LIBRERIA DEL GIALLO E DEL FANTASTICO
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Quando viaggiare era un’arte

15,00
Nel Grand Tour, intrapreso per oltre due secoli da intellettuali e rampolli dell'aristocrazia europea, l'esperienza del viaggio diventa strumento di formazione. Si partiva per confrontarsi con l'ignoto, per «strofinare il proprio cervello contro quello degli altri», come diceva Montaigne, per conoscere le vestigia delle civiltà antiche. È della dimensione storica e letteraria del viaggio che trattano queste pagine, compresi gli aspetti materiali, tanto romanzeschi quanto misconosciuti, interrogandosi anche sul ruolo e il destino del viaggiatore nel mondo contemporaneo, quasi a verificarvi la perdila di un'affascinante occasione d'avventura intellettuale e di una nobilissima arte.
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Quando viaggiare era un’arte

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Nel Grand Tour, intrapreso per oltre due secoli da intellettuali e rampolli dell'aristocrazia europea, l'esperienza del viaggio diventa strumento di formazione. Si partiva per confrontarsi con l'ignoto, per «strofinare il proprio cervello contro quello degli altri», come diceva Montaigne, per conoscere le vestigia delle civiltà antiche. È della dimensione storica e letteraria del viaggio che trattano queste pagine, compresi gli aspetti materiali, tanto romanzeschi quanto misconosciuti, interrogandosi anche sul ruolo e il destino del viaggiatore nel mondo contemporaneo, quasi a verificarvi la perdila di un'affascinante occasione d'avventura intellettuale e di una nobilissima arte.
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Sex work is work

6,00
Il lavoro sessuale è un lavoro, e in quanto tale deve prevedere tutele e diritti per le persone che lo esercitano. Il dibattito attorno a questo vero e proprio tabù culturale è da sempre incentrato su polemiche paternaliste e moraleggianti, che non fanno altro che ostacolare la quotidianità di chi fa questo lavoro. Questo libro vuole essere un piccolo contributo in direzione della normalizzazione del lavoro sessuale e della lotta contro lo stigma che colpisce tutte le persone coinvolte nel sex work. È necessario ribaltare le narrazioni normalmente utilizzate dai media e superare i luoghi comuni per cambiare l'immaginario su questo mondo.
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Il lavoro sessuale è un lavoro, e in quanto tale deve prevedere tutele e diritti per le persone che lo esercitano. Il dibattito attorno a questo vero e proprio tabù culturale è da sempre incentrato su polemiche paternaliste e moraleggianti, che non fanno altro che ostacolare la quotidianità di chi fa questo lavoro. Questo libro vuole essere un piccolo contributo in direzione della normalizzazione del lavoro sessuale e della lotta contro lo stigma che colpisce tutte le persone coinvolte nel sex work. È necessario ribaltare le narrazioni normalmente utilizzate dai media e superare i luoghi comuni per cambiare l'immaginario su questo mondo.
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Milano vista dal cielo vol. 2

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Stai zitta

13,00
Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un'ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.
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Stai zitta

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Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un'ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.
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Il codice delle creature estinte. L’opera perduta del dottor Spencer Black

20,00
La straordinaria biografia di un visionario. Una galleria anatomica oscura e meravigliosa. «Questo libro è una gradita aggiunta per ogni scaffale dedicato al dark fantasy, con le sue splendide tavole anatomiche e l'appassionante racconto della discesa di un uomo nella perversità» – Publishers Weekly Philadelphia, fine Ottocento. Tra le aule di chirurgia dell'università, i tendoni di una fiera itinerante e le fosse appena scavate dei cimiteri si aggira il controverso scienziato Spencer Black. Figlio di un celebre anatomista, Black si forma presso la prestigiosa Accademia di medicina, dove sviluppa un'insolita teoria: le più famose creature mitologiche della storia, come sirene, minotauri e arpie, non sarebbero altro che gli antenati evolutivi della razza umana. «Il codice delle creature estinte» contiene due straordinarie opere in una. La prima è costituita dalla biografia immaginaria del dottor Spencer Black, a partire dall'infanzia trascorsa a riesumare cadaveri, passando per l'apprendistato in medicina e i viaggi al seguito di un circo, fino alla misteriosa scomparsa sulla soglia della vecchiaia. La seconda è il capolavoro di Black, il «Codex Extinctorum Animalium», uno studio sugli animali leggendari – draghi, centauri, fauni e altri ancora – tutti rappresentati attraverso dettagliate tavole anatomiche. Basterà osservare una di queste illustrazioni per rendersi conto che si tratta dell'opera di un folle. Questo libro racconta la sua storia.
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Il codice delle creature estinte. L’opera perduta del dottor Spencer Black

