LIBRERIA DEL GIALLO E DEL FANTASTICO
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Il giudice Surra

14,00
Per la prima volta insieme tre brevi gialli ambientati in Sicilia, tre storie da tempo introvabili, che confermano lo straordinario talento inventivo e di narratore di Andrea Camilleri. Delitti, intrighi e sospetti, e un carosello di personaggi memorabili. Le storie di Camilleri sono sempre seducenti, anche quando tralasciano la fascinazione sonora del vigatese per scavare dentro il rimestìo, sommesso ed elusivo, di un italiano parlato tra torsioni e tocchi dialettali: come accade nei tre racconti di questo volume. Conta, nell'un caso e nell'altro, la straordinaria esattezza della scrittura dell'autore. Nella terna, che qui fa libro, trovano assetto componimenti di diversa configurazione narrativa, di uguale qualità inventiva, e di godibilissima lettura. Due dei racconti sono datati 2005. L'altro è del 2011. Ora, dopo la dispersione, entrano nelle partizioni e nell'arcata di un libro unitario, collaborando vicendevolmente con i legami associativi suggeriti dagli ingegnosi giochi di quinte della regia di Camilleri. Sintomatico è il racconto Troppi equivoci con la sua costruzione severamente cinematografica. Sullo schermo delle pagine scorrono le didascalie come in un film d'antan. E la narrazione intreccia due trame parallele di contrapposta colorazione: una luminosa; l'altra torbidamente fosca, marcata dal corsivo. Bruno Costa, «tecnico della società dei telefoni», è portato da una «curiosità innata» a verificare le sue «supposizioni» partendo «da minimi indizi». È un dilettante dell'investigazione. Un futile scherzo telefonico, con conseguenti combinazioni di equivoci, fa precipitare lui e la donna di cui è innamorato nelle spire della trama oscura. La donna viene orrendamente uccisa. L'esercizio della «curiosità» consente a Bruno di venire a capo del giallo prima dello scrupoloso commissario Chimenti. Un monile di onerosi ricordi dà il titolo a Il medaglione. Il maresciallo Antonio Brancato comanda in Sicilia la Stazione dei Carabinieri di un paesino di montagna. Più che altro è un consulente per famiglie, un paciere. Può capitargli di doversi scontrare con un pericoloso latitante di passaggio. Ma lui sa come regolarsi. Risolve tutto con una furbata teatrale (in stile Montalbano). Ed è con una stupefacente furberia che salva dall'attonita disperazione e dalla angosciata autoreclusione un vedovo che, nella cassa del medaglione regalato alla moglie, al posto della sua fotografia ha trovato il ritratto di uno sconosciuto. Ambientato a Montelusa, nell'anno 1862, con propaggini nel biennio successivo, è Il giudice Surra. Il protagonista del racconto storico (un piemontese sceso in terra di Sicilia) è armato di un candore che disorienta la fratellanza, o mafia, e lo rende enigmatico, alieno all'intero paese; gli fa ignorare minacce, intimidazioni, e persino un attentato. È una corazza fantastica, l'in-nocenza, una sfida, sostenuta com'è da un'integrità morale e da un combattivo senso della giustizia che consentono al giudice di rintuzzare e umiliare la mafia, consegnandola all'irrisione. Salvatore Silvano Nigro
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Il giudice Surra

