quello che io ho capito: la guerra è un'ossessione dei vecchi, che mandano i giovani a combatterla.» La più grande storia di guerra mai raccontata. Una storia che evoca il cozzare delle armi, la brutalità della violenza e delle stragi, ma anche la pietà, la ragione dei vinti, l'amore ostinato per la pace. Alessandro Baricco interviene sulla traduzione integrale accorciando, togliendo le ripetizioni senza riassumere ma usando il testo originale. Sceglie di eliminare tutte le scene con le apparizioni degli dei, rende il linguaggio vivo e la narrazione soggettiva. Un modo nuovo di leggere l'Iliade. Età di lettura: da 13 anni.
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Omero, Iliade

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«Voglio raccontarvi quel che so, perché anche voi capiate quello che io ho capito: la guerra è un'ossessione dei vecchi, che mandano i giovani a combatterla.» La più grande storia di guerra mai raccontata. Una storia che evoca il cozzare delle armi, la brutalità della violenza e delle stragi, ma anche la pietà, la ragione dei vinti, l'amore ostinato per la pace. Alessandro Baricco interviene sulla traduzione integrale accorciando, togliendo le ripetizioni senza riassumere ma usando il testo originale. Sceglie di eliminare tutte le scene con le apparizioni degli dei, rende il linguaggio vivo e la narrazione soggettiva. Un modo nuovo di leggere l'Iliade. Età di lettura: da 13 anni.
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Mi è nato un papà. Anche i padri aspettano un figlio

10,00
Restituendo il vissuto, anche emotivo, del diventare padri, il libro informa sulle dinamiche individuali e di coppia che si attivano con la gravidanza e la genitorialità, fa riflettere su ciò che questa straordinaria esperienza comporta, suggerisce modi di interazione positiva, esplorando l'arco di tempo che va dal concepimento al primo anno di vita del figlio. Il racconto in prima persona si alterna a schede informative e d'approfondimento su temi specifici della gravidanza e del puerperio per dare un supporto scientifico e conoscitivo ai contenuti veicolati dalla narrazione. Dedicato alle future madri, che vorrebbero avere le idee più chiare su cosa passa per la testa dei futuri padri, e ai futuri padri che desiderano una "chiave di lettura" al maschile dell'attesa e della nascita di un figlio.
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Mi è nato un papà. Anche i padri aspettano un figlio

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Restituendo il vissuto, anche emotivo, del diventare padri, il libro informa sulle dinamiche individuali e di coppia che si attivano con la gravidanza e la genitorialità, fa riflettere su ciò che questa straordinaria esperienza comporta, suggerisce modi di interazione positiva, esplorando l'arco di tempo che va dal concepimento al primo anno di vita del figlio. Il racconto in prima persona si alterna a schede informative e d'approfondimento su temi specifici della gravidanza e del puerperio per dare un supporto scientifico e conoscitivo ai contenuti veicolati dalla narrazione. Dedicato alle future madri, che vorrebbero avere le idee più chiare su cosa passa per la testa dei futuri padri, e ai futuri padri che desiderano una "chiave di lettura" al maschile dell'attesa e della nascita di un figlio.
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Alma

18,00
Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà.
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Alma

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Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà.
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Nostalgia

10,00
Felice Lasco torna a Napoli, nel Rione Sanità, dopo quarantacinque anni trascorsi fra Medio Oriente e Africa. La madre sta morendo e lui la accudisce fino all'ultimo con tardiva ma amorosa pazienza. Poi, invece di tornare al Cairo dove lo aspetta l'amata compagna, Felice sembra obbedire al richiamo delle radici e di un destino, e resta. Resta perché in attesa dell'incontro fatale con Oreste, noto ormai come delinquente incallito. Felice racconta a un medico dell'ospedale San Gennaro dei Poveri e a don Luigi Rega, prete combattivo e maieuta, la sua storia. Un'opera nella quale Ermanno Rea intreccia la lucidità del reale e la sensibilità drammatica della tragedia sociale. Un omaggio alla Napoli malavitosa e ribelle del Rione Sanità, ai suoi eroi, alle sue vittime.
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Felice Lasco torna a Napoli, nel Rione Sanità, dopo quarantacinque anni trascorsi fra Medio Oriente e Africa. La madre sta morendo e lui la accudisce fino all'ultimo con tardiva ma amorosa pazienza. Poi, invece di tornare al Cairo dove lo aspetta l'amata compagna, Felice sembra obbedire al richiamo delle radici e di un destino, e resta. Resta perché in attesa dell'incontro fatale con Oreste, noto ormai come delinquente incallito. Felice racconta a un medico dell'ospedale San Gennaro dei Poveri e a don Luigi Rega, prete combattivo e maieuta, la sua storia. Un'opera nella quale Ermanno Rea intreccia la lucidità del reale e la sensibilità drammatica della tragedia sociale. Un omaggio alla Napoli malavitosa e ribelle del Rione Sanità, ai suoi eroi, alle sue vittime.
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La via dei tarocchi

25,00
Da più di quarant'anni Alejandro Jodorowsky si è dedicato allo studio dei tarocchi, una parte fondamentale del suo percorso artistico e terapeutico. Ogni mercoledì, quando è a Parigi, lo si può incontrare in un caffè vicino a casa mentre legge i tarocchi a chi lo desidera. I tarocchi sono per lui, allo stesso tempo, uno specchio dell'anima e uno strumento terapeutico. Per scrivere questo manuale l'autore e la moglie hanno estratto la quintessenza delle innumerevoli lezioni e letture impartite in giro per tutto il mondo. Il risultato è un manuale, a colori e con moltissime immagini, che permette al lettore di orientarsi nell'interpretazione del proprio inconscio.
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La via dei tarocchi

25,00
Da più di quarant'anni Alejandro Jodorowsky si è dedicato allo studio dei tarocchi, una parte fondamentale del suo percorso artistico e terapeutico. Ogni mercoledì, quando è a Parigi, lo si può incontrare in un caffè vicino a casa mentre legge i tarocchi a chi lo desidera. I tarocchi sono per lui, allo stesso tempo, uno specchio dell'anima e uno strumento terapeutico. Per scrivere questo manuale l'autore e la moglie hanno estratto la quintessenza delle innumerevoli lezioni e letture impartite in giro per tutto il mondo. Il risultato è un manuale, a colori e con moltissime immagini, che permette al lettore di orientarsi nell'interpretazione del proprio inconscio.
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Le tigri sono in giro. Le indagini di Jackson Lamb