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La straordinaria biografia di un visionario. Una galleria anatomica oscura e meravigliosa. «Questo libro è una gradita aggiunta per ogni scaffale dedicato al dark fantasy, con le sue splendide tavole anatomiche e l'appassionante racconto della discesa di un uomo nella perversità» – Publishers Weekly Philadelphia, fine Ottocento. Tra le aule di chirurgia dell'università, i tendoni di una fiera itinerante e le fosse appena scavate dei cimiteri si aggira il controverso scienziato Spencer Black. Figlio di un celebre anatomista, Black si forma presso la prestigiosa Accademia di medicina, dove sviluppa un'insolita teoria: le più famose creature mitologiche della storia, come sirene, minotauri e arpie, non sarebbero altro che gli antenati evolutivi della razza umana. «Il codice delle creature estinte» contiene due straordinarie opere in una. La prima è costituita dalla biografia immaginaria del dottor Spencer Black, a partire dall'infanzia trascorsa a riesumare cadaveri, passando per l'apprendistato in medicina e i viaggi al seguito di un circo, fino alla misteriosa scomparsa sulla soglia della vecchiaia. La seconda è il capolavoro di Black, il «Codex Extinctorum Animalium», uno studio sugli animali leggendari – draghi, centauri, fauni e altri ancora – tutti rappresentati attraverso dettagliate tavole anatomiche. Basterà osservare una di queste illustrazioni per rendersi conto che si tratta dell'opera di un folle. Questo libro racconta la sua storia.
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Il codice delle creature estinte. L’opera perduta del dottor Spencer Black

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La straordinaria biografia di un visionario. Una galleria anatomica oscura e meravigliosa. «Questo libro è una gradita aggiunta per ogni scaffale dedicato al dark fantasy, con le sue splendide tavole anatomiche e l'appassionante racconto della discesa di un uomo nella perversità» – Publishers Weekly Philadelphia, fine Ottocento. Tra le aule di chirurgia dell'università, i tendoni di una fiera itinerante e le fosse appena scavate dei cimiteri si aggira il controverso scienziato Spencer Black. Figlio di un celebre anatomista, Black si forma presso la prestigiosa Accademia di medicina, dove sviluppa un'insolita teoria: le più famose creature mitologiche della storia, come sirene, minotauri e arpie, non sarebbero altro che gli antenati evolutivi della razza umana. «Il codice delle creature estinte» contiene due straordinarie opere in una. La prima è costituita dalla biografia immaginaria del dottor Spencer Black, a partire dall'infanzia trascorsa a riesumare cadaveri, passando per l'apprendistato in medicina e i viaggi al seguito di un circo, fino alla misteriosa scomparsa sulla soglia della vecchiaia. La seconda è il capolavoro di Black, il «Codex Extinctorum Animalium», uno studio sugli animali leggendari – draghi, centauri, fauni e altri ancora – tutti rappresentati attraverso dettagliate tavole anatomiche. Basterà osservare una di queste illustrazioni per rendersi conto che si tratta dell'opera di un folle. Questo libro racconta la sua storia.
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Il codice delle creature estinte. L’opera perduta del dottor Spencer Black