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Per la prima volta insieme tre brevi gialli ambientati in Sicilia, tre storie da tempo introvabili, che confermano lo straordinario talento inventivo e di narratore di Andrea Camilleri. Delitti, intrighi e sospetti, e un carosello di personaggi memorabili. Le storie di Camilleri sono sempre seducenti, anche quando tralasciano la fascinazione sonora del vigatese per scavare dentro il rimestìo, sommesso ed elusivo, di un italiano parlato tra torsioni e tocchi dialettali: come accade nei tre racconti di questo volume. Conta, nell'un caso e nell'altro, la straordinaria esattezza della scrittura dell'autore. Nella terna, che qui fa libro, trovano assetto componimenti di diversa configurazione narrativa, di uguale qualità inventiva, e di godibilissima lettura. Due dei racconti sono datati 2005. L'altro è del 2011. Ora, dopo la dispersione, entrano nelle partizioni e nell'arcata di un libro unitario, collaborando vicendevolmente con i legami associativi suggeriti dagli ingegnosi giochi di quinte della regia di Camilleri. Sintomatico è il racconto Troppi equivoci con la sua costruzione severamente cinematografica. Sullo schermo delle pagine scorrono le didascalie come in un film d'antan. E la narrazione intreccia due trame parallele di contrapposta colorazione: una luminosa; l'altra torbidamente fosca, marcata dal corsivo. Bruno Costa, «tecnico della società dei telefoni», è portato da una «curiosità innata» a verificare le sue «supposizioni» partendo «da minimi indizi». È un dilettante dell'investigazione. Un futile scherzo telefonico, con conseguenti combinazioni di equivoci, fa precipitare lui e la donna di cui è innamorato nelle spire della trama oscura. La donna viene orrendamente uccisa. L'esercizio della «curiosità» consente a Bruno di venire a capo del giallo prima dello scrupoloso commissario Chimenti. Un monile di onerosi ricordi dà il titolo a Il medaglione. Il maresciallo Antonio Brancato comanda in Sicilia la Stazione dei Carabinieri di un paesino di montagna. Più che altro è un consulente per famiglie, un paciere. Può capitargli di doversi scontrare con un pericoloso latitante di passaggio. Ma lui sa come regolarsi. Risolve tutto con una furbata teatrale (in stile Montalbano). Ed è con una stupefacente furberia che salva dall'attonita disperazione e dalla angosciata autoreclusione un vedovo che, nella cassa del medaglione regalato alla moglie, al posto della sua fotografia ha trovato il ritratto di uno sconosciuto. Ambientato a Montelusa, nell'anno 1862, con propaggini nel biennio successivo, è Il giudice Surra. Il protagonista del racconto storico (un piemontese sceso in terra di Sicilia) è armato di un candore che disorienta la fratellanza, o mafia, e lo rende enigmatico, alieno all'intero paese; gli fa ignorare minacce, intimidazioni, e persino un attentato. È una corazza fantastica, l'in-nocenza, una sfida, sostenuta com'è da un'integrità morale e da un combattivo senso della giustizia che consentono al giudice di rintuzzare e umiliare la mafia, consegnandola all'irrisione. Salvatore Silvano Nigro
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Delitto a Kolonaki

18,00
Kolonaki è uno dei quartieri più eleganti della capitale greca, e deve il nome a una piazza con al centro una piccola colonna antica e tutt’intorno negozi lussuosi e caffè dove stazionano intellettuali e sfaccendati. "Delitto a Kolonaki" è il libro che nel 1953 dà inizio alla stagione del noir greco e resta il romanzo emblematico di una narrativa appassionante ambientata in un’Atene ormai scomparsa. La vicenda ruota intorno all’omicidio dell’agente di Borsa Floràs, che sconvolge la buona società ateniese. Mentre la polizia brancola nel buio, a indagare e a venire a capo del mistero saranno il commissario Bekas e il giornalista Makrìs, alter ego dell’autore.
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Kolonaki è uno dei quartieri più eleganti della capitale greca, e deve il nome a una piazza con al centro una piccola colonna antica e tutt’intorno negozi lussuosi e caffè dove stazionano intellettuali e sfaccendati. "Delitto a Kolonaki" è il libro che nel 1953 dà inizio alla stagione del noir greco e resta il romanzo emblematico di una narrativa appassionante ambientata in un’Atene ormai scomparsa. La vicenda ruota intorno all’omicidio dell’agente di Borsa Floràs, che sconvolge la buona società ateniese. Mentre la polizia brancola nel buio, a indagare e a venire a capo del mistero saranno il commissario Bekas e il giornalista Makrìs, alter ego dell’autore.
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Le ombre della sera