13,00
Non esistono le coincidenze per una spia, Catherine Standish lo sa bene. Ha lavorato nell’intelligence abbastanza a lungo da aver visto tradimenti, doppi giochi e pugnalate alla schiena. Ma perché prendersela con lei, l’ultima ruota del carro, un’ex alcolista che non è neppure una vera spia? Smista carte alla Casa del pantano, il gradino più basso dei Servizi segreti, la discarica in cui vengono spediti gli agenti in disgrazia, che hanno commesso errori imperdonabili o ecceduto nei vizi. Perché è stata rapita? Chi è il vero bersaglio: lei o il Pantano? O, meglio ancora, Jackson Lamb, che lo dirige? Di lui e della sua squadra di brocchi tutto si può dire, ma non pianterebbero mai in asso uno dei loro. Per quanto falliti, strafottenti o strambi, non la lasceranno in pasto alle tigri, Catherine potrebbe scommetterci la vita. Mick Herron, definito “il nuovo John le Carré”, si è conquistato un posto nell’olimpo delle spy stories mescolando gli ingredienti tipici del genere con un’ironia tagliente che non risparmia nessuno, neanche i vertici dell’MI5, smascherando le dinamiche del Potere. Portati sullo schermo da attori del calibro di Gary Oldman, Kristin Scott Thomas e Jack Lowden in una serie tv trasmessa in oltre cento Paesi, Jackson Lamb e la sua banda sgangherata di spie sono di nuovo in missione. E sono molto arrabbiati.
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Le tigri sono in giro. Le indagini di Jackson Lamb

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Non esistono le coincidenze per una spia, Catherine Standish lo sa bene. Ha lavorato nell’intelligence abbastanza a lungo da aver visto tradimenti, doppi giochi e pugnalate alla schiena. Ma perché prendersela con lei, l’ultima ruota del carro, un’ex alcolista che non è neppure una vera spia? Smista carte alla Casa del pantano, il gradino più basso dei Servizi segreti, la discarica in cui vengono spediti gli agenti in disgrazia, che hanno commesso errori imperdonabili o ecceduto nei vizi. Perché è stata rapita? Chi è il vero bersaglio: lei o il Pantano? O, meglio ancora, Jackson Lamb, che lo dirige? Di lui e della sua squadra di brocchi tutto si può dire, ma non pianterebbero mai in asso uno dei loro. Per quanto falliti, strafottenti o strambi, non la lasceranno in pasto alle tigri, Catherine potrebbe scommetterci la vita. Mick Herron, definito “il nuovo John le Carré”, si è conquistato un posto nell’olimpo delle spy stories mescolando gli ingredienti tipici del genere con un’ironia tagliente che non risparmia nessuno, neanche i vertici dell’MI5, smascherando le dinamiche del Potere. Portati sullo schermo da attori del calibro di Gary Oldman, Kristin Scott Thomas e Jack Lowden in una serie tv trasmessa in oltre cento Paesi, Jackson Lamb e la sua banda sgangherata di spie sono di nuovo in missione. E sono molto arrabbiati.
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Il censimento dei radical chic

8,50
In un'Italia ribaltata – eppure estremamente familiare –, le complicazioni del pensiero e della parola sono diventate segno di corruzione e malafede, un trucco delle élite per ingannare il popolo, il quale, in mancanza di qualcosa in cui sperare, si dà a scoppi di rabbia e applausi liberatori, insulti via web e bastonate, in un'ininterrotta caccia alle streghe: i clandestini per cominciare, poi i rom, quindi i raccomandati e gli omosessuali. Adesso tocca agli intellettuali. Il primo a cadere, linciato sul pianerottolo di casa, è il professor Prospero, colpevole di aver citato Spinoza in un talk show, peraltro subito rimbrottato dal conduttore: "Questo è uno show per famiglie, e chi di giorno si spacca la schiena ha il diritto di rilassarsi e di non sentirsi inferiore". Cogliendo l'occasione dell'omicidio dell'accademico, il ministro degli Interni istituisce il Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical Chic per censire coloro che !si ostinano a credersi più intelligenti degli altri!. La scusa è proteggerli, ma molti non ci cascano e, per non essere schedati, si affrettano a svuotare le librerie e far sparire dagli armadi i prediletti maglioni di cachemire... Intanto Olivia, la figlia del professore, che da anni vive a Londra, rientrando per il funerale, trova un paese incomprensibile. In un crescendo paradossale e grottesco, Olivia indaga le cause che hanno portato all'assassinio del padre. Attraverso i suoi occhi, facendo scattare come una tagliola il meccanismo del più affilato straniamento letterario, Giacomo Papi ci costringe a vedere, più che il futuro prossimo, il nostro sobbollente presente.
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Il censimento dei radical chic

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In un'Italia ribaltata – eppure estremamente familiare –, le complicazioni del pensiero e della parola sono diventate segno di corruzione e malafede, un trucco delle élite per ingannare il popolo, il quale, in mancanza di qualcosa in cui sperare, si dà a scoppi di rabbia e applausi liberatori, insulti via web e bastonate, in un'ininterrotta caccia alle streghe: i clandestini per cominciare, poi i rom, quindi i raccomandati e gli omosessuali. Adesso tocca agli intellettuali. Il primo a cadere, linciato sul pianerottolo di casa, è il professor Prospero, colpevole di aver citato Spinoza in un talk show, peraltro subito rimbrottato dal conduttore: "Questo è uno show per famiglie, e chi di giorno si spacca la schiena ha il diritto di rilassarsi e di non sentirsi inferiore". Cogliendo l'occasione dell'omicidio dell'accademico, il ministro degli Interni istituisce il Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical Chic per censire coloro che !si ostinano a credersi più intelligenti degli altri!. La scusa è proteggerli, ma molti non ci cascano e, per non essere schedati, si affrettano a svuotare le librerie e far sparire dagli armadi i prediletti maglioni di cachemire... Intanto Olivia, la figlia del professore, che da anni vive a Londra, rientrando per il funerale, trova un paese incomprensibile. In un crescendo paradossale e grottesco, Olivia indaga le cause che hanno portato all'assassinio del padre. Attraverso i suoi occhi, facendo scattare come una tagliola il meccanismo del più affilato straniamento letterario, Giacomo Papi ci costringe a vedere, più che il futuro prossimo, il nostro sobbollente presente.
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Casa dolce casa