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La straordinaria biografia di un visionario. Una galleria anatomica oscura e meravigliosa. «Questo libro è una gradita aggiunta per ogni scaffale dedicato al dark fantasy, con le sue splendide tavole anatomiche e l'appassionante racconto della discesa di un uomo nella perversità» – Publishers Weekly Philadelphia, fine Ottocento. Tra le aule di chirurgia dell'università, i tendoni di una fiera itinerante e le fosse appena scavate dei cimiteri si aggira il controverso scienziato Spencer Black. Figlio di un celebre anatomista, Black si forma presso la prestigiosa Accademia di medicina, dove sviluppa un'insolita teoria: le più famose creature mitologiche della storia, come sirene, minotauri e arpie, non sarebbero altro che gli antenati evolutivi della razza umana. «Il codice delle creature estinte» contiene due straordinarie opere in una. La prima è costituita dalla biografia immaginaria del dottor Spencer Black, a partire dall'infanzia trascorsa a riesumare cadaveri, passando per l'apprendistato in medicina e i viaggi al seguito di un circo, fino alla misteriosa scomparsa sulla soglia della vecchiaia. La seconda è il capolavoro di Black, il «Codex Extinctorum Animalium», uno studio sugli animali leggendari – draghi, centauri, fauni e altri ancora – tutti rappresentati attraverso dettagliate tavole anatomiche. Basterà osservare una di queste illustrazioni per rendersi conto che si tratta dell'opera di un folle. Questo libro racconta la sua storia.
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Il pastore d’Islanda

15,00
Il Natale può essere festeggiato in tanti modi, ma Benedikt ne ha uno tutto suo: ogni anno la prima domenica d’Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite tra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi. Nessuno osa sfidare il buio e il gelo dell’inverno islandese per accompagnarlo nella rischiosa missione, o meglio nessun uomo, perché Benedikt può sempre contare sull’aiuto dei suoi due amici più fedeli: il cane Leó e il montone Roccia. Comincia così il viaggio dell’inseparabile terzetto, la «santa trinità», come li chiamano in paese, attraverso l’immenso deserto bianco, contro la furia della tormenta che morde le membra e inghiotte i contorni del mondo, cancellando ogni certezza e ogni confine tra la terra e il cielo. È qui che Benedikt si sente al suo posto, tra i monti dove col tempo ha sepolto i suoi sogni insieme alla paura della morte e della vita, nella solitudine che è in realtà «la condizione stessa dell’esistenza», con il compito cui non può sottrarsi e che porta avanti fiducioso, costi quel costi, in un continuo confronto con gli elementi e con se stesso, per riconquistare un senso alla dimensione umana. Nella sua semplicità evocativa, Il pastore d’Islanda è il racconto di un’avventura che diventa parabola universale, un gioiello poetico che si interroga sui valori essenziali dell’uomo, un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi. Esce per la prima volta in Italia un classico della letteratura nordica che ha fatto il giro del mondo e sembra aver ispirato Hemingway per "Il vecchio e il mare", considerato in Islanda il vero canto di Natale.
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Il pastore d’Islanda

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Il Natale può essere festeggiato in tanti modi, ma Benedikt ne ha uno tutto suo: ogni anno la prima domenica d’Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite tra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi. Nessuno osa sfidare il buio e il gelo dell’inverno islandese per accompagnarlo nella rischiosa missione, o meglio nessun uomo, perché Benedikt può sempre contare sull’aiuto dei suoi due amici più fedeli: il cane Leó e il montone Roccia. Comincia così il viaggio dell’inseparabile terzetto, la «santa trinità», come li chiamano in paese, attraverso l’immenso deserto bianco, contro la furia della tormenta che morde le membra e inghiotte i contorni del mondo, cancellando ogni certezza e ogni confine tra la terra e il cielo. È qui che Benedikt si sente al suo posto, tra i monti dove col tempo ha sepolto i suoi sogni insieme alla paura della morte e della vita, nella solitudine che è in realtà «la condizione stessa dell’esistenza», con il compito cui non può sottrarsi e che porta avanti fiducioso, costi quel costi, in un continuo confronto con gli elementi e con se stesso, per riconquistare un senso alla dimensione umana. Nella sua semplicità evocativa, Il pastore d’Islanda è il racconto di un’avventura che diventa parabola universale, un gioiello poetico che si interroga sui valori essenziali dell’uomo, un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi. Esce per la prima volta in Italia un classico della letteratura nordica che ha fatto il giro del mondo e sembra aver ispirato Hemingway per "Il vecchio e il mare", considerato in Islanda il vero canto di Natale.
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Fiabe islandesi