17,60
È quasi mezzogiorno. Dalla porta filtra una luce incerta, nell'aria aleggia una vaga fragranza di aglio e basilico. Davanti a Bacci Pagano, questa volta, non siede una cliente qualsiasi: sprofondata nel divano c'è Katia Airoldi. Sono otto anni che i due non si vedono, precisamente dal giorno del funerale dell'amico di sempre, Cesare Almansi, morto in un incidente d'auto nel luglio 2015. Katia chiede a Bacci di tornare a indagare sulla morte del marito, con il quale aveva un rapporto burrascoso. Gli inquirenti, all'epoca, avevano escluso l'omicidio e la pista dell'attentato. Tragica fatalità? Suicidio? Non senza una certa riluttanza, Bacci è costretto a riaprire il libro del passato; per farlo, chiama a raccolta gli amici di oggi e di ieri: Giulia, la sua nuova, combattiva compagna; Pertusiello, alleato di tante avventure; e la figlia Aglaja, consulente letteraria d'eccezione. Comincia una ricerca che lo riporta indietro nel tempo, agli anni del liceo, del processo e del carcere, sulle tracce d'una amicizia interrotta per trentatré anni e poi ripresa in occasione della campagna elettorale che aveva aperto ad Almansi le porte del Senato. Sono voci lontane, ricordi soffusi di malinconia, ma qualcosa viene alla luce, qualcosa che illuminerà la natura delle relazioni di Almansi con le persone importanti della sua vita. Una verità con la quale anche l'investigatore dei carruggi sarà costretto a fare i conti. Bruno Morchio regala ai suoi lettori un nuovo romanzo della serie di Bacci Pagano. Un'opera matura che, riportando in scena personaggi e vicende di altri capitoli della saga, trascina il protagonista in un viaggio dentro sé stesso e lo induce a riflettere sull'amicizia, il passare del tempo, la vecchiaia, la morte, persino la sua stessa identità.
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È quasi mezzogiorno. Dalla porta filtra una luce incerta, nell'aria aleggia una vaga fragranza di aglio e basilico. Davanti a Bacci Pagano, questa volta, non siede una cliente qualsiasi: sprofondata nel divano c'è Katia Airoldi. Sono otto anni che i due non si vedono, precisamente dal giorno del funerale dell'amico di sempre, Cesare Almansi, morto in un incidente d'auto nel luglio 2015. Katia chiede a Bacci di tornare a indagare sulla morte del marito, con il quale aveva un rapporto burrascoso. Gli inquirenti, all'epoca, avevano escluso l'omicidio e la pista dell'attentato. Tragica fatalità? Suicidio? Non senza una certa riluttanza, Bacci è costretto a riaprire il libro del passato; per farlo, chiama a raccolta gli amici di oggi e di ieri: Giulia, la sua nuova, combattiva compagna; Pertusiello, alleato di tante avventure; e la figlia Aglaja, consulente letteraria d'eccezione. Comincia una ricerca che lo riporta indietro nel tempo, agli anni del liceo, del processo e del carcere, sulle tracce d'una amicizia interrotta per trentatré anni e poi ripresa in occasione della campagna elettorale che aveva aperto ad Almansi le porte del Senato. Sono voci lontane, ricordi soffusi di malinconia, ma qualcosa viene alla luce, qualcosa che illuminerà la natura delle relazioni di Almansi con le persone importanti della sua vita. Una verità con la quale anche l'investigatore dei carruggi sarà costretto a fare i conti. Bruno Morchio regala ai suoi lettori un nuovo romanzo della serie di Bacci Pagano. Un'opera matura che, riportando in scena personaggi e vicende di altri capitoli della saga, trascina il protagonista in un viaggio dentro sé stesso e lo induce a riflettere sull'amicizia, il passare del tempo, la vecchiaia, la morte, persino la sua stessa identità.
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La vacanza del commissario Maugeri

16,00
Nell'estate del 1947 il commissario Maugeri decide di passare due settimane di vacanza con la sua famiglia, in una località della Val Brembana dove è stato partigiano durante la guerra. Purtroppo però non è destino che il nostro commissario possa trascorrere delle ferie tranquille: le parole di un ubriaco, l’incontro con una ragazza in bikini, una vedova che piange ancora il marito misteriosamente scomparso e il ritrovamento di un cadavere lo coinvolgeranno in una delle sue inchieste più complesse. Sullo sfondo, le montagne e i suoi sentieri, le malghe con il bestiame, l’osteria dove ci si ritrova per un bicchiere di vino o un piatto di polenta. E tante storie legate al conflitto mondiale appena terminato.
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La vacanza del commissario Maugeri

16,00
Nell'estate del 1947 il commissario Maugeri decide di passare due settimane di vacanza con la sua famiglia, in una località della Val Brembana dove è stato partigiano durante la guerra. Purtroppo però non è destino che il nostro commissario possa trascorrere delle ferie tranquille: le parole di un ubriaco, l’incontro con una ragazza in bikini, una vedova che piange ancora il marito misteriosamente scomparso e il ritrovamento di un cadavere lo coinvolgeranno in una delle sue inchieste più complesse. Sullo sfondo, le montagne e i suoi sentieri, le malghe con il bestiame, l’osteria dove ci si ritrova per un bicchiere di vino o un piatto di polenta. E tante storie legate al conflitto mondiale appena terminato.
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Torno presto

14,00
Il romanzo presenta la stessa storia di un omicidio per motivi sessuali, vissuta e narrata dai punti di vista differenti dei tre soggetti coinvolti nella vicenda: la vittima, l'assassino e il mondo della gente che guarda. Olwen, ragazza della provincia gallese, racconta i suoi primi amori, il lavoro in città, la vita che progressivamente la prende, sino all'incontro col delitto; sullo sfondo la guerra mondiale, come palestra di buoni sentimenti. L'assassino più che raccontare introduce alla sua psicologia superomistica e sprezzante, a un dongiovannismo intriso di disprezzo per la donna, che è solo sete di dominio sull'altro. E infine il racconto dell'inchiesta di polizia, occhio del mondo che cerca le ragioni di incontro di vie umane tanto divergenti.
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Torno presto