19,00
Almeno due donne sono morte misteriosamente in compagnia dello stesso uomo, Frank. Maya ha solo diciassette anni quando vede morire la sua migliore amica, Aubrey: un attimo prima stava parlando con il ragazzo più affascinante ed enigmatico di Pittsfield, Massachusetts, per cui Maya ha un’irresistibile cotta, e l’attimo dopo è a terra. Nessuna arma né veleno né contatto, solo l’orribile sospetto che il colpevole sia Frank. Sette anni dopo, Maya sta cercando di ricostruirsi una vita altrove quando, una notte, il passato ritorna. In un video virale assiste a una scena identica: una donna muore di colpo accanto a un Frank solo un po’ più vecchio. Era proprio lui, dunque, l’assassino di Aubrey? I dubbi la tormentano, insieme a una potente crisi di astinenza da benzodiazepine, che Maya assume da anni contro l’ansia e l’insonnia. Nella sua mente, oltre al pensiero dell’amica e di Frank, si affaccia insistente l’immagine di una casa nel bosco, accanto a un torrente che sembra incantarla con il suo gorgoglio. Ma cosa è successo davvero quel giorno? Qual è il confine tra i suoi ricordi confusi e la realtà? È arrivato il momento di avventurarsi in quel bosco, di tornare a casa.
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Casa dolce casa

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Almeno due donne sono morte misteriosamente in compagnia dello stesso uomo, Frank. Maya ha solo diciassette anni quando vede morire la sua migliore amica, Aubrey: un attimo prima stava parlando con il ragazzo più affascinante ed enigmatico di Pittsfield, Massachusetts, per cui Maya ha un’irresistibile cotta, e l’attimo dopo è a terra. Nessuna arma né veleno né contatto, solo l’orribile sospetto che il colpevole sia Frank. Sette anni dopo, Maya sta cercando di ricostruirsi una vita altrove quando, una notte, il passato ritorna. In un video virale assiste a una scena identica: una donna muore di colpo accanto a un Frank solo un po’ più vecchio. Era proprio lui, dunque, l’assassino di Aubrey? I dubbi la tormentano, insieme a una potente crisi di astinenza da benzodiazepine, che Maya assume da anni contro l’ansia e l’insonnia. Nella sua mente, oltre al pensiero dell’amica e di Frank, si affaccia insistente l’immagine di una casa nel bosco, accanto a un torrente che sembra incantarla con il suo gorgoglio. Ma cosa è successo davvero quel giorno? Qual è il confine tra i suoi ricordi confusi e la realtà? È arrivato il momento di avventurarsi in quel bosco, di tornare a casa.
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Una voce dal profondo

18,00
«Paolo Rumiz compie sempre una piccola grande magia, di quelle che hanno un non so che di chimerico e inafferrabile, qualcosa che pullula di inconsueto e risveglia la necessità di esplorare l'incompiuto, ma soprattutto qualcosa che rima con il nostro essere. Una voce dal Profondo, sua ultima fatica, è una riconferma luminosa e oscura di questo processo sotterraneo che ci appartiene e ci lega tutti.» - Sara Annicchiarico per Maremosso L’autore sente una voce rauca che lo chiama dal fondo di un vulcano spento. Quel suono, simile a un lamento, gli ricorda che c’è una crepa che squarcia l’Italia dalla Sicilia al Friuli: quella dei terremoti. Rumiz decide di seguirla, di entrare “con la lampada di Aladino” nel mondo del Minotauro. Un viaggio, il suo, nelle fondamenta del Paese, in un inferno di linee di faglia, crateri, fiumi sotterranei, miniere, catacombe e fondali marini; in un mondo senza stelle che accende le vibrazioni più intime degli italiani, una Terra Incognita che ci porta dritto negli inferi dell’Umano e apre vertiginosi itinerari in noi stessi. Ne nasce una storia segnata “da incursioni piratesche, litanie, scongiuri, frane, abbandoni e malaffare; un’epopea di naufragi, invasioni, inaudite capacità di rinascita e paure da fine del mondo”. Uno sterminato affresco, dove il Terribile della natura è una normalità contro la quale attrezzarsi e non un’emergenza su cui speculare; una storia visionaria che, da Selinunte al santuario di Oropa sulle Alpi, incontra l’ombra di Grandi Madri, sibille e madonne, e ha per baricentro Napoli, la metropoli più sotterranea, instabile, stratificata, magmatica e contemporaneamente più teatrale d’Europa. È lì che Rumiz, ascoltando scienziati, poeti, musicisti, antropologi e abitanti di quei luoghi, approfondisce un suo approccio “geologico” all’identità nazionale.
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Una voce dal profondo

18,00
«Paolo Rumiz compie sempre una piccola grande magia, di quelle che hanno un non so che di chimerico e inafferrabile, qualcosa che pullula di inconsueto e risveglia la necessità di esplorare l'incompiuto, ma soprattutto qualcosa che rima con il nostro essere. Una voce dal Profondo, sua ultima fatica, è una riconferma luminosa e oscura di questo processo sotterraneo che ci appartiene e ci lega tutti.» - Sara Annicchiarico per Maremosso L’autore sente una voce rauca che lo chiama dal fondo di un vulcano spento. Quel suono, simile a un lamento, gli ricorda che c’è una crepa che squarcia l’Italia dalla Sicilia al Friuli: quella dei terremoti. Rumiz decide di seguirla, di entrare “con la lampada di Aladino” nel mondo del Minotauro. Un viaggio, il suo, nelle fondamenta del Paese, in un inferno di linee di faglia, crateri, fiumi sotterranei, miniere, catacombe e fondali marini; in un mondo senza stelle che accende le vibrazioni più intime degli italiani, una Terra Incognita che ci porta dritto negli inferi dell’Umano e apre vertiginosi itinerari in noi stessi. Ne nasce una storia segnata “da incursioni piratesche, litanie, scongiuri, frane, abbandoni e malaffare; un’epopea di naufragi, invasioni, inaudite capacità di rinascita e paure da fine del mondo”. Uno sterminato affresco, dove il Terribile della natura è una normalità contro la quale attrezzarsi e non un’emergenza su cui speculare; una storia visionaria che, da Selinunte al santuario di Oropa sulle Alpi, incontra l’ombra di Grandi Madri, sibille e madonne, e ha per baricentro Napoli, la metropoli più sotterranea, instabile, stratificata, magmatica e contemporaneamente più teatrale d’Europa. È lì che Rumiz, ascoltando scienziati, poeti, musicisti, antropologi e abitanti di quei luoghi, approfondisce un suo approccio “geologico” all’identità nazionale.
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Tua