16,00
L'incanto del c'era una volta nelle più remote terre del Nord. «Che belle le fiabe iperboree venute dal grande freddo!» - La Repubblica «Ho divorato due corvi, due topolini, dodici puledri, tredici vitelli, un uomo, un cane, un bastone e cento pecore, ma potrei divorare anche voi!»
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Fiabe islandesi

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L'incanto del c'era una volta nelle più remote terre del Nord. «Che belle le fiabe iperboree venute dal grande freddo!» - La Repubblica «Ho divorato due corvi, due topolini, dodici puledri, tredici vitelli, un uomo, un cane, un bastone e cento pecore, ma potrei divorare anche voi!»
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Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita

14,00
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Vinicio Capossela – Bestiario d’Amore

22,60
Edizione in CD + Booklet 32 pag. Dopo un anno di rappresentazioni live legate al suo ultimo album “Ballate per uomini e bestie” (La Cùpa/Warner, Targa Tenco 2019 come miglior album in assoluto), il 2020 vedrà Vinicio Capossela in scena con “Bestiario d’Amore”: concerto intimo e narrativo a soggetto amoroso e bestiale, un excursus lungo la vasta produzione del cantautore nell’anno del trentesimo anniversario della sua carriera. Il debutto è previsto il 14 febbraio, giorno dedicato al santo e martire Valentino, protettore degli innamorati, sotto le volte gotiche e gli animali in pietra della Union Chapel di Londra. Nella stessa data sarà disponibile nei negozi di dischi e sulle piattaforme digitali l’ultima e mirabolante impresa discografica del cantautore intitolata, per l’appunto, “Bestiario d’amore”. Non si tratta di un vero e proprio album ma di una piccola opera composta di 4 brani di ambientazione trobadorica che conclude il viaggio nel medioevo fantastico di “Ballate per uomini e bestie” affrontando l’ultimo e il più grande dei misteri della natura umana: l’amore. Per scavare all’interno di un tema tanto complesso Capossela ha preso ispirazione dal componimento letterario di un erudito del milleduecento, Richart de Fornival, che crea il suo bestiario d’amore attraverso una originalissima e brillante combinazione tra le favolose descrizioni naturalistiche dei Bestiari medievali e la fenomenologia dei comportamenti amorosi. Da questo testo è stato ricavato un poema musicale illustrato, vestito con orchestra sinfonica. E proprio da un’orchestra prenderanno il via, dal 22 febbraio, le prime tre tappe del tour italiano (Taranto, Fasano e San Severo) che vedranno Capossela accompagnato dall’orchestra ICO Magna Grecia diretta dal M° Stefano Nanni. Note dell’autore sul disco: L’Amore apre i cancelli allo zoo interiore che ci portiamo dentro. Attiva in noi il lupo, il coccodrillo e la sirena, ci rende parenti stretti del licantropo, del corvo e dell’asino selvaggio, ci rende credibili la fenice e l’unicorno. Insomma mette in moto e rivela un intero bestiario d’amore, perché l’innamorato è un mostro, sopraffatto dalla necessità di mostrarsi. Mostrare il proprio stato o nasconderlo, abitare l’incantesimo o romperlo, abbracciare la trasformazione o respingerla sono soltanto alcuni piccoli casi degli smisurati quesiti che lo stato febbrile pone. Non potendo evitare l’amore lo celebreremo quindi in forma di bestiario usando tutte le allegorie che la natura animale offre. Per iniziare, ci rivolgeremo a una lettera scritta da un erudito del milleduecento, Richart de Fornival, e al suo bestiario d’amore. - Vinicio Capossela
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Vinicio Capossela – Bestiario d’Amore