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Il romanzo presenta la stessa storia di un omicidio per motivi sessuali, vissuta e narrata dai punti di vista differenti dei tre soggetti coinvolti nella vicenda: la vittima, l'assassino e il mondo della gente che guarda. Olwen, ragazza della provincia gallese, racconta i suoi primi amori, il lavoro in città, la vita che progressivamente la prende, sino all'incontro col delitto; sullo sfondo la guerra mondiale, come palestra di buoni sentimenti. L'assassino più che raccontare introduce alla sua psicologia superomistica e sprezzante, a un dongiovannismo intriso di disprezzo per la donna, che è solo sete di dominio sull'altro. E infine il racconto dell'inchiesta di polizia, occhio del mondo che cerca le ragioni di incontro di vie umane tanto divergenti.
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Requiem di provincia

20,00
Il dirigente di un grande gruppo industriale è in coma con un proiettile nella testa. Qualcuno col viso coperto da un passamontagna gli ha sparato a sangue freddo sul pianerottolo di casa. Sono cose che non capitano mai nella tranquilla provincia piemontese. È il 1987, Corso Bramard è commissario di polizia e Vincenzo Arcadipane è il suo braccio destro: un salto indietro nel tempo, all’origine di tutto ciò che ha reso unici e indimenticabili questi personaggi. Con “Requiem di provincia” Davide Longo scrive un affascinante romanzo dall’atmosfera inquieta. E senza mai rinunciare al suo misurato quanto irresistibile umorismo, tesse la trama di una vicenda imprevedibile, che sorprende fino all’ultima pagina. Eric Delarue, poco più di cinquant’anni, origini francesi, bello, istrionico, di successo, sposato con una donna ricca: un po’ per sfotterlo, un po’ per invidia, gli operai della fabbrica di cui era il responsabile lo chiamavano Julio, come Julio Iglesias di cui aveva l’irresistibile sorriso. Chi poteva odiare uno così al punto da sparargli sulla porta di casa? Un’indagine che parte in salita vista l’assenza di indizi e testimoni, fino a quando non arriva la rivendicazione di uno sconosciuto gruppo terroristico che sembra convincere le alte sfere della polizia e, soprattutto, i capi della società per cui Delarue lavorava, desiderosi di chiudere in fretta la faccenda. L’unico a non credere alla pista politica è il commissario Bramard, che nessuno prende sottogamba, sebbene in questo periodo la sua mente sia spesso annebbiata dall’alcol. E come lui la pensa il giovane ispettore Arcadipane, che quasi ogni notte lo recupera nelle osterie per rimetterlo in sesto e assicurarsi che il mattino dopo si presenti in questura. I due inseguono la verità muovendosi tra la livida e rugginosa cittadina dov’è avvenuto il fatto e la Torino dell’alta borghesia. Tra i segreti inconfessati di una certa provincia e i tentativi di depistaggio di chi vorrebbe mantenere privati i propri vizi. Un caso davvero complesso, la cui soluzione porterà Bramard e Arcadipane a fare i conti con tutte le sfumature della parola giustizia.
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Il dirigente di un grande gruppo industriale è in coma con un proiettile nella testa. Qualcuno col viso coperto da un passamontagna gli ha sparato a sangue freddo sul pianerottolo di casa. Sono cose che non capitano mai nella tranquilla provincia piemontese. È il 1987, Corso Bramard è commissario di polizia e Vincenzo Arcadipane è il suo braccio destro: un salto indietro nel tempo, all’origine di tutto ciò che ha reso unici e indimenticabili questi personaggi. Con “Requiem di provincia” Davide Longo scrive un affascinante romanzo dall’atmosfera inquieta. E senza mai rinunciare al suo misurato quanto irresistibile umorismo, tesse la trama di una vicenda imprevedibile, che sorprende fino all’ultima pagina. Eric Delarue, poco più di cinquant’anni, origini francesi, bello, istrionico, di successo, sposato con una donna ricca: un po’ per sfotterlo, un po’ per invidia, gli operai della fabbrica di cui era il responsabile lo chiamavano Julio, come Julio Iglesias di cui aveva l’irresistibile sorriso. Chi poteva odiare uno così al punto da sparargli sulla porta di casa? Un’indagine che parte in salita vista l’assenza di indizi e testimoni, fino a quando non arriva la rivendicazione di uno sconosciuto gruppo terroristico che sembra convincere le alte sfere della polizia e, soprattutto, i capi della società per cui Delarue lavorava, desiderosi di chiudere in fretta la faccenda. L’unico a non credere alla pista politica è il commissario Bramard, che nessuno prende sottogamba, sebbene in questo periodo la sua mente sia spesso annebbiata dall’alcol. E come lui la pensa il giovane ispettore Arcadipane, che quasi ogni notte lo recupera nelle osterie per rimetterlo in sesto e assicurarsi che il mattino dopo si presenti in questura. I due inseguono la verità muovendosi tra la livida e rugginosa cittadina dov’è avvenuto il fatto e la Torino dell’alta borghesia. Tra i segreti inconfessati di una certa provincia e i tentativi di depistaggio di chi vorrebbe mantenere privati i propri vizi. Un caso davvero complesso, la cui soluzione porterà Bramard e Arcadipane a fare i conti con tutte le sfumature della parola giustizia.
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Metropolis. StraStoria di una Milano (In)cosciente