6,50
Buenos Aires. Inés, moglie di Ernesto - irreprensibile dirigente di successo -, trova per caso nella ventiquattrore del marito un biglietto d'amore scritto con il rossetto e firmato "Tua". Una sera decide di seguirlo fino al parco Bosques de Palermo dove lui e la sua amante si sono dati appuntamento. Iniziano a discutere, lui la spinge violentemente, la donna cade, sbatte la testa contro un sasso e muore. Inés torna a casa ben decisa a fare il possibile per coprire il marito, salvare le apparenze e il matrimonio. "Tua" è un thriller psicologico vertiginoso, che incalza il lettore fin dalle prime righe: un meccanismo a orologeria che non risparmia colpi di scena sorprendenti. Il terribile ritratto in giallo di una normale famiglia borghese.
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Buenos Aires. Inés, moglie di Ernesto - irreprensibile dirigente di successo -, trova per caso nella ventiquattrore del marito un biglietto d'amore scritto con il rossetto e firmato "Tua". Una sera decide di seguirlo fino al parco Bosques de Palermo dove lui e la sua amante si sono dati appuntamento. Iniziano a discutere, lui la spinge violentemente, la donna cade, sbatte la testa contro un sasso e muore. Inés torna a casa ben decisa a fare il possibile per coprire il marito, salvare le apparenze e il matrimonio. "Tua" è un thriller psicologico vertiginoso, che incalza il lettore fin dalle prime righe: un meccanismo a orologeria che non risparmia colpi di scena sorprendenti. Il terribile ritratto in giallo di una normale famiglia borghese.
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Il cognome delle donne

19,00
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Novecento

7,50
Anni trenta del Novecento. Si racconta che sul Virginian, il piroscafo che faceva la spola tra l'Europa e l'America, si esibisse ogni sera un pianista straordinario, capace di suonare una musica mai sentita prima. Si dice che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Si dice che nessuno sapesse il perché. Questa è la sua storia. Età di lettura: da 13 anni.
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7,50
Anni trenta del Novecento. Si racconta che sul Virginian, il piroscafo che faceva la spola tra l'Europa e l'America, si esibisse ogni sera un pianista straordinario, capace di suonare una musica mai sentita prima. Si dice che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Si dice che nessuno sapesse il perché. Questa è la sua storia. Età di lettura: da 13 anni.
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Abel

17,00
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Il profeta dell’incubo. Il ciclo del sogno

11,00
L'abisso era un caos ribollente di splendore rosa e ceruleo." Il "Ciclo del sogno" è una delle colonne portanti dell'opera di Lovecraft e si erge come la più multiforme, inventiva e spesso spiazzante esplorazione mai concepita nei regni dell'immaginario e del fantastico. Nella visione di Lovecraft la dimensione onirica è l'esatto opposto di un luogo contraddittorio, insensato o caotico e i "regni del sogno" formano un vero e proprio universo a sé stante, connesso al nostro da arcani portali, dotato di una complessa struttura tridimensionale, animato da contrasti, conflitti, battaglie. Eppure, perfino negli antri sotterranei più sinistri e minacciosi, è sempre invariabilmente pervaso da un alone di profonda e seducente magia.
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Il profeta dell’incubo. Il ciclo del sogno

11,00
L'abisso era un caos ribollente di splendore rosa e ceruleo." Il "Ciclo del sogno" è una delle colonne portanti dell'opera di Lovecraft e si erge come la più multiforme, inventiva e spesso spiazzante esplorazione mai concepita nei regni dell'immaginario e del fantastico. Nella visione di Lovecraft la dimensione onirica è l'esatto opposto di un luogo contraddittorio, insensato o caotico e i "regni del sogno" formano un vero e proprio universo a sé stante, connesso al nostro da arcani portali, dotato di una complessa struttura tridimensionale, animato da contrasti, conflitti, battaglie. Eppure, perfino negli antri sotterranei più sinistri e minacciosi, è sempre invariabilmente pervaso da un alone di profonda e seducente magia.
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Il dominatore delle tenebre. Il meglio dei racconti

13,00
Profeta e precursore, iniziatore e ispiratore, Howard Phillips Lovecraft, HPL nell'acronimo, è l'erede primario di Edgar Allan Poe nella letteratura del gotico e dell'horror, del grottesco e del soprannaturale. Ma HPL è anche molto, molto di più. Trascorso quasi un secolo dal suo concepimento e dalla sua stesura, l'opera di HPL si conferma a tutt'oggi come una delle più approfondite e innovative esplorazioni del lato oscuro, non solamente della dimensione umana, ma di un'intera prospettiva cosmica. Dominando sia la tematica dell'horror tout-court sia la creazione di un'articolata mitologia fondata su una incombente, mostruosa apocalisse, HPL definisce parametri narrativi, traccia linee di confine, stabilisce modelli primari. Sulla base delle sue storie del macabro, da "Dagon" ad "Aria fredda", da "Il colore dallo spazio" a "Il dominatore delle tenebre", o dei suoi agghiaccianti "Miti di Cthulhu", da "Nyarlathotep" a "L'entità sulla soglia", da "L'orrore di Dunwich" a "L'ombra su Innsmouth", si potrebbe affermare senza troppi timori che la letteratura dell'incubo possa essere suddivisa in prima e dopo HPL.
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Il dominatore delle tenebre. Il meglio dei racconti

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Profeta e precursore, iniziatore e ispiratore, Howard Phillips Lovecraft, HPL nell'acronimo, è l'erede primario di Edgar Allan Poe nella letteratura del gotico e dell'horror, del grottesco e del soprannaturale. Ma HPL è anche molto, molto di più. Trascorso quasi un secolo dal suo concepimento e dalla sua stesura, l'opera di HPL si conferma a tutt'oggi come una delle più approfondite e innovative esplorazioni del lato oscuro, non solamente della dimensione umana, ma di un'intera prospettiva cosmica. Dominando sia la tematica dell'horror tout-court sia la creazione di un'articolata mitologia fondata su una incombente, mostruosa apocalisse, HPL definisce parametri narrativi, traccia linee di confine, stabilisce modelli primari. Sulla base delle sue storie del macabro, da "Dagon" ad "Aria fredda", da "Il colore dallo spazio" a "Il dominatore delle tenebre", o dei suoi agghiaccianti "Miti di Cthulhu", da "Nyarlathotep" a "L'entità sulla soglia", da "L'orrore di Dunwich" a "L'ombra su Innsmouth", si potrebbe affermare senza troppi timori che la letteratura dell'incubo possa essere suddivisa in prima e dopo HPL.
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Arsène Lupin

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L’età dell’innocenza

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La scienza dell’incredibile. Come si formano credenze e convinzioni e perché le peggiori non muoiono mai