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Edizione in CD + Booklet 32 pag. Dopo un anno di rappresentazioni live legate al suo ultimo album “Ballate per uomini e bestie” (La Cùpa/Warner, Targa Tenco 2019 come miglior album in assoluto), il 2020 vedrà Vinicio Capossela in scena con “Bestiario d’Amore”: concerto intimo e narrativo a soggetto amoroso e bestiale, un excursus lungo la vasta produzione del cantautore nell’anno del trentesimo anniversario della sua carriera. Il debutto è previsto il 14 febbraio, giorno dedicato al santo e martire Valentino, protettore degli innamorati, sotto le volte gotiche e gli animali in pietra della Union Chapel di Londra. Nella stessa data sarà disponibile nei negozi di dischi e sulle piattaforme digitali l’ultima e mirabolante impresa discografica del cantautore intitolata, per l’appunto, “Bestiario d’amore”. Non si tratta di un vero e proprio album ma di una piccola opera composta di 4 brani di ambientazione trobadorica che conclude il viaggio nel medioevo fantastico di “Ballate per uomini e bestie” affrontando l’ultimo e il più grande dei misteri della natura umana: l’amore. Per scavare all’interno di un tema tanto complesso Capossela ha preso ispirazione dal componimento letterario di un erudito del milleduecento, Richart de Fornival, che crea il suo bestiario d’amore attraverso una originalissima e brillante combinazione tra le favolose descrizioni naturalistiche dei Bestiari medievali e la fenomenologia dei comportamenti amorosi. Da questo testo è stato ricavato un poema musicale illustrato, vestito con orchestra sinfonica. E proprio da un’orchestra prenderanno il via, dal 22 febbraio, le prime tre tappe del tour italiano (Taranto, Fasano e San Severo) che vedranno Capossela accompagnato dall’orchestra ICO Magna Grecia diretta dal M° Stefano Nanni. Note dell’autore sul disco: L’Amore apre i cancelli allo zoo interiore che ci portiamo dentro. Attiva in noi il lupo, il coccodrillo e la sirena, ci rende parenti stretti del licantropo, del corvo e dell’asino selvaggio, ci rende credibili la fenice e l’unicorno. Insomma mette in moto e rivela un intero bestiario d’amore, perché l’innamorato è un mostro, sopraffatto dalla necessità di mostrarsi. Mostrare il proprio stato o nasconderlo, abitare l’incantesimo o romperlo, abbracciare la trasformazione o respingerla sono soltanto alcuni piccoli casi degli smisurati quesiti che lo stato febbrile pone. Non potendo evitare l’amore lo celebreremo quindi in forma di bestiario usando tutte le allegorie che la natura animale offre. Per iniziare, ci rivolgeremo a una lettera scritta da un erudito del milleduecento, Richart de Fornival, e al suo bestiario d’amore. - Vinicio Capossela
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La pianta del mondo

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L’Odissea raccontata da Penelope

16,00
L'Odissea raccontata, per quadri, in prima persona dalla voce delle protagoniste. Un curioso e riuscito alternarsi di punti di vista che fa vibrare di nuova vita un classico immortale, rendendolo accessibile a un pubblico più vasto e combinando spessore narrativo, valore didattico, e uno sguardo universale sulla varietà e sulla verità dei sentimenti. C'è Calipso che deve lasciar andare Ulisse sebbene ne sia innamorata, c'è Nausicaa seduttrice immatura ma pericolosamente potente, c'è Circe dominatrice che disprezza gli uomini ma allo stesso tempo ne ha bisogno, ci sono le Sirene incantatrici e distruttrici, c'è Euriclea la nutrice e naturalmente Penelope la sposa in attesa. Ciascuna narra la sua parte della celebre epica, portando il proprio, inedito, punto di vista e ribaltando la prospettiva unica dell'eroe maschile nella polifonia del femminile. E tra l'una e l'altra donna parla Atena, "dea ex machina", che sprona sia Telemaco sia Ulisse a fare ciò che devono: la voce della grande donna dietro ogni grande uomo.
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L’Odissea raccontata da Penelope