15,00
Milano, un giorno come tanti altri. Anzi no, visto che nei posti più impensati dal terreno cominciano a spuntare all’improvviso dei mattoni che in breve si trasformano in veri e propri muri, bloccando la città e seminando progressivamente il panico. Che cosa sta succedendo? Se lo chiedono Denali, giovane impiegata che vive a Affori Nord, e Nino, ladro di appartamenti di Corvetto, sempre accompagnato dalla fedele cornacchia Rafe’ che gli fa da palo. Se lo chiedono l’Assessore, politico spregiudicato e arrogante, Teresio Dei, avvocato di basso cabotaggio e tante cause perse, e i membri della Congrega della Teppa, bizzarra loggia massonica che vorrebbe prendere il controllo della città. Se lo chiede anche Jonathan Thoughts, una figura misteriosa con poteri e conoscenze decisamente straordinari, che dice di essere stato chiamato a risolvere la situazione. Le loro strade si incrociano, insieme a quelle di molti altri personaggi, e si creano alleanze e contrapposizioni, in una corsa mozzafiato per decidere i destini di una metropoli che rischia di perdere definitivamente la propria anima. Metropolis è un romanzo caleidoscopico e fuori dagli schemi che mescola critica sociale, ironia e grottesco per raccontare la Milano di oggi con le sue fragilità, le sue ipocrisie, le sue contraddizioni. Andrea Ferrari e Francesco Gallone si sono cimentati nella stesura di un romanzo a puntate all’interno del format di narrazione condivisa StraStorie, ideato da Valeria Ravera e basato sull’interazione fra autori e lettori in fase di scrittura. Nell’arco di sei mesi, gli autori si sono confrontati con i lettori, invitati a contribuire con i loro suggerimenti per il prosieguo della storia, selezionando e rielaborandone gli spunti e inserendoli nella narrazione. Ferrari e Gallone sono stati affiancati in questa maratona creativa da Mauro Biagini, Barbara Cagni, Gino Cervi, Paola Varalli e Marina Visentin, che hanno scritto un capitolo/spunto a testa. Il romanzo è corredato dalle illustrazioni originali di GAL e basta.
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Metropolis. StraStoria di una Milano (In)cosciente

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Milano, un giorno come tanti altri. Anzi no, visto che nei posti più impensati dal terreno cominciano a spuntare all’improvviso dei mattoni che in breve si trasformano in veri e propri muri, bloccando la città e seminando progressivamente il panico. Che cosa sta succedendo? Se lo chiedono Denali, giovane impiegata che vive a Affori Nord, e Nino, ladro di appartamenti di Corvetto, sempre accompagnato dalla fedele cornacchia Rafe’ che gli fa da palo. Se lo chiedono l’Assessore, politico spregiudicato e arrogante, Teresio Dei, avvocato di basso cabotaggio e tante cause perse, e i membri della Congrega della Teppa, bizzarra loggia massonica che vorrebbe prendere il controllo della città. Se lo chiede anche Jonathan Thoughts, una figura misteriosa con poteri e conoscenze decisamente straordinari, che dice di essere stato chiamato a risolvere la situazione. Le loro strade si incrociano, insieme a quelle di molti altri personaggi, e si creano alleanze e contrapposizioni, in una corsa mozzafiato per decidere i destini di una metropoli che rischia di perdere definitivamente la propria anima. Metropolis è un romanzo caleidoscopico e fuori dagli schemi che mescola critica sociale, ironia e grottesco per raccontare la Milano di oggi con le sue fragilità, le sue ipocrisie, le sue contraddizioni. Andrea Ferrari e Francesco Gallone si sono cimentati nella stesura di un romanzo a puntate all’interno del format di narrazione condivisa StraStorie, ideato da Valeria Ravera e basato sull’interazione fra autori e lettori in fase di scrittura. Nell’arco di sei mesi, gli autori si sono confrontati con i lettori, invitati a contribuire con i loro suggerimenti per il prosieguo della storia, selezionando e rielaborandone gli spunti e inserendoli nella narrazione. Ferrari e Gallone sono stati affiancati in questa maratona creativa da Mauro Biagini, Barbara Cagni, Gino Cervi, Paola Varalli e Marina Visentin, che hanno scritto un capitolo/spunto a testa. Il romanzo è corredato dalle illustrazioni originali di GAL e basta.
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La sconosciuta di Porta Venezia