17,00
Ammettiamolo: la realtà se ne infischia di ciò in cui crediamo. Tuttavia, le nostre convinzioni trasformano il modo in cui percepiamo il mondo. Ma dove nascono e come si diffondono le credenze? Che cosa ci porta a sostenere le idee più insolite o totalmente assurde, a scambiare per prove inossidabili semplici suggestioni, illusioni o, al massimo, ideologie e atti di fede? Perché finiamo per contraddire anche l'evidenza dei fatti? E chi coltiva le convinzioni più estreme è solo un pazzo o piuttosto una vittima della manipolazione dei social? In realtà, la tecnologia si limita ad amplificare ciò che da sempre è radicato negli esseri umani: il bisogno di dare un senso a ciò che ci circonda. Per capire come si formano le nostre convinzioni occorre allora risalire alle origini per scoprire come l'evoluzione abbia reso il cervello un sistema formidabile per la sopravvivenza della nostra specie, anche credendo a cose decisamente false. Attraverso la narrazione di alcune storie incredibili, perlustreremo le radici biologiche e psicologiche che alimentano la necessità di credere e, ricorrendo alle ricerche più recenti, scopriremo le funzioni tuttora svolte dai sistemi di credenza. Nel corso del viaggio, acquisiremo familiarità con gli strumenti dell'indagine scientifica e, imparando a valutare l'attendibilità e la veridicità delle credenze, ci abitueremo a ragionare come scienziati, diventeremo consapevoli dei nostri limiti ed errori, saremo pronti a cambiare idea di fronte a evidenze solide che ci contraddicono e a trattare con chi non vuol dare retta alla ragione. Ma, soprattutto, impareremo a coltivare l'unico vero antidoto contro il pregiudizio e la superstizione: una curiosità inesauribile. Prefazione di Telmo Pievani.
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La scienza dell’incredibile. Come si formano credenze e convinzioni e perché le peggiori non muoiono mai

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Ammettiamolo: la realtà se ne infischia di ciò in cui crediamo. Tuttavia, le nostre convinzioni trasformano il modo in cui percepiamo il mondo. Ma dove nascono e come si diffondono le credenze? Che cosa ci porta a sostenere le idee più insolite o totalmente assurde, a scambiare per prove inossidabili semplici suggestioni, illusioni o, al massimo, ideologie e atti di fede? Perché finiamo per contraddire anche l'evidenza dei fatti? E chi coltiva le convinzioni più estreme è solo un pazzo o piuttosto una vittima della manipolazione dei social? In realtà, la tecnologia si limita ad amplificare ciò che da sempre è radicato negli esseri umani: il bisogno di dare un senso a ciò che ci circonda. Per capire come si formano le nostre convinzioni occorre allora risalire alle origini per scoprire come l'evoluzione abbia reso il cervello un sistema formidabile per la sopravvivenza della nostra specie, anche credendo a cose decisamente false. Attraverso la narrazione di alcune storie incredibili, perlustreremo le radici biologiche e psicologiche che alimentano la necessità di credere e, ricorrendo alle ricerche più recenti, scopriremo le funzioni tuttora svolte dai sistemi di credenza. Nel corso del viaggio, acquisiremo familiarità con gli strumenti dell'indagine scientifica e, imparando a valutare l'attendibilità e la veridicità delle credenze, ci abitueremo a ragionare come scienziati, diventeremo consapevoli dei nostri limiti ed errori, saremo pronti a cambiare idea di fronte a evidenze solide che ci contraddicono e a trattare con chi non vuol dare retta alla ragione. Ma, soprattutto, impareremo a coltivare l'unico vero antidoto contro il pregiudizio e la superstizione: una curiosità inesauribile. Prefazione di Telmo Pievani.
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Uno studio in rosso

9,00
Pubblicato nel 1887, "Uno studio in rosso" è il primo romanzo (di quattro) in cui compare a tutto tondo il personaggio di Sherlock Holmes. Affiancato dal medico John Watson, congedato dall'esercito per una ferita, l'investigatore inglese si contraddistingue per le straordinarie competenze in chimica e anatomia e l'incredibile capacità deduttiva, messa in atto a partire da pochi particolari fisici o da dettagli relativi all'abbigliamento. "Uno studio in rosso" si incentra sul misterioso omicidio di un uomo, trovato morto in una casa con accanto un anello nuziale da donna e la scritta "Rache" (vendetta, in tedesco) sul muro. In questo primo romanzo sono già presenti quasi tutti gli elementi che renderanno immortale la figura di Sherlock Holmes: la città di Londra avvolta in una nebbia fitta e impenetrabile, il compagno di avventure Watson, emblema del punto di vista dell'uomo comune, e chiaramente lui, Holmes, che in breve tempo comincerà a vivere di vita propria, tanto da ispirare una sterminata produzione cinematografica e televisiva.
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Uno studio in rosso

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Pubblicato nel 1887, "Uno studio in rosso" è il primo romanzo (di quattro) in cui compare a tutto tondo il personaggio di Sherlock Holmes. Affiancato dal medico John Watson, congedato dall'esercito per una ferita, l'investigatore inglese si contraddistingue per le straordinarie competenze in chimica e anatomia e l'incredibile capacità deduttiva, messa in atto a partire da pochi particolari fisici o da dettagli relativi all'abbigliamento. "Uno studio in rosso" si incentra sul misterioso omicidio di un uomo, trovato morto in una casa con accanto un anello nuziale da donna e la scritta "Rache" (vendetta, in tedesco) sul muro. In questo primo romanzo sono già presenti quasi tutti gli elementi che renderanno immortale la figura di Sherlock Holmes: la città di Londra avvolta in una nebbia fitta e impenetrabile, il compagno di avventure Watson, emblema del punto di vista dell'uomo comune, e chiaramente lui, Holmes, che in breve tempo comincerà a vivere di vita propria, tanto da ispirare una sterminata produzione cinematografica e televisiva.
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Il libro delle emozioni