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L'Odissea raccontata, per quadri, in prima persona dalla voce delle protagoniste. Un curioso e riuscito alternarsi di punti di vista che fa vibrare di nuova vita un classico immortale, rendendolo accessibile a un pubblico più vasto e combinando spessore narrativo, valore didattico, e uno sguardo universale sulla varietà e sulla verità dei sentimenti. C'è Calipso che deve lasciar andare Ulisse sebbene ne sia innamorata, c'è Nausicaa seduttrice immatura ma pericolosamente potente, c'è Circe dominatrice che disprezza gli uomini ma allo stesso tempo ne ha bisogno, ci sono le Sirene incantatrici e distruttrici, c'è Euriclea la nutrice e naturalmente Penelope la sposa in attesa. Ciascuna narra la sua parte della celebre epica, portando il proprio, inedito, punto di vista e ribaltando la prospettiva unica dell'eroe maschile nella polifonia del femminile. E tra l'una e l'altra donna parla Atena, "dea ex machina", che sprona sia Telemaco sia Ulisse a fare ciò che devono: la voce della grande donna dietro ogni grande uomo.
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Il ragazzo di via Padova. Vita avventurosa di Jess il bandito

14,90
di Arnaldo Gesmundo, Matteo Speroni Arnaldo Gesmundo, classe 1930, milanese di via Padova, è stato uno dei sette componenti del commando di rapinatori che il 27 febbraio 1958 a Milano assaltò un furgone portavalori in via Osoppo, un colpo passato alla storia come "la rapina del secolo". Arnaldo, soprannominato dalla stampa Jess il bandito, non ha vissuto solo quell'esperienza, la sua esistenza è impregnata di avventura e storia, 50 anni di cronaca italiana e di "etica criminale". Jess si racconta in questa biografia, scritta a quattro mani con Matteo Speroni, autore milanese da sempre attento alla storie provenienti dai quartieri più periferici e vivi della città. Arnaldo, oggi un tranquillo pensionato, ricostruisce la sua vita come metafora di una generazione perduta, dalla Milano popolare degli anni bui del fascismo, all'immediato secondo dopoguerra con via Padova come paradigma sociale di quell'epoca e della città in continuo mutamento. La vita di strada, la vecchia mala milanese, la violenza cruda della guerra, dal rito iniziatico della fuga giovanile a Marsiglia, altro luogo simbolo, alla voglia di rivalsa dei primi furti, fino agli spettacolari assalti alle fortezze del danaro, banche e furgoni portavalori, la sua specialità. Una parte dell'opera ripercorre le terribili vicende di cui fu diretto protagonista nelle galere di tutta Italia dagli anni del boom economico fino alle rivolte carcerarie degli anni settanta. Prefazione di Antonio Di Bella.
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Il ragazzo di via Padova. Vita avventurosa di Jess il bandito

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di Arnaldo Gesmundo, Matteo Speroni Arnaldo Gesmundo, classe 1930, milanese di via Padova, è stato uno dei sette componenti del commando di rapinatori che il 27 febbraio 1958 a Milano assaltò un furgone portavalori in via Osoppo, un colpo passato alla storia come "la rapina del secolo". Arnaldo, soprannominato dalla stampa Jess il bandito, non ha vissuto solo quell'esperienza, la sua esistenza è impregnata di avventura e storia, 50 anni di cronaca italiana e di "etica criminale". Jess si racconta in questa biografia, scritta a quattro mani con Matteo Speroni, autore milanese da sempre attento alla storie provenienti dai quartieri più periferici e vivi della città. Arnaldo, oggi un tranquillo pensionato, ricostruisce la sua vita come metafora di una generazione perduta, dalla Milano popolare degli anni bui del fascismo, all'immediato secondo dopoguerra con via Padova come paradigma sociale di quell'epoca e della città in continuo mutamento. La vita di strada, la vecchia mala milanese, la violenza cruda della guerra, dal rito iniziatico della fuga giovanile a Marsiglia, altro luogo simbolo, alla voglia di rivalsa dei primi furti, fino agli spettacolari assalti alle fortezze del danaro, banche e furgoni portavalori, la sua specialità. Una parte dell'opera ripercorre le terribili vicende di cui fu diretto protagonista nelle galere di tutta Italia dagli anni del boom economico fino alle rivolte carcerarie degli anni settanta. Prefazione di Antonio Di Bella.
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Amok. Le stragi dell’odio