16,90
Milano, prima settimana di un agosto rovente. Il quartiere di Porta Venezia, solitamente così animato, è semideserto. A catturare l’attenzione di chi osa sfidare il caldo soffocante è un’affascinante sconosciuta, che si aggira per le strade avvolta da un alone di mistero. La sua improvvisa apparizione coincide con una sequenza di morti che insanguina la città, e non solo. Il primo a perdere la vita è Maurizio Del Fa, un affermato immobiliarista del lusso, investito una notte da un’automobile. Nel volgere di pochi giorni si susseguono altri decessi. Le cause non sono apparentemente riconducibili a circostanze criminose. Nel frattempo Delia, l’anziana e bizzarra magliaia di via Lecco con il “vizio” di improvvisarsi detective, è degente in ospedale a seguito di un intervento chirurgico. Ciascun visitatore, incalzato dalla sua fervida curiosità, la ragguaglia sugli eventi. Emerge che le vittime – chi nel presente, chi nel passato – sono tutte legate al microcosmo di Porta Venezia, di cui la magliaia conosce ogni segreto. Lei non crede al caso. È convinta che esista una sola mano assassina. Si confida con l’amico commissario Attilio Masini, ma il suo sospetto viene ritenuto da lui privo di fondamento. L’indagine è delicata, quasi impossibile. Eppure la magliaia Delia, dalla sua camera d’ospedale, riuscirà ancora una volta a risolvere l’enigma. E grazie al suo intuito e alla sua perseveranza, farà emergere una verità inattesa e agghiacciante.
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La sconosciuta di Porta Venezia

16,90
Milano, prima settimana di un agosto rovente. Il quartiere di Porta Venezia, solitamente così animato, è semideserto. A catturare l’attenzione di chi osa sfidare il caldo soffocante è un’affascinante sconosciuta, che si aggira per le strade avvolta da un alone di mistero. La sua improvvisa apparizione coincide con una sequenza di morti che insanguina la città, e non solo. Il primo a perdere la vita è Maurizio Del Fa, un affermato immobiliarista del lusso, investito una notte da un’automobile. Nel volgere di pochi giorni si susseguono altri decessi. Le cause non sono apparentemente riconducibili a circostanze criminose. Nel frattempo Delia, l’anziana e bizzarra magliaia di via Lecco con il “vizio” di improvvisarsi detective, è degente in ospedale a seguito di un intervento chirurgico. Ciascun visitatore, incalzato dalla sua fervida curiosità, la ragguaglia sugli eventi. Emerge che le vittime – chi nel presente, chi nel passato – sono tutte legate al microcosmo di Porta Venezia, di cui la magliaia conosce ogni segreto. Lei non crede al caso. È convinta che esista una sola mano assassina. Si confida con l’amico commissario Attilio Masini, ma il suo sospetto viene ritenuto da lui privo di fondamento. L’indagine è delicata, quasi impossibile. Eppure la magliaia Delia, dalla sua camera d’ospedale, riuscirà ancora una volta a risolvere l’enigma. E grazie al suo intuito e alla sua perseveranza, farà emergere una verità inattesa e agghiacciante.
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La barchetta di cristallo

15,00
Un misterioso oggetto di antiquariato; due uomini vittime di una maledizione; una escalation di eventi delittuosi a cui solo il Commissario De Vincenzi può mettere fine. Quando il cadavere di un ex capitano di lungo corso viene trovato nella sala di un ambiguo circolo culturale, è subito chiaro che l'unico in grado di sciogliere questo enigma sia il Commissario Carlo De Vincenzi. Pochi indizi, troppi indiziati: solo la fame di “anime” del Commissario può riuscire in una impresa apparentemente impossibile. E il quadro dell'indagine non migliora quando giunge la richiesta di autopsia su un altro cadavere: quello di un marchese, esponente della nobiltà meneghina. Cosa hanno a che fare le due morti misteriose? Cosa nasconde la rispettabile posizione dei testimoni e fino a che punto deve scavare De Vincenzi per tessere la tela che imbriglierà il vero colpevole? Come in una scatola cinese, ogni indizio diventa l'ingranaggio chiave per sbloccare una pista o una intuizione. Ma attenzione De Vincenzi, perché il trabocchetto è dietro l'angolo. Con la prefazione di Mauro Biagini.
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Un misterioso oggetto di antiquariato; due uomini vittime di una maledizione; una escalation di eventi delittuosi a cui solo il Commissario De Vincenzi può mettere fine. Quando il cadavere di un ex capitano di lungo corso viene trovato nella sala di un ambiguo circolo culturale, è subito chiaro che l'unico in grado di sciogliere questo enigma sia il Commissario Carlo De Vincenzi. Pochi indizi, troppi indiziati: solo la fame di “anime” del Commissario può riuscire in una impresa apparentemente impossibile. E il quadro dell'indagine non migliora quando giunge la richiesta di autopsia su un altro cadavere: quello di un marchese, esponente della nobiltà meneghina. Cosa hanno a che fare le due morti misteriose? Cosa nasconde la rispettabile posizione dei testimoni e fino a che punto deve scavare De Vincenzi per tessere la tela che imbriglierà il vero colpevole? Come in una scatola cinese, ogni indizio diventa l'ingranaggio chiave per sbloccare una pista o una intuizione. Ma attenzione De Vincenzi, perché il trabocchetto è dietro l'angolo. Con la prefazione di Mauro Biagini.
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Il codice dei sensi