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Il segno dei quattro

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I selvatici

17,00
Primo caso in trasferta per Anna Melissari, la detective che comunica con piante e animali. Sulle montagne di Ferlico, un paesino degli Appennini, Cecilia e suo marito Tullio gestiscono da vent'anni un rifugio che dà impiego e ospitalità a persone in fuga dalle guerre e dalla disperazione in attesa che venga regolarizzato il loro diritto di asilo. Una notte scompare nel nulla Yasser, un giovane proveniente dalla Siria, benvoluto da tutti sia nel rifugio che nel paese. Le forze dell'ordine ritengono si tratti di un semplice allontanamento volontario, ma Cecilia è certa che il ragazzo non se ne sarebbe mai andato senza dare spiegazioni, così incarica delle ricerche l'Agenzia Cantoni. In un ambiente pieno di insospettabili testimoni animali e vegetali, il caso sembra fatto apposta per essere risolto rapidamente grazie alle straordinarie capacità di Anna, ma le cose si rivelano più complicate. Non appena è in mezzo alla natura, infatti, Anna viene sopraffatta dall'intensità delle voci del bosco. Grazie all'aiuto di Cantoni e dell'alano Otto che non l'abbandonano mai, trova nuove strategie per comunicare con capre, ricci, cinghiali, scoiattoli, caprioli e con la vegetazione che ricopre le montagne che circondano il rifugio. E, mentre lentamente emergono i segreti del piccolo paese dove gli abitanti vedono tutto e non perdonano niente, animali e umani selvatici, guardinghi e feriti ognuno a proprio modo, insegnano ad Anna che nel bene e nel male siamo tutti indissolubilmente collegati come gli alberi in un bosco. Sarah Savioli scrive un giallo che è una commedia sui viventi, sulla fatica che alle volte la convivenza richiede, ma anche sulla splendente ricchezza che solo l'incontro fra le differenze può donare.
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Primo caso in trasferta per Anna Melissari, la detective che comunica con piante e animali. Sulle montagne di Ferlico, un paesino degli Appennini, Cecilia e suo marito Tullio gestiscono da vent'anni un rifugio che dà impiego e ospitalità a persone in fuga dalle guerre e dalla disperazione in attesa che venga regolarizzato il loro diritto di asilo. Una notte scompare nel nulla Yasser, un giovane proveniente dalla Siria, benvoluto da tutti sia nel rifugio che nel paese. Le forze dell'ordine ritengono si tratti di un semplice allontanamento volontario, ma Cecilia è certa che il ragazzo non se ne sarebbe mai andato senza dare spiegazioni, così incarica delle ricerche l'Agenzia Cantoni. In un ambiente pieno di insospettabili testimoni animali e vegetali, il caso sembra fatto apposta per essere risolto rapidamente grazie alle straordinarie capacità di Anna, ma le cose si rivelano più complicate. Non appena è in mezzo alla natura, infatti, Anna viene sopraffatta dall'intensità delle voci del bosco. Grazie all'aiuto di Cantoni e dell'alano Otto che non l'abbandonano mai, trova nuove strategie per comunicare con capre, ricci, cinghiali, scoiattoli, caprioli e con la vegetazione che ricopre le montagne che circondano il rifugio. E, mentre lentamente emergono i segreti del piccolo paese dove gli abitanti vedono tutto e non perdonano niente, animali e umani selvatici, guardinghi e feriti ognuno a proprio modo, insegnano ad Anna che nel bene e nel male siamo tutti indissolubilmente collegati come gli alberi in un bosco. Sarah Savioli scrive un giallo che è una commedia sui viventi, sulla fatica che alle volte la convivenza richiede, ma anche sulla splendente ricchezza che solo l'incontro fra le differenze può donare.
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La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e di perdenti

14,00
Chi lavora sodo e gioca secondo le regole avrà successo e riuscirà a elevarsi fino a raggiungere il limite del proprio talento. Questa retorica dell'ascesa, sposata anche dal Partito democratico americano e dai partiti della sinistra moderata europea come soluzione ai problemi della globalizzazione, presenta un enorme lato oscuro. È un modello che, in una società nella quale l'uguaglianza delle opportunità rimarrà sempre una chimera, fornisce alle élite di sinistra il pretesto per abbandonare chi dell'élite non fa parte. E la conseguenza inevitabile è il contraccolpo populista degli ultimi anni, per combattere il quale l'unica strada è quella di dare una risposta alle richieste legittime che lo hanno scatenato.
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La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e di perdenti

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Chi lavora sodo e gioca secondo le regole avrà successo e riuscirà a elevarsi fino a raggiungere il limite del proprio talento. Questa retorica dell'ascesa, sposata anche dal Partito democratico americano e dai partiti della sinistra moderata europea come soluzione ai problemi della globalizzazione, presenta un enorme lato oscuro. È un modello che, in una società nella quale l'uguaglianza delle opportunità rimarrà sempre una chimera, fornisce alle élite di sinistra il pretesto per abbandonare chi dell'élite non fa parte. E la conseguenza inevitabile è il contraccolpo populista degli ultimi anni, per combattere il quale l'unica strada è quella di dare una risposta alle richieste legittime che lo hanno scatenato.
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Materia

18,00
Di cosa siamo fatti? Cosa tiene assieme i corpi materiali? C'è differenza fra materia terrestre e materia celeste, quella che compone il Sole e le altre stelle? Quando Democrito tra il v e il iv secolo a.C. disse che siamo fatti di atomi furono in pochi a credergli. Per prenderlo davvero sul serio bisognerà aspettare Galilei e Newton nel xvii secolo, ma ci vorranno quattrocento anni di ricerche prima di ricostruire i componenti elementari della materia. Tutto quello che ci circonda - la materia ordinaria che forma rocce e pianeti, fiori e stelle, compresi noi - ha caratteristiche molto speciali. Le proprietà che ci appaiono usuali sono in realtà decisamente particolari, perché l'universo è oggi un ambiente molto freddo la cui evoluzione è cominciata quasi quattordici miliardi di anni fa. Nel libro si scoprirà come fanno le particelle elementari, quelle che compongono la materia, a combinarsi in forme stravaganti per costituire stati quantistici correlati, zuppe primordiali di quark e gluoni, o massicce stelle di neutroni. Si darà risposta alle nuove domande emerse dalle ricerche più recenti: in che senso il vuoto è uno stato materiale? Perché anche lo spazio-tempo può vibrare e oscillare? Possono esistere grani elementari di spazio o di tempo? Quali forme assume la materia all'interno dei grandi buchi neri? Dopo Genesi e Tempo, Tonelli ci guida in un nuovo e sorprendente viaggio nell'attualità della scienza contemporanea, raccontata con il consueto linguaggio semplice e coinvolgente, che permetterà al lettore di guardare all'universo, e forse anche a se stesso, con occhi nuovi.
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Di cosa siamo fatti? Cosa tiene assieme i corpi materiali? C'è differenza fra materia terrestre e materia celeste, quella che compone il Sole e le altre stelle? Quando Democrito tra il v e il iv secolo a.C. disse che siamo fatti di atomi furono in pochi a credergli. Per prenderlo davvero sul serio bisognerà aspettare Galilei e Newton nel xvii secolo, ma ci vorranno quattrocento anni di ricerche prima di ricostruire i componenti elementari della materia. Tutto quello che ci circonda - la materia ordinaria che forma rocce e pianeti, fiori e stelle, compresi noi - ha caratteristiche molto speciali. Le proprietà che ci appaiono usuali sono in realtà decisamente particolari, perché l'universo è oggi un ambiente molto freddo la cui evoluzione è cominciata quasi quattordici miliardi di anni fa. Nel libro si scoprirà come fanno le particelle elementari, quelle che compongono la materia, a combinarsi in forme stravaganti per costituire stati quantistici correlati, zuppe primordiali di quark e gluoni, o massicce stelle di neutroni. Si darà risposta alle nuove domande emerse dalle ricerche più recenti: in che senso il vuoto è uno stato materiale? Perché anche lo spazio-tempo può vibrare e oscillare? Possono esistere grani elementari di spazio o di tempo? Quali forme assume la materia all'interno dei grandi buchi neri? Dopo Genesi e Tempo, Tonelli ci guida in un nuovo e sorprendente viaggio nell'attualità della scienza contemporanea, raccontata con il consueto linguaggio semplice e coinvolgente, che permetterà al lettore di guardare all'universo, e forse anche a se stesso, con occhi nuovi.
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in principio era la bestia