19,50
di Carlo Lucarelli, Massimo Picozzi La sera del 1º ottobre 2017, dalla finestra di un albergo di Las Vegas, Stephen Paddock apre il fuoco sulla folla che assiste a un concerto di musica country, uccidendo cinquantotto persone e ferendone più di cinquecento. È il più terribile omicidio di massa commesso da un solo uomo nella storia degli Stati Uniti. Quelli come Paddock li chiamano rampage killers, dove rampage sta per «furia improvvisa, esplosione di odio letale». Sono assassini che uccidono più persone insieme, spesso in luoghi pubblici, sul posto di lavoro, nelle scuole, e in un singolo tragico evento, in preda a una follia omicida che trascina con sé la vita di vittime innocenti. La stessa violenza cieca raccontata dai primi esploratori del Sudest Asiatico, quando nelle loro cronache descrivevano i casi di giovani indemoniati che all'improvviso, e senza apparente ragione, iniziavano a correre e a gridare «Amok! Amok! Amok!», tentando di ammazzare tutti coloro che incontravano, amici, parenti o animali che fossero. Oggi, però, dietro quel che sembra il gesto di uno squilibrato si celano spesso deliranti motivazioni di natura religiosa, politica, razziale. E il filo conduttore è sempre uno: l'odio contro qualcuno o qualcosa. Un odio che lentamente cresce, di volta in volta si alimenta dei pregiudizi legati al sesso, all'etnia, alla lingua, alla nazionalità, all'aspetto fisico, alla religione, all'identità di genere, e d'improvviso erompe, dando origine alla carneficina. Alternando i profili e le storie dei killer protagonisti di delitti efferati all'analisi dei meccanismi psicologici, culturali e sociali che ne hanno condizionato il comportamento, Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi in queste pagine allargano via via il loro campo d'indagine sul crimine e, dai massacri nelle università ai femminicidi, dagli attacchi kamikaze agli episodi di cyberbullismo, dagli attentati omofobi alle aggressioni a sfondo razzista, tracciano i contorni delle nuove stragi dell'odio.
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Amok. Le stragi dell’odio

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di Carlo Lucarelli, Massimo Picozzi La sera del 1º ottobre 2017, dalla finestra di un albergo di Las Vegas, Stephen Paddock apre il fuoco sulla folla che assiste a un concerto di musica country, uccidendo cinquantotto persone e ferendone più di cinquecento. È il più terribile omicidio di massa commesso da un solo uomo nella storia degli Stati Uniti. Quelli come Paddock li chiamano rampage killers, dove rampage sta per «furia improvvisa, esplosione di odio letale». Sono assassini che uccidono più persone insieme, spesso in luoghi pubblici, sul posto di lavoro, nelle scuole, e in un singolo tragico evento, in preda a una follia omicida che trascina con sé la vita di vittime innocenti. La stessa violenza cieca raccontata dai primi esploratori del Sudest Asiatico, quando nelle loro cronache descrivevano i casi di giovani indemoniati che all'improvviso, e senza apparente ragione, iniziavano a correre e a gridare «Amok! Amok! Amok!», tentando di ammazzare tutti coloro che incontravano, amici, parenti o animali che fossero. Oggi, però, dietro quel che sembra il gesto di uno squilibrato si celano spesso deliranti motivazioni di natura religiosa, politica, razziale. E il filo conduttore è sempre uno: l'odio contro qualcuno o qualcosa. Un odio che lentamente cresce, di volta in volta si alimenta dei pregiudizi legati al sesso, all'etnia, alla lingua, alla nazionalità, all'aspetto fisico, alla religione, all'identità di genere, e d'improvviso erompe, dando origine alla carneficina. Alternando i profili e le storie dei killer protagonisti di delitti efferati all'analisi dei meccanismi psicologici, culturali e sociali che ne hanno condizionato il comportamento, Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi in queste pagine allargano via via il loro campo d'indagine sul crimine e, dai massacri nelle università ai femminicidi, dagli attacchi kamikaze agli episodi di cyberbullismo, dagli attentati omofobi alle aggressioni a sfondo razzista, tracciano i contorni delle nuove stragi dell'odio.
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