18,00
Madrid. Alma Costa è un'ex agente speciale dell'Europol, con alle spalle un misterioso incidente che le ha danneggiato per sempre l'udito, permettendole di sviluppare una percezione alterata e profonda della realtà. Abbandonata dal corpo di polizia al quale apparteneva, viene richiamata in servizio per affiancare le indagini dell'ispettore Sabino Malanda. Il curatore d'arte Alejandro Sola è stato assassinato al Museo del Prado, uno dei centri espositivi più importanti e sorvegliati al mondo, durante una diretta streaming che avrebbe svelato la sua nuova performance: al pubblico si offre l'orrendo spettacolo, con il volto dell'uomo sfigurato e privato del naso. È solo l'inizio di una lunga serie di omicidi dietro ai quali si celano intrighi internazionali, esperimenti militari e piani sovversivi degni di un golpe. Al centro della furia di morte e sangue c'è un libro di un docente universitario intitolato "Oltre i sensi", nel quale si approfondisce il comportamento dei sensi nella psicologia della percezione seguendo un ordine analitico di cinque capitoli: Olfatto, Tatto, Gusto, Udito e Vista. Che legame c'è tra quelle pagine intrise di follia e gli omicidi? «L'occhio umano tende a non vedere le cose come stanno, la mente confonde ciò che vede» si ripete Alma Costa, divisa tra calcolo maniacale dei dettagli e puro istinto. Dovrà decifrare gli indizi che il killer lascia volutamente dietro di sé, in una gara crudele contro il tempo. Il primo romanzo di Giuseppe Bellini offre ai lettori un vorticoso ritmo cinematografico, ogni dettaglio trova la sua collocazione in un mosaico perverso dove il tragico passato dei protagonisti affiora con tutta la sua violenza.
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Il codice dei sensi

18,00
Madrid. Alma Costa è un'ex agente speciale dell'Europol, con alle spalle un misterioso incidente che le ha danneggiato per sempre l'udito, permettendole di sviluppare una percezione alterata e profonda della realtà. Abbandonata dal corpo di polizia al quale apparteneva, viene richiamata in servizio per affiancare le indagini dell'ispettore Sabino Malanda. Il curatore d'arte Alejandro Sola è stato assassinato al Museo del Prado, uno dei centri espositivi più importanti e sorvegliati al mondo, durante una diretta streaming che avrebbe svelato la sua nuova performance: al pubblico si offre l'orrendo spettacolo, con il volto dell'uomo sfigurato e privato del naso. È solo l'inizio di una lunga serie di omicidi dietro ai quali si celano intrighi internazionali, esperimenti militari e piani sovversivi degni di un golpe. Al centro della furia di morte e sangue c'è un libro di un docente universitario intitolato "Oltre i sensi", nel quale si approfondisce il comportamento dei sensi nella psicologia della percezione seguendo un ordine analitico di cinque capitoli: Olfatto, Tatto, Gusto, Udito e Vista. Che legame c'è tra quelle pagine intrise di follia e gli omicidi? «L'occhio umano tende a non vedere le cose come stanno, la mente confonde ciò che vede» si ripete Alma Costa, divisa tra calcolo maniacale dei dettagli e puro istinto. Dovrà decifrare gli indizi che il killer lascia volutamente dietro di sé, in una gara crudele contro il tempo. Il primo romanzo di Giuseppe Bellini offre ai lettori un vorticoso ritmo cinematografico, ogni dettaglio trova la sua collocazione in un mosaico perverso dove il tragico passato dei protagonisti affiora con tutta la sua violenza.
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L’educazione delle farfalle

23,00
La casa di legno brucia nel cuore della notte. Lingue di fuoco illuminano la vallata fra le montagne. Nel silenzio della neve che cade si sente solo il ruggito del fuoco. E quando la casa di legno crolla, restano soltanto i sussurri impauriti di chi è riuscito a fuggire in tempo. Ma qualcosa non è come dovrebbe essere. I conti non tornano. E il destino si rivela terribilmente crudele nei confronti di una madre: Serena. Se c’è una parola con cui Serena non avrebbe mai pensato di identificarsi è proprio la parola «madre». Lei è lo «squalo biondo», una broker agguerrita e di successo nel mondo dell’alta finanza. Lei è padrona del suo destino, e nessuno è suo padrone. Ma dopo l’incendio allo chalet tutto cambia, e Serena inizia a precipitare nel peggiore dei sogni. E se l’istinto materno che lei ha sempre negato fosse più forte del fuoco, del destino, di qualsiasi cosa nell’universo? E se davvero ci accorgessimo di amare profondamente qualcuno soltanto quando ci appare perduto per sempre? Questo non è semplicemente l’ultimo capolavoro di Donato Carrisi. Perché Serena non è un personaggio come gli altri, e questa non è una storia come le altre. Questo è un viaggio inarrestabile alla scoperta degli angoli più oscuri del nostro cuore e delle nostre paure, al termine del quale il nostro modo di vedere il mondo, semplicemente, non sarà più lo stesso.
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L’educazione delle farfalle