17,00
Gennaio 1799, dintorni di Taranto. Mentre ribollono i moti giacobini, viene ritrovato il corpo senza testa della vecchia Narda Stumicusa, mammana e fattucchiera. Al delitto fanno seguito misteriosi avvistamenti di una creatura demoniaca - ululati raggelanti nel cuore della notte, feroci aggressioni ad animali - e, un anno più tardi, un'altra morte violenta: la carcassa mutilata di un viandante viene scoperta nel fitto della vegetazione. Con il secondo omicidio nella comunità corrono le voci sull'esistenza di una pericolosa fiera e gli abitanti iniziano a barricarsi in casa, finché da Napoli una pattuglia di dragoni del re - accompagnati dal naturalista James Fenimonte - viene inviata in Terra d'Otranto per indagare. Nel popolo c'è chi afferma di aver veduto la Bestia, una sorta di grosso lupo, qualcun altro invece dice che i fatti di sangue sono da ascrivere al brigante Malesano. In una Puglia ancora stordita dai fumi della Repubblica Napoletana, divisa fra sostenitori giacobini e conservatori realisti, il gruppo inizia le ricerche e nei sotterranei della chiesa rintraccia ed esamina il corpo di Narda, semimummificato sotto uno strato di calce. Quindi, conversa con i due fratelli che hanno scoperto il secondo cadavere, le cui spoglie sono state immediatamente bruciate sul posto. L'indagine si rivela molto presto la scoperta di un mondo di profonde diseguaglianze in cui violenza, superstizione, sentimento del sacro ed esoterismo convivono con razionalità e rigore. Attraverso gli occhi dei soldati forestieri giunti dalla capitale, Omar Di Monopoli disvela la straordinarietà di un territorio irrisolto: un viaggio affascinante e oscuro al termine dell'Illuminismo, in un Sud indomito e mannaro. Avvistamenti della creatura colorarono i racconti d'ogni bettola e misteriosi attacchi a greggi e stabbi e pollai furono per mesi all'ordine del giorno. L'estate successiva, stroncata nel sangue la ribellione dei repubblichini e restaurato il potere retrivo col ritorno sul trono del monarca borbonico, la Bestia tornò a colpire.
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in principio era la bestia

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Gennaio 1799, dintorni di Taranto. Mentre ribollono i moti giacobini, viene ritrovato il corpo senza testa della vecchia Narda Stumicusa, mammana e fattucchiera. Al delitto fanno seguito misteriosi avvistamenti di una creatura demoniaca - ululati raggelanti nel cuore della notte, feroci aggressioni ad animali - e, un anno più tardi, un'altra morte violenta: la carcassa mutilata di un viandante viene scoperta nel fitto della vegetazione. Con il secondo omicidio nella comunità corrono le voci sull'esistenza di una pericolosa fiera e gli abitanti iniziano a barricarsi in casa, finché da Napoli una pattuglia di dragoni del re - accompagnati dal naturalista James Fenimonte - viene inviata in Terra d'Otranto per indagare. Nel popolo c'è chi afferma di aver veduto la Bestia, una sorta di grosso lupo, qualcun altro invece dice che i fatti di sangue sono da ascrivere al brigante Malesano. In una Puglia ancora stordita dai fumi della Repubblica Napoletana, divisa fra sostenitori giacobini e conservatori realisti, il gruppo inizia le ricerche e nei sotterranei della chiesa rintraccia ed esamina il corpo di Narda, semimummificato sotto uno strato di calce. Quindi, conversa con i due fratelli che hanno scoperto il secondo cadavere, le cui spoglie sono state immediatamente bruciate sul posto. L'indagine si rivela molto presto la scoperta di un mondo di profonde diseguaglianze in cui violenza, superstizione, sentimento del sacro ed esoterismo convivono con razionalità e rigore. Attraverso gli occhi dei soldati forestieri giunti dalla capitale, Omar Di Monopoli disvela la straordinarietà di un territorio irrisolto: un viaggio affascinante e oscuro al termine dell'Illuminismo, in un Sud indomito e mannaro. Avvistamenti della creatura colorarono i racconti d'ogni bettola e misteriosi attacchi a greggi e stabbi e pollai furono per mesi all'ordine del giorno. L'estate successiva, stroncata nel sangue la ribellione dei repubblichini e restaurato il potere retrivo col ritorno sul trono del monarca borbonico, la Bestia tornò a colpire.
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Lettere dello scoiattolo alla formica

7,50
Il vento distribuisce senza sbagliare le lettere che gli animali si spediscono l'un l'altro. Che strani messaggi deve recapitare! L'elefante invita la chiocciola a ballare; la talpa che soffre di solitudine nelle sue buie gallerie sotterranee, spedisce lettere a se stessa. Lo scoiattolo indirizza alla formica un caldo messaggio in cappotto e berretto e la letterina azzurra della lucciola fa battere il cuore della farfalla notturna. Età di lettura: da 6 anni.
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Le tigri sono in giro