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La casa di legno brucia nel cuore della notte. Lingue di fuoco illuminano la vallata fra le montagne. Nel silenzio della neve che cade si sente solo il ruggito del fuoco. E quando la casa di legno crolla, restano soltanto i sussurri impauriti di chi è riuscito a fuggire in tempo. Ma qualcosa non è come dovrebbe essere. I conti non tornano. E il destino si rivela terribilmente crudele nei confronti di una madre: Serena. Se c’è una parola con cui Serena non avrebbe mai pensato di identificarsi è proprio la parola «madre». Lei è lo «squalo biondo», una broker agguerrita e di successo nel mondo dell’alta finanza. Lei è padrona del suo destino, e nessuno è suo padrone. Ma dopo l’incendio allo chalet tutto cambia, e Serena inizia a precipitare nel peggiore dei sogni. E se l’istinto materno che lei ha sempre negato fosse più forte del fuoco, del destino, di qualsiasi cosa nell’universo? E se davvero ci accorgessimo di amare profondamente qualcuno soltanto quando ci appare perduto per sempre? Questo non è semplicemente l’ultimo capolavoro di Donato Carrisi. Perché Serena non è un personaggio come gli altri, e questa non è una storia come le altre. Questo è un viaggio inarrestabile alla scoperta degli angoli più oscuri del nostro cuore e delle nostre paure, al termine del quale il nostro modo di vedere il mondo, semplicemente, non sarà più lo stesso.
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Le carte segrete della Serenissima

18,00
Venezia, giugno 1753. La sera del suo compleanno, dopo qualche bicchiere di troppo, il dottor Augusto Florian, ex medico al servizio dell'Inquisizione, trova il corpo di un uomo in fin di vita e intravede il suo assassino in fuga. Dopo aver cercato inutilmente di salvare il malcapitato, un farmacista che doveva fare una consegna al consolato inglese, Florian, con le mani sporche di sangue, viene arrestato dai Signori di Notte con l'accusa di omicidio. Alvise Geminiani, capo dell'Inquisizione, chiede a Marco Leon di indagare, ma quando vengono trovati altri due cadaveri, risulta evidente che dietro quegli omicidi c'è qualcosa di più grande di una semplice questione di denaro. E di questo Leon ha ulteriore conferma dopo aver scoperto da Lady Marion, la donna che ama, che il suo padrino, il console inglese, è nei guai. Ma cos'hanno in comune un semplice farmacista e un membro della nobiltà cittadina come il console? E perché un vecchio nemico della Repubblica, il Francese, è tornato in città? Quel che è certo è che per Leon non sarà semplice comporre i pezzi del mosaico e venire a capo dell'intrigo che potrebbe mettere in pericolo Lady Marion, e forse avere gravi conseguenze sul piano politico. Sullo sfondo delle calli veneziane, tra documenti segr
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Le carte segrete della Serenissima

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Venezia, giugno 1753. La sera del suo compleanno, dopo qualche bicchiere di troppo, il dottor Augusto Florian, ex medico al servizio dell'Inquisizione, trova il corpo di un uomo in fin di vita e intravede il suo assassino in fuga. Dopo aver cercato inutilmente di salvare il malcapitato, un farmacista che doveva fare una consegna al consolato inglese, Florian, con le mani sporche di sangue, viene arrestato dai Signori di Notte con l'accusa di omicidio. Alvise Geminiani, capo dell'Inquisizione, chiede a Marco Leon di indagare, ma quando vengono trovati altri due cadaveri, risulta evidente che dietro quegli omicidi c'è qualcosa di più grande di una semplice questione di denaro. E di questo Leon ha ulteriore conferma dopo aver scoperto da Lady Marion, la donna che ama, che il suo padrino, il console inglese, è nei guai. Ma cos'hanno in comune un semplice farmacista e un membro della nobiltà cittadina come il console? E perché un vecchio nemico della Repubblica, il Francese, è tornato in città? Quel che è certo è che per Leon non sarà semplice comporre i pezzi del mosaico e venire a capo dell'intrigo che potrebbe mettere in pericolo Lady Marion, e forse avere gravi conseguenze sul piano politico. Sullo sfondo delle calli veneziane, tra documenti segr
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