20,00
Non esistono le coincidenze per una spia, Catherine Standish lo sa bene. Ha lavorato nell'intelligence abbastanza a lungo da aver visto tradimenti, doppi giochi e pugnalate alla schiena, ma cosa c'entra lei, l'ultima ruota del carro, un'ex alcolista che non è neppure una vera spia? Smista carte alla Casa del pantano, il gradino più basso dei Servizi segreti, la discarica in cui vengono spediti gli agenti in disgrazia, che hanno commesso errori imperdonabili o ecceduto nei vizi. Allora perché è stata rapita? Chi è il vero bersaglio: lei o il Pantano? O, meglio ancora, Jackson Lamb che lo dirige? Di lui e della sua squadra di brocchi tutto si può dire, ma di certo non pianterebbero mai in asso uno di loro. Per quanto falliti, strafottenti o strambi, non la lasceranno in pasto alle tigri: Catherine potrebbe scommetterci la vita. Definito "il nuovo John le Carré", Mick Herron si è conquistato un posto nell'olimpo dei giallisti mescolando gli ingredienti tipici di una spy story con un'ironia tagliente che non risparmia nessuno, neanche i vertici dell'MI5, e che punta a smascherare le dinamiche del Potere. Portati sullo schermo da attori del calibro di Gary Oldman, Kristin Scott Thomas e Jack Lowden in una serie tv trasmessa in oltre cento Paesi, Jackson Lamb e la sua banda sgangherata di spie sono di nuovo in missione. E sono molto arrabbiati.
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Le tigri sono in giro

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Non esistono le coincidenze per una spia, Catherine Standish lo sa bene. Ha lavorato nell'intelligence abbastanza a lungo da aver visto tradimenti, doppi giochi e pugnalate alla schiena, ma cosa c'entra lei, l'ultima ruota del carro, un'ex alcolista che non è neppure una vera spia? Smista carte alla Casa del pantano, il gradino più basso dei Servizi segreti, la discarica in cui vengono spediti gli agenti in disgrazia, che hanno commesso errori imperdonabili o ecceduto nei vizi. Allora perché è stata rapita? Chi è il vero bersaglio: lei o il Pantano? O, meglio ancora, Jackson Lamb che lo dirige? Di lui e della sua squadra di brocchi tutto si può dire, ma di certo non pianterebbero mai in asso uno di loro. Per quanto falliti, strafottenti o strambi, non la lasceranno in pasto alle tigri: Catherine potrebbe scommetterci la vita. Definito "il nuovo John le Carré", Mick Herron si è conquistato un posto nell'olimpo dei giallisti mescolando gli ingredienti tipici di una spy story con un'ironia tagliente che non risparmia nessuno, neanche i vertici dell'MI5, e che punta a smascherare le dinamiche del Potere. Portati sullo schermo da attori del calibro di Gary Oldman, Kristin Scott Thomas e Jack Lowden in una serie tv trasmessa in oltre cento Paesi, Jackson Lamb e la sua banda sgangherata di spie sono di nuovo in missione. E sono molto arrabbiati.
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requiem per un killer

19,00
Marco Michele Sigieri, dopo anni di lavoro duro e talvolta sporco, è diventato un professionista stimato sia dalla questura, dove ha la sua scrivania, sia dai criminali, per conto dei quali uccide. Grazie all’esperienza e a quattordici omicidi alle spalle, si muove bene nel doppio ruolo di sovrintendente alla Omicidi di Milano e di sicario di don Benigno Morlacco, boss della ’ndrangheta che gestisce gli affari nel Nord Italia. Ma “se semini morte, la morte ti viene a cercare”, perciò non si sorprende troppo se quel suo tran-tran rischia di ritorcersi contro di lui. I guai cominciano quando don Benigno gli commissiona l’omicidio di Gualtiero Dugnani, avvocato del clan caduto in disgrazia, esigendo per il traditore un’esecuzione che lo faccia ridere a crepapelle. E la goccia che fa traboccare il vaso gli piove addosso quando il padrino-padrone gli affida anche l’intimidazione di una top manager che oppone resistenza ai finanziamenti mafiosi: Emme-emme apparentemente rispetta come sempre gli ordini, ma Mira, la sua vittima, è un osso duro, con cui si ritrova a stringere un legame ancora più pericoloso e a ipotizzare un personale piano di giustizia. Disilluso, gran divoratore di libri, ironicamente pronto a tutto, è lo stesso killer a raccontarci senza inganni la sua storia; sullo sfondo, ma neanche troppo, c’è Milano, colta nella sua anima di città vorace, rapace, capace. Dando a un assassino intelligente e solitario le chiavi della narrazione, Colaprico crea un antieroe credibile e irresistibile, e un noir ad alta velocità, dove tra omicidi ben congegnati e feroci, criminalità onnipresente, inseguimenti, colpi di scena e donne capaci di farsi rispettare emergono le molte ombre della nostra contemporaneità.
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requiem per un killer

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Marco Michele Sigieri, dopo anni di lavoro duro e talvolta sporco, è diventato un professionista stimato sia dalla questura, dove ha la sua scrivania, sia dai criminali, per conto dei quali uccide. Grazie all’esperienza e a quattordici omicidi alle spalle, si muove bene nel doppio ruolo di sovrintendente alla Omicidi di Milano e di sicario di don Benigno Morlacco, boss della ’ndrangheta che gestisce gli affari nel Nord Italia. Ma “se semini morte, la morte ti viene a cercare”, perciò non si sorprende troppo se quel suo tran-tran rischia di ritorcersi contro di lui. I guai cominciano quando don Benigno gli commissiona l’omicidio di Gualtiero Dugnani, avvocato del clan caduto in disgrazia, esigendo per il traditore un’esecuzione che lo faccia ridere a crepapelle. E la goccia che fa traboccare il vaso gli piove addosso quando il padrino-padrone gli affida anche l’intimidazione di una top manager che oppone resistenza ai finanziamenti mafiosi: Emme-emme apparentemente rispetta come sempre gli ordini, ma Mira, la sua vittima, è un osso duro, con cui si ritrova a stringere un legame ancora più pericoloso e a ipotizzare un personale piano di giustizia. Disilluso, gran divoratore di libri, ironicamente pronto a tutto, è lo stesso killer a raccontarci senza inganni la sua storia; sullo sfondo, ma neanche troppo, c’è Milano, colta nella sua anima di città vorace, rapace, capace. Dando a un assassino intelligente e solitario le chiavi della narrazione, Colaprico crea un antieroe credibile e irresistibile, e un noir ad alta velocità, dove tra omicidi ben congegnati e feroci, criminalità onnipresente, inseguimenti, colpi di scena e donne capaci di farsi rispettare emergono le molte ombre della nostra contemporaneità.
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